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Il maresciallo Guido Costantino sentito nell’udienza di GIOVEDI 23 FEBBRAIO 2017
ha riferito sull'affare delle piastrelle.

Capo 94) L'affare delle piastrelle
Fonti: Informativa Comando Provinciale CC Modena


Secondo l'ordinanza della custoria cautalere questi i soggetti coinvolti:
BOLOGNINO Michele, BOLOGNINO Sergio, BUTTIGLIERI Salvatore,

GRANDE ARACRI Nicolino, URSINI Mario, OPPEDISANO Giuseppe Domenico,
GUALTIERI Antonio, GIGLIO Giuseppe, GIGLIO Giulio, RICHICHI Giuseppe, VERTINELLI Palmo,

OPPIDO Raffaele, ROCCA Antonio, LOPRETE Giuseppe, MUTO Antonio cl. 1971,
FLORIO Francesco, ALLELUIA Lauro

 

NDR: ROSSI Luca risultante parte offesa come da denuncia nei confronti di ROCCA Antonio per TRUFFA ED INSOLVENZA FRAUDOLENTA datata 15/9/2012.

Reato p. e p. dagli artt. 81 cpv, 110, 112 co. 1 n. 1, 648 e 648 bis c.p. e 7 L. 203/1991, perché, in concorso tra loro, ricevevano, al fine di trarne profitto e con modalità e forme tali da ostacolare l’individuazione della provenienza delittuosa dei beni, consapevoli della loro provenienza dal delitto di appropriazione indebita aggravata commessa dai legali rappresentati ed amministratori della società Asoledil s.r.l. (in particolare Davide SANDRINI), un quantitativo di circa 60.000 mq di piastrelle, parzialmente identificato nei seguenti tipi:
- 10249 da esterno;

- Socec;
- Couch Soleil;
- Rivestimento bianco lucido;
- Oasis di diverse tinte (salmone, sabbia, nero, cielo, acqua);
- Duraker piscine antisdrucciolo;
- Tozz. Su rete 5x5;
- Rivestimento CRI;
- R 28 artico pavimento.


Ciò avveniva in fasi progressive e secondo un accordo intervenuto tra tutti i protagonisti, all’esito del quale veniva decisa la materiale apprensione dei beni prima in zona emiliana e quindi in Calabria. Con la cessione finale di parte delle piastrelle da parte di appartenenti alla ‘ndrina emiliana a cosche ’ndranghetistiche calabresi, in particolare a Nicolino GRANDE ARACRI a Cutro e a BUTTIGLIERI Salvatore di Gioiosa Ionica (legato alla cosca ‘ndranghetistica URSINI di Gioiosa Ionica), mantenendone una parte a disposizione della stessa ‘ndrina emiliana stoccandola presso il magazzino di Montecchio Emilia, in Via L. da Vinci (in uso a BOLOGNINO) e presso il magazzino della società SICE srl di Gualtieri, Via Bigi nr.8 (nelle disponibilità dei fratelli GIGLIO Giulio e Giuseppe).


