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PERSEVERANCE

LA RASSEGNA STAMPA

venerdì 12 marzo 2021 - scatta l'operazione

'Ndrangheta, operazione "Perseverance" contro le cosche in Emilia

Gazzetta del Sud - 12 marzo 2021

Operazione congiunta contro la 'ndrangheta di polizia e i carabinieri che hanno effettuato 35 perquisizioni nelle province di Reggio Emilia, Modena, Ancona, Parma, Crotone, Milano, Prato, Pistoia e Latina, eseguendo 10 misure cautelari personali (sette custodie in carcere, due arresti domiciliari ed una misura interdittiva).

I provvedimenti sono stati emessi dal gip del Tribunale di Bologna Alberto Ziroldi, su richiesta della Procura-Direzione Distrettuale Antimafia, sulla base di due filoni investigativi coordinati dai Procuratore Giuseppe Amato e Beatrice Ronchi e che complessivamente vedono indagati 29 cittadini italiani.

L’indagine è incentrata sull’organizzazione del gruppo emiliano, storicamente legato alla cosca Grande Aracri di Cutro, ma che agiva in autonomia, con “enorme capacità di infiltrazione nei settori centrali della economia e della vita civile”, come sottolineano gli inquirenti.

Al centro dell’inchiesta ‘Perseverance’ ci sono esponenti di famiglie già colpite dall’operazione 'Aemilia', storico processo contro la ‘ndrangheta in Emilia-Romagna, che erano ancora in libertà. Si tratta nello specifico di  Giuseppe Sarcone Grande, fratello di Nicolino, Gianluigi e Carmine, già arrestati e condannati come esponenti della ‘ndrangheta emiliana e Salvatore Muto, fratello di Luigi e di Antonio.

Mafia e riciclaggio di denaro, 9 arresti. Perquisizioni a Crotone - I NOMI

Gazzetta del Sud - 12 marzo 2021

I carabinieri stanno eseguendo anche 35 perquisizioni in molte province d'Italia.

Dalle prime ore dell’alba, la polizia di Reggio Emilia e il comando provinciale dei carabinieri di Modena stanno eseguendo 10 misure cautelari personali, (7 custodie in carcere, 2 arresti domiciliari e una misura interdittiva), nell’ambito dell’operazione “Perseverance” nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti gravemente indiziati di reati di associazione di tipo mafioso, finalizzata, tra l’altro, all’estorsione e al trasferimento fraudolento di valori mediante l’attribuzione fittizia della titolarità o disponibilità di denaro, beni o altre utilità, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, ovvero di agevolare la commissione degli illeciti di riciclaggio e di reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, anche tramite falsità ideologiche in atti pubblici commesse da pubblici ufficiali e da privati.

In questo contesto operativo, i poliziotti e i carabinieri stanno eseguendo anche 35 perquisizioni nelle province di Reggio Emilia, Modena, Ancona, Parma, Crotone, Milano, Prato, Pistoia e Latina. I provvedimenti sono stati emessi dal gip presso il tribunale di Bologna, su richiesta della procura della Repubblica di Bologna - Direzione distrettuale antimafia, sulla base degli esiti delle risultanze di due filoni e che complessivamente vedono indagati 29 cittadini italiani.

I nomi degli arrestati

Gli arresti in carcere sono scattati per Giuseppe Sarcone Grande (60 anni di Cutro, residente a Reggio Emilia); Domenico Cordua (44 anni di Cutro); Giuseppe Friyo (43 anni di Sala Baganza); Salvatore Muto (36 anni di Cutro ma residente a Reggio Emilia); Giuseppe Caso (43 anni di Torre Annunziata ma residente in Emilia); Alberto Arboresi (47 anni di Modena) e Genoveffa Coluciello (56 anni di Modena).

Sono stati invece disposti i domiciliari per Mauro Coriani (62 anni di Reggio Emilia) e Maddalena Santoro (40 anni di Parma); il commercialista Alessandro Sicuri (49 anni di Parma); è stato a sua volta raggiunto da un provvedimento che gli vieta per un anno di esercitare la professione di commercialista e revisore contabile.

