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martedì 16 novembre 2021
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Prima del voto a favore dell'ex premier, martedì la Giunta per le immunità ha fornito un altro assist al politico, a giudizio a Modena per gravi reati. Come Renzi, Giovanardi aveva scritto a Palazzo Madama chiedendo di impedire ai magistrati di acquisire una videoregistrazione che prova il suo impegno a favore della ditta di Augusto Bianchini, condannato in Appello a 9 anni per concorso esterno. L'ha avuta vinta: su proposta del senatore Pillon, l'organo ha chiesto all'Aula di sollevare il conflitto di attribuzione
19 novembre 2021 - di Paolo Frosina - Il Fatto Quotidiano -
Non c’è solo Matteo Renzi a sperare nel conflitto di attribuzioni. Prima del voto a favore del leader Iv, martedì la Giunta per le immunità del Senato ha fornito un altro formidabile assist a un politico, stavolta già a giudizio per reati gravi: Carlo Giovanardi, l’ex parlamentare del Nuovo centrodestra. Come Renzi, anche lui un anno fa si è rivolto per lettera agli ex colleghi chiedendo una protezione dai pm di Modena, che – a suo dire – lo accusano usando un’intercettazione illegale. Di che si tratta? Di due video del 2014 in cui si sente Giovanardi (allora senatore) conversare con un costruttore poi condannato per mafia, promettendogli di far tornare a lavorare la sua azienda esclusa dalla white list per la ricostruzione post-terremoto del 2012. Secondo l’ex senatore, quelle riprese – girate da uno dei partecipanti all’incontro – sono paragonabili a intercettazioni e quindi inutilizzabili senza l’autorizzazione del Parlamento. Una tesi già rigettata da pm e gip, che invece le considerano meri documenti processuali esclusi dalla tutela costituzionale. Il primo relatore della pratica, Meinhard Durnwalder dell’Svp, aveva proposto di accantonare la questione in attesa – quantomeno – di sapere che uso volessero fare i magistrati di quel materiale. Proposta bocciata (nonostante il voto favorevole di Pd, M5S, Leu e del senatore de L’Alternativa c’è Mattia Crucioli) e dossier affidato a un nuovo relatore, il leghista Simone Pillon, che invece ha concluso per chiedere all’Aula di sollevare il conflitto di attribuzione di fronte alla Consulta: richiesta approvata con i voti di un asse ormai collaudato, quello tra Italia viva e il centrodestra unito.
Le imputazioni di cui l’ex senatore deve rispondere di fronte al Tribunale di Modena sono quattro: minaccia a corpo amministrativo dello Stato, rivelazione e utilizzo di segreto d’ufficio, minaccia e oltraggio a pubblico ufficiale. In particolare, “l’onorevole Giovanardi – si legge nella relazione Durnwalder – è accusato di aver posto in essere una serie di attività volte a ottenere, a favore delle imprese Bianchini Costruzioni S.r.l. e IOS di Bianchini Alessandro, la revoca dell’esclusione dalla cosiddetta white list – e cioè l’elenco degli imprenditori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa, rilevante nel contesto dei pubblici appalti – operata dal Prefetto, con nuovo inserimento e ripristino delle facoltà previste per le imprese iscritte”. La Bianchini S.r.l è l’impresa di Augusto Bianchini, costruttore modenese condannato in appello nel processo Aemilia a nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa (il figlio Alessandro, invece, ha avuto un anno e otto mesi). “Secondo il Pubblico ministero – prosegue la relazione – per perseguire tali finalità Giovanardi avrebbe perpetrato, oltre a comportamenti pressori, vere e proprie minacce finalizzate a turbare le attività di un Corpo amministrativo (nella fattispecie il Prefetto di Modena ed il Gruppo Interforze), nonché a costringere i pubblici ufficiali destinatari di tale condotta illecita, nell’occasione anche oltraggiati, a compiere atti contrari all’ufficio“.