Concorrendo nel reato:
- BOLOGNINO Michele, in qualità di organizzatore e promotore, acquisendo il suddetto materiale di provenienza illecita presso i magazzini dell’ASOLEDIL, grazie alla diretta intermediazione di LOPRETE Giuseppe e ROCCA Antonio e coordinandone il trasporto presso i suddetti magazzini mediante l’utilizzo dei mezzi messi a disposizione dagli affiliati all’organizzazione ’ndranghetista emiliana;
- BOLOGNINO Sergio, coadiuvando attivamente il fratello nelle fasi iniziali dell’acquisizione proponendosi come “rappresentante” nei confronti di Luca ROSSI, al fine di contrattare e definire i dettagli dell’operazione. Condotta che consentiva al BOLOGNINO Michele di pianificare e realizzare al meglio l’illecita transazione;
- LOPRETE Giuseppe e ROCCA Antonio perché, già precedentemente interessati alla vendita delle piastrelle di illecita provenienza, partecipavano e favorivano attivamente l’acquisizione delle mattonelle attraverso la loro intermediazione, che creava il diretto contatto tra i fratelli
BOLOGNINO, ROSSI Luca e SANDRINI Davide
;
- MUTO Antonio (cl. 71), VERTINELLI Palmo, GIGLIO Giuseppe e GIGLIO Giulio, contribuendo alla realizzazione del disegno criminoso mediante l’impiego di automezzi e magazzini delle società a loro riconducibili, impiegati per il trasporto ed il successivo stoccaggio delle piastrelle;
- GUALTIERI Antonio, fungendo da “portavoce” e intermediario per conto di GRANDE ARACRI Nicolino nelle fasi preliminari dei trasporti che BOLOGNINO Michele avrebbe inviato a Cutro, adoperandosi altresì attivamente col predetto BOLOGNINO nella ricerca di potenziali compratori reggiani cui cedere le piastrelle d’illecita provenienza;
- GRANDE ARACRI Nicolino per aver ricevuto, anche grazie al contributo di GUALTIERI Antonio, parte del materiale in parola, successivamente venduto a tale Nino ROCCA per il tramite di BOLOGNINO Michele;
- URSINI Mario e OPPEDISANO Giuseppe Domenico perché, in virtù della “sinergia criminale” instaurata con BOLOGNINO Michele, partecipavano e favorivano attivamente l’acquisizione delle mattonelle da parte di BUTTIGLIERI Salvatore, soggetto legato alla ’ndrangheta di
Gioiosa Ionica, creando, attraverso la loro intermediazione, il diretto contatto tra BOLOGNINO Michele e il suddetto BUTTIGLIERI;
- BUTTIGLIERI Salvatore, per aver ricevuto, grazie al contributo di URSINI Mario e OPPEDISANO Giuseppe Domenico, una considerevole parte delle piastrelle in argomento, stimabile in circa 24.000 mq.;

- FLORIO Francesco, ALLELUIA Lauro e RICHICHI Giuseppe, avendo i primi due violato i sigilli apposti presso il capannone della SICE s.r.l. (sito a Gualtieri in Via Bigi nr.8, di fatto riconducibile a GIGLIO Giuseppe), al fine di agevolare l’ennesimo prelievo di piastrelle da parte
di un autista di BUTTIGLIERI, ed il RICHICHI per aver coordinato la cooperazione nel reato dei suddetti indagati per conto di BOLOGNINO Michele;
- OPPIDO Raffaele e Luca ROSSI accettando e fornendo la fattura per operazione inesistente nr. 213 del 02.08.2013, emessa dalla SERENA REAL ESTATE s.p.a. in favore della SECAV S.r.l., tesa a rendere più difficoltosa l’individuazione della provenienza dei beni, al fine di giustificare
formalmente la movimentazione delle piastrelle e di occultarne il trasferimento dalla Asoledil s.r.l. alla ’ndrina emiliana rappresentata da BOLOGNINO Michele.


Con l’aggravante di cui all’art. 7 L. 203/1991 per avere commesso il fatto agevolando le attività ed il conseguimento di un ingiusto profitto da parte delle articolazioni ’ndranghetistiche emiliana, cutrese e gioiosana, così producendo un effetto di moltiplicazione della percezione e consapevolezza da parte dei consociati (ed in particolare negli ambienti economici di riferimento) di potersi avvalere della collaborazione con l’imprenditoria locale (ASOLEDIL e SERENA REAL ESTATE) quale volano per la crescita dei profitti illeciti, oltre che per radicare e rafforzare più
saldamente il loro potere criminale sul territorio. Fatto commesso nelle province di Mantova, Reggio Emilia, Crotone e Reggio Calabria, in data
prossima e successiva al maggio 2012.

