top of page

GRIMILDE

LE UDIENZE PRELIMINARI

RASSEGNA STAMPA DELL'UDIENZA

mercoledì 13 maggio 2020

Intesa trovata fra il giudice e gli avvocati «Il 13 si parte»
6 maggio 2020 - Gazzetta di Reggio

Sempre nell’aula-bunker è previsto per il 13 maggio – cioè il giorno prima dell’appello di Aemilia – l’avvio dell’udienza preliminare di Grimilde, primo passo giudiziario sulla operazione antimafia esplosa nel giugno dello scorso anno e con Brescello nel mirino.
Il pm Beatrice Ronchi ha chiesto il rinvio a giudizio per 79 imputati: in carcere (in certi casi per altra causa) sono in 22, gli altri 4 agli arresti domiciliari. I detenuti possono chiedere di essere videocollegati con l’aula-bunker, comunque alla prima udienza hanno diritto di partecipare i magistrati, gli imputati a piede libero (sono 53) e i rispettivi difensori, nonché gli avvocati di parte civile, oltre ad ovviamente gli agenti a presidio. Un numero elevato, considerando i soli 50 posti definiti con norme anti-Covid alla mano. Ma il gup Sandro Pecorella ha puntato sulla rappresentatività dei difensori e degli avvocati di parte civile (con delega da parte degli altri colleghi) il che limita pure la presenza di non pochi imputati. E il processo partirà perché, conti alla mano, dovrebbero essere una quindicina le persone in aula. «Muovendosi per tempo, il giudice ha messo in piedi un’organizzazione pregevole – conferma l’avvocato difensore Luca Brezigar – salvaguardando le esigenze del processo e quindi non smaterializzandolo. Ha chiesto la collaborazione degli avvocati per rispettare i necessari presidi sanitari in una fase come questa e la soluzione è stata trovata, impostando così una calendarizzazione complessiva con le giuste cadenze processuali. Si è quindi evitato di sacrificare i diritti in nome della salute». —

Mafie, il Comune di Reggio Emilia sarà parte civile nel processo Grimilde
11 maggio 2020 - Gazzetta di Reggio

Lo annuncia l'assessore alla legalità, Nicola Tria, aggiungendo che nei prossimi giorni sarà smontata l'aula bnker di Aemilia e collocata nei magazzini comunali

REGGIO EMILIA. “L’impegno dell’Amministrazione sui temi della legalità prosegue – aggiunge l’assessore Tria – mercoledì infatti il Comune di Reggio si costituirà parte civile nel processo Grimilde, un’appendice del processo Aemilia, la cui udienza preliminare riprenderà mercoledì 13 maggio nell’aula bunker del carcere di Bologna”. Lo afferma l'assessore alla Legalità, Nicola Tria, annunciando fra l'altro che l'aula bunker di Aemilia, che si trova allestita nel Palazzo di Giustizia di Reggio Emilia, sarà presto smontata e collocata nei magazzini comunali.

Lo ha deciso la scorsa settimana la Giunta comunale, modificando la precedente indicazione secondo la quale la struttura doveva essere riallestita in via Belgio, quartiere Orologio, in un’area adiacente al parco Ottavi per essere messa a disposizione quale Spazio civico,luogo di incontri e assemblee, sede di associazioni e del Centro di documentazione sulle mafie di Reggio Emilia.
Alla luce delle nuove condizioni sociosanitarie legate al contenimento del virus Covid 19, si è infatti optato per collocare temporaneamente la struttura in un luogo di stoccaggio in attesa di capire le future disposizioni di utilizzo e fruizione degli spazi pubblici. La situazione di emergenza e incertezza creata dall’epidemia di Covid 19 e il conseguente obbligo del mantenimento del distanziamento sociale per un periodo ancora indefinito, ma sicuramente non a breve termine, ha infatti fatto emergere la necessità di ripensare alla progettazione e alle modalità di utilizzo di questa struttura, così come di tutti gli spazi funzioni sociali e collettive.
“La cosiddetta aula bunker – dice l’assessore alla Legalità Nicola Tria - avrà comunque un futuro e resterà in magazzino solo lo stretto necessario. Rimane invariata la nostra intenzione di restituire questo spazio alla collettività, per renderla luogo di attività civiche, associative e di attenzione socio-culturale anche ai temi della legalità e del contrasto alle infiltrazioni mafiose. Appena il quadro di riferimento sarà chiaro ci adopereremo per definirne la collocazione e le funzioni”.
La struttura è attualmente allestita nel cortile del Palazzo di giustizia, dal quale è necessario rimuoverla quanto prima per consentire, una volta liberata l’area che occupa, condizioni di maggior distanziamento sociale negli spazi del tribunale stesso. Per le operazioni di smontaggio e stoccaggio, comprensive della sistemazione e messa in sicurezza dell’area di via Mazzacurati, sono stati messi a disposizione 230mila euro.