Ndrangheta a Reggio Emilia, nuovo colpo ai clan Sarcone e Muto: 9 arresti per riciclaggio ed estorsioni in diverse province

Gazzetta di Reggio - di Enrico Lorenzo Tidona - 12 marzo 2021

Gli indagati sono 29. I poliziotti ed i carabinieri stanno eseguendo altresì 35 perquisizioni nelle province di Reggio Emilia, Modena, Ancona, Parma, Crotone, Milano, Prato, Pistoia e Latina. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip presso il Tribunale di Bologna, su richiesta della Dda.

Erano in libertà e operavano in nome e per conto dei capifamiglia finiti in carcere dopo la lunga stagione dell'antimafia al nord esplosa con l'inchiesta Aemilia. Oggi, però, il 59enne Giuseppe Sarcone da una parte e il 35enne Salvatore Muto dall'altra, sono finiti al centro dell'inchiesta antimafia Perseverance, che ha portato a 9 arresti.

SCACCO AL CLAN SARCONE

Un'operazione contro la 'ndrangheta emiliana scattata all'alba di oggi sull'asse Reggio Emilia-Modena (con 29 indagati di cui 9 arrestati su ordine della Dda bolognese) che porta in carcere l'ultimo componente della famiglia Sarcone rimasto libero fino ad oggi. Si tratta di Giuseppe Grande Sarcone, 59 anni, che per gli inquirenti, dopo la condanna dei fratelli Nicolino (primo luogotenente in emilia del boss di cutro Nicolino Grande Aracri) Gianluigi e Carmine, oggi tutti detenuti dopo la condanna nell'ambito del maxi processo Aemilia, li avrebbe sostituiti nella gestione degli affari illeciti della cosca ricoprendone attualmente una posizione di vertice.

I reati contestati vanno dall'attività di «recupero credito» con modalità estorsive al trasferimento fraudolento di valori mediante l'attribuzione fittizia della titolarità o disponibilità di beni o denaro per impedirne l'aggressione delle misure di prevenzione patrimoniali, fino al riciclaggio e al reimpiego di denaro illecito grazie alla complicità di privati e pubblici ufficiali, accusati di falsità ideologica in atto pubblico.

In particolare, scavando nel passato criminale della cosca Grande Aracri di Cutro che operava in autonomia nel territorio emiliano, «con enorme capacità di infiltrazione nei settori centrali dell' economia e della vita civile», come ricostruito prima nel processo Aemilia e dopo nell'inchiesta «Grimilde» su Brescello che copre gli anni dal 2015 al 2019, i carabinieri hanno questa volta ingrandito la lente sulla figura di Giuseppe Sarcone, rimasto fino a quel momento a margine delle investigazioni e delle sentenze che hanno visto invece condannati gli altri tre fratelli.

E'così emerso che, attraverso prestanome, Giuseppe Sarcone abbia gestito in questi anni numerose attività economiche dislocate nella province di Modena e Reggio Emilia (sale scommesse, carrozzerie, autofficine e società immobiliari) usate come «scudo» per il patrimonio della famiglia, colpito da una misura di prevenzione patrimoniale nel settembre del 2014.
Tra i beni sequestrati nell'operazione odierna ci sono 5 società (due a Modena e tre a Reggio), 4 complessi immobiliari (tre a Cutro e uno a Reggio Emilia) oltre a un'autovettura, tutti riconducibili alla famiglia calabrese.
Documentato anche il tentativo di acquisire, sempre tramite prestanome, la gestione di un'area di servizio in provincia di Reggio Emilia e di una sala slot e scommesse a Modena, attraverso la costituzione da parte di soggetti compiacenti di apposite società, tutte occultamente gestite da Sarcone.

FARO SUL CLAN MUTO

La figura di Antonio Muto è emersa nell'indagine Perseverance quando due coniugi si sarebbero affidati al gruppo per fare del male a una donna, divenuta di ostacolo per l'acquisizione di un patrimonio, un fatto scongiurato solo dall'intervento della polizia reggiana che, attraverso perquisizioni, ha indotto i mandanti ad abbandonare l'obiettivo per il timore degli inquirenti.