La complessa vicenda processuale che si descrive in seguito testimonia della compattezza, e l’unitarietà del sodalizio, che gestisce in maniera corale le attività illecite finalizzate al conseguimento del proprio profitto e conferma, ancora una volta le sinergie esistenti con la cosca gioiosana facente capo a URSINI Mario.


All’inizio del mese di maggio del 2012, ROCCA Antonio e MUTO Salvatore diventano i mediatori privilegiati nella vendita di un grosso stock di piastrelle custodito in un magazzino di Asola (MN), la cui titolarità era invece riconducibile ad un certo Luca, con ufficio a Mantova e sulla figura di costui, che nella fase iniziale della vicenda è il vero trait d’union delle varie componenti interessate, vale riportare un passaggio dell’Informativa 7.5.2013 dalla Compagnia CC di Fiorenzuola d’Arda:
“Nel corso dell’indagine si ha riscontro di che ruolo rivesta il ROCCA anche nel dicembre 2011 allorquando GUALTIERI Antonio, organico al sodalizio ‘ndranghetista con ruolo di vertice, conversando telefonicamente con NICOLIS Moreno (imprenditore veronese del ferro) afferma che
il ROCCA è un uomo della famiglia (prog.14903 del 30.12.2011 sul RIT.1573/11):
…omissis…
GUALTIERI Antonio:…omissis…quel ROCCA (ROCCA Antonio n.d.r.) lì è sempre un uomo della famiglia hai capito??
NICOLIS Moreno: mh mh
GUALTIERI Antonio: eh Morè io ho bisogno che ci vado un pò con lui e cauto, capito?? ok??
…omissis…


Nel contesto investigativo è stata documentata una stretta vicinanza tra GUALTIERI Antonio ed il ROCCA che in varie conversazioni tra presenti e/o telefoniche captate si è mostrato a conoscenza delle dialettiche interne al sodalizio sorte dopo la c.d. caduta di VILLIRILLO Romolo, altro indagato ben noto a ROCCA Antonio.

La moglie del ROCCA risulta essere BIGNARDI Deanna nata a Mantova l’11.04.1972, amministratore unico della DE.MA.S.R.L. (impresa edile) con sede in Virgilio via Parma nr.89/G (abitazione del ROCCA), capitale sociale versato euro 10.000.direttamene in contatto con il ROCCA.


Quest’ultimo, pur non essendo intestatario diretto di società, si avvale dell’impresa edile DE.MA. S.R.L. che gli permette di penetrare in vari cantieri edili tra cui quelli ubicati nell’area mantovana, siti di rilevante importanza per il sodalizio di ‘ndrangheta gravitante al nord, in quanto sotto il diretto controllo di LAMANNA Francesco, MUTO Salvatore, MARTINO Alfonso e dello stesso ROCCA.


