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Imprenditore nella morsa degli usurai - Gazzetta di Reggio 3 novembre 2017
di Adriano Arati
CASALGRANDE - Un sostegno economico a un imprenditore casalgrandese vittima di usura e ora testimone di giustizia. Lo metterà a disposizione la Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati, creata nel 2004 dalla Regione con gli enti locali per sostenere persone in difficoltà economiche per le conseguenze di crimini da loro subiti.Anche un abitante di Casalgrande, un imprenditore rimasto impigliato in una crisi finanziaria e poi finito in un giro di usura legato alla 'ndrangheta, potrà dunque usufruirne grazie al lavoro del Comune e dell'associazione reggiana Papa Giovanni XXIII. Il sindaco Alberto Vaccari ha infatti chiesto un sostegno alla fondazione, che ha risposto confermando il supporto monetario: anche se il reato di usura non è fra quelli considerati prioritari per la fondazione, in questo caso è stata premiata la volontà dell'uomo di testimoniare e di collaborare con la giustizia. L'importo economico e l'identità dell'imprenditore sono riservati anche per motivi di sicurezza: «Posso garantire che è significativo per chi si trova, suo malgrado, in difficoltà per le esigenze quotidiane», assicura Vaccari. La vicenda si lega con l'attualità reggiana degli ultimi anni e con l'inchiesta Aemilia sulla presenza mafiosa, in particolare della 'ndrangheta calabrese, nella nostra provincia. Fra gli arrestati, anche persone che operavano come usurai forti della copertura economica e della forza di "persuasione" dell'organizzazione. Ora si trovano in carcere, catturati durante le ripetute operazioni partite nel 2015. La vicenda è cominciata come tante altre in questi anni di forti difficoltà economiche: «Un nostro concittadino, imprenditore, ha avuto la malaugurata idea di rivolgersi a canali poco limpidi, per ottenere liquidità e tentare di rimediare ad una situazione difficile -, racconta il sindaco -. I personaggi a cui si è rivolto, residenti e operanti nelle zone dell'indagine Aemilia, si sono poi rivelati veri e propri usurai, affiliati al crimine organizzato».Ciò che è successo dopo segue un copione purtroppo usuale: «Il debito iniziale esplode e diventa, a un certo punto, non più affrontabile. Solo a questo punto, forse in modo tardivo, il nostro concittadino decide di rivolgersi alle istituzioni». È la svolta: «Qui tutti hanno fatto il proprio dovere: la magistratura ha indagato e le forze dell'ordine hanno arrestato i colpevoli che sono ad oggi in carcere».L'uomo ora cercherà di riavere i soldi pagati e allo stesso tempo deve pensare alla sopravvivenza quotidiana, problema non certo secondario. Qui arriva l'intervento della fondazione sollecitata dal Comune. «Se sarà impossibile recuperare tutto quanto versato agli usurai, è però importante che il testimone di giustizia, ossia colui che riferisce informazioni rilevanti per le indagini, sia tutelato e aiutato nel suo percorso di ripresa di una vita sicura e dignitosa», sottolinea infine Vaccari.
RASSEGNA STAMPA
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