I due, in un'altra occasione, avrebbero anche chiesto alla consorteria di recuperare una somma di denaro, due milioni di euro secondo le intercettazioni, di probabile provenienza illecita. Muto si sarebbe rivolto quindi a Domenico Cordua e Giuseppe Frijio: i due si sarebbero appostati fuori dalla casa del debitore, in Toscana, e gli avrebbero consegnato documenti sul presunto credito, accompagnati da foto di suoi stretti parenti, con intento intimidatorio.

È seguito quindi un intervento, in difesa della vittima, da parte di una persona che si è presentata come referente di un altro gruppo calabrese. A quel punto sarebbe entrato in scena, «con azione che si è svolta con dinamiche tipicamente mafiose», per gli inquirenti, anche Giuseppe Sarcone Grande. Ci sono state trattative sull'esistenza e l'esigibilità del credito, affrontate in riunioni del gruppo, documentate dalla squadra mobile reggiana.

Ndrangheta, intercettazioni shock: "C'è da picchiare una donna: buttatele l'acido in faccia"

Gazzetta di Reggio - di Enrico Lorenzo Tidona - 12 marzo 2021

VIDEO - Due coniugi si sarebbero affidati al gruppo per fare del male a una donna, divenuta di ostacolo per l'acquisizione di un patrimonio, un fatto scongiurato solo dall'intervento della polizia di Reggio Emilia. I due, in un'altra occasione, avrebbero anche chiesto alla consorteria di recuperare una somma di denaro, due milioni di euro secondo le intercettazioni (una delle quali riportata in questo filmato), di probabile provenienza illecita. Muto si sarebbe rivolto quindi a Domenico Cordua e Giuseppe Frijio: i due si sarebbero poi appostati fuori dalla casa del debitore, in Toscana, e gli avrebbero consegnato documenti sul presunto credito, accompagnati da foto di suoi stretti parenti, con intento intimidatorio.

Ndrangheta, l'operazione "Perseverance" spiegata dal colonnello Marco Pucciatti

Gazzetta di Reggio - di Enrico Lorenzo Tidona - 12 marzo 2021

VIDEO - Ndrangheta, l'operazione "Perseverance" spiegata dal colonnello Marco Pucciatti
Erano in libertà e operavano in nome e per conto dei capifamiglia finiti in carcere dopo la lunga stagione dell'antimafia al nord esplosa con l'inchiesta Aemilia. Oggi, però, il 59enne Giuseppe Sarcone da una parte e il 35enne Salvatore Muto dall'altra, sono finiti al centro dell'inchiesta antimafia Perseverance, che ha portato a 9 arresti.

Ndrangheta, perquisizione nella casa di Giuseppe Sarcone

Gazzetta di Reggio - di Enrico Lorenzo Tidona - 12 marzo 2021

VIDEO - Ndrangheta, l'operazione "Perseverance" spiegata dal colonnello Marco Pucciatti
Erano in libertà e operavano in nome e per conto dei capifamiglia finiti in carcere dopo la lunga stagione dell'antimafia al nord esplosa con l'inchiesta Aemilia. Oggi, però, il 59enne Giuseppe Sarcone da una parte e il 35enne Salvatore Muto dall'altra, sono finiti al centro dell'inchiesta antimafia Perseverance, che ha portato a 9 arresti.

'Ndrangheta, operazione Perseverance in Emilia: due arresti a Parma

Repubblica - Parma - 12 marzo 2021

Le misure cautelari sono state disposte dal Gip di Bologna su richiesta della Dda. In carcere anche Giuseppe Grande Sarcone.

L'operazione Perseverance contro la 'ndrangheta emiliana scattata all'alba di oggi sull'asse Reggio Emilia-Modena (con 29 indagati di cui nove arrestati su ordine della Dda bolognese) porta in carcere l'ultimo componente della famiglia Sarcone rimasto libero fino ad oggi.

Si tratta di Giuseppe Grande Sarcone, 59 anni, che per gli inquirenti, dopo la condanna dei fratelli Nicolino (primo luogotenente in Emilia del boss di Cutro Nicolino Grande Aracri) Gianluigi e Carmine, oggi tutti detenuti dopo la condanna nell'ambito del maxi processo Aemilia, li avrebbe sostituiti nella gestione degli affari illeciti della cosca ricoprendone attualmente una posizione di vertice.