ROCCA Antonio entra a pieno titolo nella presente attività d’indagine quale soggetto che si occupa della gestione diretta di vari cantieri del mantovano in cui è penetrata l’organizzazione ‘ndranghetista emiliana che si muove in stretta sinergia con il locale madre cutrese”.
Ciò detto, gli elementi acquisiti durante le indagini svelano come, il materiale oggetto della trattativa provenisse dall’ ASOLEDIL s.r.l. di Asola (MN) in liquidazione e che, per ragioni non del tutto chiarite, fosse nella disponibilità del predetto Luca. Questi, per ripianare un debito nei confronti di ROCCA Antonio, ne affida a quest’ultimo la vendita, che da quel momento diviene in tutto e per tutto un affare del sodalizio.
Come si è accennato, gli accertamenti condotti sul conto dell’ASOLEDIL, hanno permesso di appurare che la società risultava in liquidazione; di conseguenza è stato logicamente ipotizzato che le piastrelle fossero state preventivamente alienate “in nero”, in vista di una possibile procedura
fallimentare che avrebbe invece comportato la liquidazione dei beni in favore dei creditori.
Quest’operazione avrebbe così consentito all’ASOLEDIL di incassare per intero il ricavato della vendita, formalmente indimostrabile e finalizzata a dissimulare le reali disponibilità economiche della società.
Conferme in tal senso, giungono proprio attraverso la viva voce degli indagati e, in particolare, da MUTO Salvatore, che come si vedrà in seguito, nel corso di una telefonata intercettata l08.05.2012, raccomanda a VETERE Pierino di non rivelare al possibile compratore particolari circa l’ubicazione delle piastrelle, in quanto era in corso il fallimento dell’azienda dalla quale provenivano.
Anticipando e riassumendo gli esiti dell’attività di indagine, si osserverà che proprio tramite ROCCA Antonio il materiale verrà acquisito da BOLOGNINO Michele e canalizzato immediatamente all’interno di circuiti commerciali gestiti dalla ’ndrangheta, servendosi degli strumenti messi a disposizione dall’organizzazione. Effettivamente, dopo aver prelevato l’ingente materiale con i mezzi posti a disposizione da MUTO, da GIGLIO e da VERTINELLI, BOLOGNINO organizza il trasferimento di gran parte delle piastrelle in Calabria, dove vengono suddivise tra GRANDE ARACRI Nicolino ed i “gioiosani”, coi quali era già in piedi da tempo un proficuo rapporto di collaborazione. E’ proprio attraverso l’interessamento di OPPEDISANO Giuseppe Domenico e URSINI Mario, che gran parte del materiale viene acquisito da BUTTIGLIERI Salvatore uomo legato alle cosche di Gioiosa Ionica (RC). Un altro dato particolarmente interessante, è costituito dal coinvolgimento di GUALTIERI Antonio, che in un determinato momento della vicenda funge da mediatore tra GRANDE ARACRI Nicolino e BOLOGNINO Michele.
Dunque una vicenda corale, gestita in maniera unitaria, che appare ancora una volta fortemente emblematica dei legami con l’imprenditoria locale da un lato e delle capacità organizzative mirate al conseguimento di un profitto condiviso anche con altre cosche criminali.