Oggi parte Grimilde L’intesa gup-legali nel solco antivirus
13 maggio 2020 - Gazzetta di Reggio

Stamattina – nell’aula bunker del carcere bolognese della Dozza – prende l’avvio l’udienza preliminare (a porte chiuse) di Grimilde, primo passo giudiziario sulla operazione di ’ndrangheta esplosa nel giugno scorso e con Brescello nel mirino. Il pm Beatrice Ronchi ha chiesto il rinvio a giudizio per 79 imputati: in carcere (in certi casi per altra causa) sono in 22, 4 agli arresti domiciliari, tutti gli altri a piede libero. Verrà rispettato il numero di presenze (al massimo 50) previsto dalle norme antivirus. Un risultato ottenuto dal gup Sandro Pecorella che ha dialogato con gli avvocati, arrivando ad una rappresentatività in aula che rispetta i presidi sanitari.

Grimilde, tre vittime saranno parte civile nel processo alla ’ndrangheta di Brescello
14 maggio 2020 - Gazzetta di Reggio - di Enrico Lorenzo Tidona

Accolti anche sindacati, Regione, Comuni, Libera e Avvocatura di Stato. Presenti i detenuti, tutti collegati dalle carceri

REGGIO EMILIA - Sono stati vittime delle angherie dalla ’ndrangheta della Bassa, ma non hanno perso il coraggio e si sono costituti parte civile al processo contro il ramo brescellese del clan Grande Aracri.
Sono tre privati che si sono costituiti parte civile ieri nel processo che ha preso il via regolarmente nell’aula bunker del carcere di Bologna. Si tratta dell’udienza preliminare del processo di ’ndrangheta che segue l’inchiesta “Grimilde”, e che vede 83 imputati tra cui Francesco Grande Aracri (fratello più anziano del boss cutrese Nicolino), i figli Paolo e Salvatore e l’ex presidente del Consiglio comunale di Piacenza, Giuseppe Caruso. L’operazione di polizia e Dda sul radicamento in Emilia e in particolare a Brescello portò a 16 arresti, il 25 giugno 2019, e la contestazione a vario titolo di associazione di stampo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, danneggiamento e truffa aggravata. Nell’aula, la cui capienza massima è stata fissata in 50 persone, erano presenti circa 35 avvocati, dopo essersi organizzati con le deleghe, per modulare le presenze in questa e nelle prossime udienze.
Sono state fatte quindi le prime richieste di costituzione di parte civile e nella prossima udienza, lunedì, davanti al Gup Sandro Pecorella, parleranno le difese. Oltre ai tre privati si sono costituti i comuni di Reggio Emilia e di Brescello, oltre alla Regione Emilia-Romagna. Insieme a loro ci sono poi Cgil, Cisl e Uil e anche l’associazione antimafia Libera.
L’udienza è filata via liscia senza intoppi sostanziali, durata due ore, dalle 9 alle 11, nonostante la corte avesse chiesto agli avvocati di portare due mascherine visto il probabile prolungamento delle operazione anche nel pomeriggio. Opzione poi scartata.
L’appello iniziale ha visto l’assenza di tutti gli imputati a piede libero e la presenza di tutti i detenuti, collegati dalle varie carceri e senza intoppi. L’unico ritardo è stato registrato per l’assenza in avvio di Nicolino Grande Aracri, sottoposto a una visita medica. La seduta è stata sospesa e poi ripresa dopo mezzora. Altro breve intoppo poi per l’assenza momentanea di Luigi Muto (classe 1975), detenuto ma in quarantena preventiva dopo un caso di Covid in cella. Nessuno di loro ha reso dichiarazioni né ci sono state opposizioni per ora alle costituzioni di parte civile, tra cui c’è anche l’Avvocatura di Stato per i beni che sono oggetto di confisca.
Lunedì sarà lasciato spazio alle eccezioni preliminari, tra le quali sono state anticipate l’incompetenza territoriale e l’indeterminatezza del capo di imputazione per alcuni casi minori. Il tema della localizzazione è però già stato respinto nelle more del processo Aemilia, essendo stata riconosciuta l’autonomia decisionale degli affari radicati in Emilia nonostante i legami con la cosca madre calabrese di Cutro. —

