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- 31 dicembre 2017 -
di Sabrina Natali - referente movimento Agende Rosse di Salvatore Borsellino - gruppo Mauro Rostagno - Modena & Brescello
Un nuovo anno si sta per chiudere, il secondo da quando abbiamo deciso di aprire questa pagina per poter meglio seguire un processo storico nella regione Emilia-Romagna. 140 udienze, ad oggi, che abbiamo tentato di seguire nel migliore dei modi considerando che il tempo passato in quell’aula bunker è stato tempo rubato al nostro lavoro, poiché tutt’altro facciamo nella vita, e alle nostre famiglie.
Abbiamo letto e sentito commenti di persone che hanno teso a sminuire l’importanza di questo processo, che da taluni è stato definito addirittura una montatura. Commenti che sono stati accompagnati se non da una sorta di complicità sicuramente da una notevole ottusità.
Del resto ai tempi del primo maxi-processo a Palermo persino l’esistenza di Cosa Nostra veniva messa in dubbio.
Il nuovo anno porterà finalmente la sentenza di primo grado del rito ordinario e da lì potremo iniziare a tirare le somme, basate sui fatti, più che riscontrati e non da “sensazioni” o financo da certezze di persone, forse, non del tutto estranee alle vicende. Abbiamo inoltre letto commenti di una ottusità e di un razzismo che speravamo se non morto e sepolto, almeno attenuato.
Così evidentemente non è stato. Abbiamo compreso che vive ancora in troppe menti l’idea che i mafiosi sono “quelli del sud” e che “quelli del nord” sono solo povere vittime che hanno subito il sopruso di questi “cattivoni”.
A fine 2017 si ragiona ancora per compartimenti stagni. Numericamente, è vero, a processo sono tanti i calabresi, ma è altrettanto vero che il radicamento mafioso nella nostra regione si è realizzato unicamente per la cupidigia di “quelli del nord” che sono stati ben lieti di aprire le porte a chi portava denaro in contante dentro valige o “sacchetti del pattume”. Amministratori, notai, commercialisti, banchieri, avvocati, politici, tutti si sono tuffati nel “business” delle mafie. Fondamentale sarebbe vedere un giorno alla sbarra quella parte mancante che poco si è vista in questo processo.
Quei colletti bianchi che non si sono fatti scrupolo di fare affari con le cosche. Quei politici e amministratori che hanno chiuso un occhio o forse anche due e hanno permesso l’infiltrazione all’interno dei Comuni.
Per il nuovo anno possiamo solo augurarci che non sia finita, ma che questo processo sia la tessera di un domino che è finalmente caduta e che porterà con se tutte le altre tessere che ancora devono cadere per mostrare finalmente quale sia stato e tuttora sia il reale disegno, sicuramente desolante, intessuto in questi decenni fra l’indifferenza degli emiliano romagnoli.
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