Essa, come detto, ha origine nel maggio 2012.
Il 02.05.2012, MUTO Salvatore contatta infatti VETERE Pierino, chiedendogli se fosse interessato a delle ceramiche “a prezzi buoni” (“…MUTO Salvatore: ma ceramica a prezzi buoni ne vuoi? VETERE Pierino: hai le ceramiche? MUTO Salvatore: si…”), ricevendo conferma in tal senso. I due concordano quindi un incontro per il giorno successivo, al fine di visionare alcuni campioni del materiale in questione.
Qualche giorno dopo, cioè l’08.05.2012, si scopre che la collaborazione tra MUTO e VETERE aveva avuto risvolti positivi, tant’è vero che quest’ultimo riferisce di essere in contatto con una persona interessata alle piastrelle (“…VETERE Pierino: ascolta, c'è un ragazzo che vuole vedere un po’ di mattonelle Salvatore…”). Pertanto, i due decidono di risentirsi più tardi, al fine di stabilire con esattezza la data e l’ora dell’incontro con il potenziale compratore.
Effettivamente, alle 17.09 seguenti, VETERE ricontatta MUTO e gli conferma l’appuntamento per il lunedì successivo alle 15.30. Nella circostanza emerge la natura ambigua dell’affare, tanto che MUTO chiede garanzie sulla persona interessata all’acquisto e ammonisce VETERE a non rivelare la località in cui si trovano le mattonelle, poiché c’era in corso il fallimento della ditta da cui provenivano.
Come anticipato, il lunedì successivo (14.05.2012) le intercettazioni fanno registrare interessanti sviluppi in merito alla trattativa in esame: alle 13.36, MUTO Salvatore riceve la telefonata da parte del potenziale acquirente, identificato in CONTI Luigi, che afferma di aver avuto il suo numero da VETERE Pierino (“…CONTI Luigi: pronto, e buongiorno mi scusi, mi ha dato questo numero il signor Vetere Pietro…”).
Dopo i primi chiarimenti richiesti da MUTO, che mettono in luce la sua particolare circospezione (“…CONTI Luigi: volevo sapere se era possibile vedere le mattonelle della Marazzi? MUTO Salvatore: si ma lei chi...perchè io avevo un appuntamento con Piero oggi […] CONTI Luigi: volevo sapere se è possibile vedere queste piastrelle? MUTO Salvatore: abbiamo appuntamento dico, alle tre e mezza era con lei allora?...”) gli interessati cercano di concordare le modalità dell’appuntamento. E’ a quel punto che MUTO rivela al suo interlocutore che le piastrelle si
trovavano ad Asola
(“…MUTO Salvatore: ora lo chiamo, comunque dove ci... ci dobbiamo vedere a Cremona o no ascolta le piastrelle sono ad Asola…”), rinviando ad un successivo contatto la comunicazione dell’esatto indirizzo (“…MUTO Salvatore: allora la chiamo io dai! E le dico
l'indirizzo esatto, ok?...”).
Il giorno stabilito per il sopralluogo MUTO telefona a ROCCA Antonio per avvisarlo che l’incontro con la persona interessata era stato fissato per le ore 14.30/15.00 successive (“…MUTO Salvatore: mi ha chiamato quello lì delle mattonelle dice che ci possiamo vedere per le due mezza tre lì
ROCCA Antonio: e va bene!...”). Dai passaggi seguenti si evince inoltre che, all’appuntamento, ci sarebbe stato anche ROCCA Antonio e che le mattonelle si trovavano effettivamente ad Asola (MN) (“…MUTO Salvatore: io sto partendo ora da Cremona, ad Asola dobbiamo andare?
ROCCA Antonio: ad Asola! MUTO Salvatore: e mi fermo ad Asola e ti aspetto dai!...”).
Alle successive ore 14.46, MUTO ricontatta VETERE per lamentarsi del ritardo da parte del compratore (“…MUTO Salvatore: ma viene questo qui? […] MUTO Salvatore: è! Mi ha detto alle due e mezza, sono dalle due e mezza qui…”); VETERE lo rassicura ed aggiunge che avrebbe
chiamato l’interessato per sollecitarlo (“…VETERE Pierino: no ma arriva, se ti ha detto che arriva...arriva, può avere dieci minuti di ritardo ma arriva, comunque lo chiamo io lo stesso dai, lo chiamo lo stesso!...”).
Pochi secondi dopo, il potenziale acquirente telefona a MUTO, il quale gli indica di portarsi in Via Toscana nei pressi della ditta “Pompea” (nota azienda del settore tessile).
MUTO non conosce però l’esatta ubicazione del magazzino e quindi contatta immediatamente ROCCA Antonio per sapere dove recarsi. Questi è a sua volta in procinto di giungere all’appuntamento, ed è in compagnia di una terza persona che conosce l’esatta ubicazione delle
piastrelle
(“…MUTO Salvatore: dove sei? ROCCA Antonio: siamo qui dentro Asola, siamo lontani da loro (n.d.r rivolgendosi ad una persona in sua compagnia) dove sei alla Pompea? MUTO Salvatore: si…”); per questa ragione ROCCA passa il telefono al suo accompagnatore ma,
nonostante le indicazioni fornite, gli interessati decidono di incontrarsi nei pressi della Pompea, dove sarebbe arrivato anche il compratore.
La telefonata captata circa tre minuti dopo, evidenzia ancora una volta l’estrema circospezione di MUTO, il quale ricontatta ROCCA Antonio per sapere chi fosse la persona che gli aveva passato al telefono ma, soprattutto, per essere certo di poter parlare liberamente di tutto in sua presenza.
ROCCA tranquillizza MUTO, affermando che si trattava del proprietario delle piastrelle e che non ci sarebbe stato nessun tipo di problema.
I successivi passaggi svelano ulteriori dettagli in proposito, soprattutto in ordine ai rapporti tra ROCCA Antonio ed il titolare del materiale oggetto della trattativa. ROCCA dice infatti che, i proventi derivanti dalla vendita delle piastrelle, sarebbero andati quasi interamente a lui e a MUTO, mentre al proprietario sarebbe spettato solo “qualcosa” (“…ROCCA Antonio: Salvatò, ho capito, tiragliele a sei euro, non dico assai ma qualcosa gliela dobbiamo dare pure a lui, no? Ci arrabbiamo, facciamo...qualcosa gliela diamo e sta zitto...e gli altri sono i nostri...”).