I prestanome del clan vogliono patteggiare
15 maggio 2020 - Gazzetta di Reggio

Ci sono diverse richieste di patteggiamento all’interno del processo “Grimilde” da parte dei prestanome che hanno permesso a Salvatore Grande Aracri e compagni di far perdere le loro tracce finanziarie, già finite da tempo nel mirino dell’antimafia. Lunedì prossimo si entrerà quindi nel vivo del processo, dove a far sentire il loro peso ci saranno anche le istituzioni, che hanno deciso di chiedere un risarcimento. Lo stesso comune di Reggio Emilia si è costituito perché si ritiene «parte offesa e danneggiata dalle condotte delittuose poste in essere dagli imputati» e intenzionata per questo a chiedere un risarcimento. Nello specifico l’amministrazione ritiene di essere stata colpita, «immediatamente e direttamente in quanto i reati stessi minacciano la sicurezza e l’integrità dell’ente e dei cittadini che esso rappresenta e tutela». Inoltre perché subisce «un danno patrimoniale in relazione ad interessi quali lo sviluppo del turismo, il sostegno alle iniziative economiche, l’ordinato svolgimento delle attività produttive» e un danno non patrimoniale, «consistente nella lesione del buon andamento della pubblica amministrazione e della capacità o possibilità di questa di operare nonché nel turbamento dello stato di pace sociale della collettività». Infine si chiede di riparare al danno all’immagine arrecato «in conseguenza del convincimento, ingenerato nell'opinione pubblica, di infiltrazioni mafiose nel tessuto politico dell'ente». L’incarico di rappresentanza e difesa del comune è affidato all’avvocato Berenice Stridi, capo del servizio legale. —

Grimilde, tre vittime saranno parte civile nel processo alla ’ndrangheta di Brescello

di Enrico L. Tidona - Gazzetta di Reggio - 15 maggio 2020

Accolti anche sindacati, Regione, Comuni, Libera e Avvocatura di Stato. Presenti i detenuti, tutti collegati dalle carceri

Sono stati vittime delle angherie dalla ’ndrangheta della Bassa, ma non hanno perso il coraggio e si sono costituti parte civile al processo contro il ramo brescellese del clan Grande Aracri.

Sono tre privati che si sono costituiti parte civile ieri nel processo che ha preso il via regolarmente nell’aula bunker del carcere di Bologna. Si tratta dell’udienza preliminare del processo di ’ndrangheta che segue l’inchiesta “Grimilde”, e che vede 83 imputati tra cui Francesco Grande Aracri (fratello più anziano del boss cutrese Nicolino), i figli Paolo e Salvatore e l’ex presidente del Consiglio comunale di Piacenza, Giuseppe Caruso. L’operazione di polizia e Dda sul radicamento in Emilia e in particolare a Brescello portò a 16 arresti, il 25 giugno 2019, e la contestazione a vario titolo di associazione di stampo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, danneggiamento e truffa aggravata. Nell’aula, la cui capienza massima è stata fissata in 50 persone, erano presenti circa 35 avvocati, dopo essersi organizzati con le deleghe, per modulare le presenze in questa e nelle prossime udienze.
Sono state fatte quindi le prime richieste di costituzione di parte civile e nella prossima udienza, lunedì, davanti al Gup Sandro Pecorella, parleranno le difese. Oltre ai tre privati si sono costituti i comuni di Reggio Emilia e di Brescello, oltre alla Regione Emilia-Romagna. Insieme a loro ci sono poi Cgil, Cisl e Uil e anche l’associazione antimafia Libera.
L’udienza è filata via liscia senza intoppi sostanziali, durata due ore, dalle 9 alle 11, nonostante la corte avesse chiesto agli avvocati di portare due mascherine visto il probabile prolungamento delle operazione anche nel pomeriggio. Opzione poi scartata.
L’appello iniziale ha visto l’assenza di tutti gli imputati a piede libero e la presenza di tutti i detenuti, collegati dalle varie carceri e senza intoppi. L’unico ritardo è stato registrato per l’assenza in avvio di Nicolino Grande Aracri, sottoposto a una visita medica. La seduta è stata sospesa e poi ripresa dopo mezzora. Altro breve intoppo poi per l’assenza momentanea di Luigi Muto (classe 1975), detenuto ma in quarantena preventiva dopo un caso di Covid in cella. Nessuno di loro ha reso dichiarazioni né ci sono state opposizioni per ora alle costituzioni di parte civile, tra cui c’è anche l’Avvocatura di Stato per i beni che sono oggetto di confisca.
Lunedì sarà lasciato spazio alle eccezioni preliminari, tra le quali sono state anticipate l’incompetenza territoriale e l’indeterminatezza del capo di imputazione per alcuni casi minori. Il tema della localizzazione è però già stato respinto nelle more del processo Aemilia, essendo stata riconosciuta l’autonomia decisionale degli affari radicati in Emilia nonostante i legami con la cosca madre calabrese di Cutro. —

bottom of page