I reati contestati vanno dall'attività di "recupero credito" con modalità estorsive al trasferimento fraudolento di valori mediante l'attribuzione fittizia della titolarità o disponibilità di beni o denaro per impedirne l'aggressione delle misure di prevenzione patrimoniali, fino al riciclaggio e al reimpiego di denaro illecito grazie alla complicita' di privati e pubblici ufficiali, accusati di falsità ideologica in atto pubblico.

In tutto sono state eseguite sette custodie in carcere, due domiciliari e una misura interdittiva, disposte dal Gip di Bologna su richiesta della Dda. Sono 29 gli indagati, tutti italiani.

 

In particolare, scavando nel passato criminale della cosca Grande Aracri di Cutro che operava in autonomia nel territorio emiliano, "con enorme capacità di infiltrazione nei settori centrali dell' economia e della vita civile"- come ricostruito prima nel processo Aemilia e dopo nell'inchiesta Grimilde su Brescello che copre gli anni dal 2015 al 2019, i Carabinieri hanno questa volta ingrandito la lente ulla figura di Giuseppe Sarcone, rimasto fino a quel momento a margine delle investigazioni e delle sentenze che hanno visto invece condannati gli altri tre fratelli.

È così emerso che, attraverso prestanome, l'odierno indagato abbia gestito in questi anni numerose attivita' economiche dislocate nella province di Modena e Reggio Emilia (sale scommesse, carrozzerie, autofficine e societa' immobiliari) usate come "scudo" per il patrimonio della famiglia, colpito da una misura di prevenzione patrimoniale nel settembre del 2014.

Tra i beni sequestrati nell'operazione odierna ci sono cinque società (due a Modena e tre a Reggio), quattro complessi immobiliari (tre a Cutro e uno nella città del Tricolore) oltre a un'autovettura, tutti riconducibili alla famiglia calabrese.

Documentato anche il tentativo di acquisire, sempre tramite prestanome, la gestione di un'area di servizio in provincia di Reggio Emilia e di una sala slot e scommesse a Modena, attraverso la costituzione da parte di soggetti compiacenti di apposite società, tutte occultamente gestite da Sarcone.

A Parma, l'operazione ha portato in carcere Domenico Cordua, 44 anni, nato a Cutro e residente in città, e Giuseppe Friyio, 42 anni, residente a Sala Baganza. Altre due persone si trovano ai domiciliari.

Uno degli episodi registrati dagli investigatori - la Polizia di Parma e Reggio Emilia e i carabinieri di Modena - riguarda Salvatore Muto (classe '85), "subentrato" ai fratelli Antonio e Luigi di recente condannati in appello nel maxi processo Aemilia.

Sarebbe infatti stato lui a mettere in contatto la consorteria criminale con una coppia di cittadini modenesi incensurati e spregiudicati, intenzionati ad impossessarsi del patrimonio di due anziani parenti.

E che, per questo, avevano chiesto al clan di provocare "lesioni gravissime" alla badante che se ne prendeva cura, divenuta suo malgrado un ostacolo. Il piano fu sventato dalla Squadra Mobile reggiana le cui indagini preliminari indussero i "committenti" ad abbandonarlo.

Un secondo incarico affidato dai coniugi alla cosca ha riguardato inoltre il "recupero crediti" da un debitore della somma di oltre due milioni, di probabile provenienza illecita.

In questa occasione Muto si rivolse a due sodali, Domenico Cordua e Giuseppe Friyo, che si appostarono davanti alla casa del moroso in Toscana per consegnargli i documenti del presunto credito vantato e, a scopo intimidatorio, alcune foto dei suoi familiari.

A Cordua e Friyo è stata inoltre sequestrata una pistola con matricola abrasa. A difendere, ma solo in apparenza, la vittima dell'estorsione entrò però in scena Giuseppe Grande Sarcone, considerato un attuale reggente del clan, che si propose di "mediare" la trattativa sul credito, presentandosi come referente della 'ndrangheta. Giuseppe Sarcone, ultimo dei suoi fratelli rimasto a piede libero, è stato oggi arrestato.

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