Tali affermazioni trovano ulteriore e più completa spiegazione nel passaggio successivo, durante il quale emerge chiaramente come la trattativa sarebbe servita a ripianare un credito che ROCCA vantava nei confronti del titolare delle mattonelle:

MUTO Salvatore: ma questo non ti doveva dare...te li ha dati i soldi?

ROCCA Antonio: non mi ha dato niente...

MUTO Salvatore: pure parla...[…]
ROCCA Antonio: se ti litighi con tutti...no, non hai capito che voglio dire...se ti litighi con tutti...non lavori più, te ne devi andare, per dirti...

MUTO Salvatore: no, ma ho capito...i soldi ora se lui li prende di qua...non te li deve dare a te?

ROCCA Antonio: non me li deve dare, allora? Vedi pure...

MUTO Salvatore: quanto ti deve dare a te?

ROCCA Antonio: a me mi deve dare parecchio, Salvatò...

MUTO Salvatore: quanto?

ROCCA Antonio: scusa un poco, ho lavorato un anno e mezzo senza prendere soldi....


Inoltre gli indagati avevano previsto che, all’interno della trattativa, sarebbe rientrata anche la loro acquisizione di una parte di materiale

MUTO Salvatore: comunque...ascoltami a parte gli scherzi, domani ci vediamo che carichiamo le mattonelle mie, la?

ROCCA Antonio:...ride...si! Che cazzo mille metri sono...[…]

MUTO Salvatore: ma i mille metri lascia stare, i mille metri per l'appartamento di Cremona, quello giustamente li pago, non è quello il discorso...li prendo e vengono pagati, quanto sono? Cinquemila, tremila...quelle che sono le pago...però quello di Cutro che li mando così gliele faccio mettere, hai capito?...”).
L’attività di indagine è giunta a chiarire che il credito preteso da ROCCA riguardava una vicenda intercorsa con tale ZAMBONI Nicola, Sindaco Supplente della società SERENA REAL ESTATE s.p.a, con sede a Mantova in Via Altobelli nr.12, il cui amministratore unico è ROSSI Luca, identificato nel proprietario delle piastrelle, che rispondeva proprio al nome di Luca.
Nel mese di maggio si susseguono altri appuntamenti sia con il CONTI sia con altro acquirente interessato; tuttavia, anche per l’atteggiamento di Luca, che si rifiuta di accompagnare gli interessati nel luogo dove sono stoccate le piastrelle, ma pretende di riceverli nel suo ufficio, la vicenda segna una fase di stallo. Quest’ultimo episodio segnò sostanzialmente un tangibile distacco di MUTO Salvatore dalla questione.
Ciò nonostante, la vicenda conoscerà ulteriori e significativi sviluppi, che ne rappresentano la naturale evoluzione.
In primis è opportuno ribadire come la vicenda in esame, rivesta una particolare funzione esplicativa delle dinamiche associative proprie del sodalizio indagato, radicato sul territorio e chiaramente riconosciuto “all’esterno”, tanto da essere una sorta di punto di riferimento anche per
alcuni imprenditori locali impegnati nella gestione di attività illecite. La vicenda in esame nasce infatti nel mantovano, zona in cui l’autorevolezza criminale di LAMANNA Francesco è stata acclarata dalle risultanze investigative. Non è dunque casuale che, alcuni dei suoi più stretti collaboratori (MUTO Salvatore e ROCCA Antonio) siano chiamati in causa per gestire la vendita di piastrelle provenienti da una ditta prossima al fallimento, con l’evidente scopo di alienarne preventivamente i beni a scapito dei creditori.
Anche questo punto racchiude alcuni particolari che necessitano di essere ulteriormente commentati ed analizzati. Come accennato, ROCCA Antonio ha più volte affermato di vantare un credito dal titolare delle piastrelle, che gli aveva affidato la vendita del materiale per ripianare il passivo. Tale credito sembra essere lo stesso al centro del contenzioso che spinse ZAMBONI Nicola a denunciare le minacce subite da ROCCA Antonio nel novembre del 2011. Il denunciante è infatti Sindaco supplente della società SERENA REAL ESTATE s.p.a. di Mantova, il cui amministratore unico si identifica in ROSSI Luca. Lo stesso ROCCA, nel corso delle conversazioni telefoniche sopra illustrate, rivela che il proprietario delle piastrelle è proprio un certo Luca, il cui ufficio è ubicato a Mantova. Sulla base di tali elementi è quindi logico dedurre che il predetto possa effettivamente identificarsi in ROSSI Luca.
Quest’ultimo, che sembra avere stretti rapporti con ROCCA Antonio, entra in possesso delle piastrelle per ragioni non del tutto chiarite e ne affida la vendita a quest’ultimo, al fine di ottenere un duplice vantaggio: saldare il debito e alienare il materiale di illecita provenienza. Come si è
visto, la questione diviene subito un affare del sodalizio, come testimonia l’entrata in gioco d MUTO Salvatore e VETERE Pierino. Inoltre, dopo il fallimento della prima trattativa, le piastrelle saranno canalizzate all’interno dei circuiti gestiti dall’organizzazione, come testimonia il successivo
passaggio del materiale nelle disponibilità di BOLOGNINO Michele.
La partecipazione di questi all’affare emerge chiaramente dai dialoghi intercettati a partire dal 26.06.2012; in quella data, l’indagato viene infatti contattato da un certo Pino, al quale chiede se “Tonino” fosse stato interpellato a proposito delle mattonelle:

MICHELE: a me "soldi" (fonetico) mi danno domani... ma ci hai parlato con Tonino per le mattonelle…”.

Pino conferma, aggiungendo che il martedì seguente avrebbe potuto caricarle:

PINO: si glielo detto sì... per le mattonelle […] Martedì della settimana prossima viene con i metri che le caricate.

E’ ragionevole ipotizzare che il Tonino citato nella conversazione appena riportata, potesse identificarsi proprio in ROCCA Antonio. In effetti, dall’interrogazione alla Banca Dati SDI, risulta che quest’ultimo è stato più volte controllato in compagnia di LOPRETE Giuseppe (Pino), nato a
Mesoraca (CZ) il 25.09.1955. A tal proposito si rammenta che, l’utenza xxxx in uso al soggetto chiamato Pino della conversazione precedente, risulta intestata a LOPRETE Elisabetta; questa identità anagrafica nel cognome ha quindi accresciuto l’interesse investigativo sul conto di
LOPRETE Giuseppe il quale, in una denuncia di smarrimento presentata il 30.06.2010 presso il Comando Stazione CC di Curtatone (MN), aveva fornito come proprio recapito telefonico la suddetta utenza xxxx. E’ quindi evidente che l’interlocutore di BOLOGNINO Michele, chiamato semplicemente Pino, si identifichi di fatto in LOPRETE Giuseppe, più volte controllato in compagnia di ROCCA Antonio.
Il 10.07.2012, la questione viene affrontata nuovamente, tant’è vero che LOPRETE Giuseppe esorta BOLOGNINO a fargli sapere quando avrebbe voluto caricare il materiale. La richiesta era dettata dal fatto che, una terza persona (identificabile in ROCCA Antonio), avrebbe dovuto accordarsi con un altro soggetto per avere la chiave del magazzino in cui erano custodite le piastrelle, in modo da fare un unico viaggio (“…quello là (ndr. non specifica chi)", deve fissare un appuntamento per il giorno che dovranno andare là […] perchè quello deve dire a quello per la chiave e tutto... quando si viene si carica e basta hai capito?...”). E’ logico dedurre che LOPRETE volesse alludere a ROCCA Antonio, il quale avrebbe dovuto contattare Luca ROSSI per avere la disponibilità del materiale.
La vicenda si arricchisce ben presto della presenza di BOLOGNINO Sergio, fornendo ulteriore dimostrazione di come il sodalizio si stesse ormai muovendo in maniera corale nella gestione di un affare che appariva di considerevoli proporzioni.
In data 25.07.2012, è lo stesso LOPRETE ad informare direttamente BOLOGNINO Sergio che, nel pomeriggio, avrebbe incontrato Michele per visionare insieme delle piastrell.
In realtà, Michele si reca a Mantova per valutare il materiale soltanto il 26.07.2012, come comunica lui stesso a suo fratello; poi, alle successive ore 13.10, lo ricontatta per sapere se il giorno dopo fosse stato disponibile a recarsi ad un incontro insieme a “quello di Mantova”. Michele spiega
infatti che lui avrebbe organizzato i trasporti, in quanto avrebbero dovuto caricare 20 autotreni di piastrelle, mentre Sergio si sarebbe presentato all’appuntamento nella veste di “rappresentante”. Il materiale sarebbe poi stato prelevato il lunedì successivo (“…se chiudiamo.. così vai tu con un altro che io preparo i camion.. 20 autotreni di mattonelle carichiamo.. Vai tu... con quello qua di Mantova.. Pino nemmeno viene che lui facciamo che tu sei il rappresentante.. le cose.. le guardi... e poi io lunedì mattina carico. Facciamo che hanno ritirato il prezzo facciamo.. poi se la vede lui...”).
La telefonata del 28.07.2012 alle ore 19.39, chiarisce come BOLOGNINO Michele e ROCCA Antonio si sarebbero incontrati il giorno seguente, sebbene la questione fosse ancora legata alla conclusione di un’altra trattativa parallela, verosimilmente afferente il costo dei camion da
utilizzare per i trasporti delle mattonelle.
Come preannunciato, il giorno seguente (29.07.2012) LOPRETE Giuseppe contatta BOLOGNINO Michele e gli detta il numero di ROCCA Antonio, affinché i due possano prendere accordi diretti (“…LOPRETE Giuseppe: ascolta, tengo un numero di telefono e te lo devo dare, hai carta e penna? […] xxxx... Michele: ...di chi è? Pino: ...allora, questo qua è Tonino... chiama a Tonino...[…] ...tu vedi se chiami... e.. vedete come fate, capito?...”).

Il contatto con ROCCA Antonio si concretizza e BOLOGNINO Sergio preannuncia le imminenti operazioni di carico, demandando a suo fratello Michele gli accordi da prendere con LOPRETE.
La questione sembra quindi avviarsi verso una concreta attuazione e, in effetti, l’01.08.2012, BOLOGNINO Michele chiama un uomo, utilizzatore dell’utenza cellulare xxxx (intestata alla nota SECAV UNIPERSONALE S.R.L.), chiedendogli di scaricare le mail relative alle piastrelle.
La conversazione intercettata il giorno seguente (02.08.2012), rivela inoltre che un primo carico era già stato eseguito, mentre quello del giorno dopo era invece subordinato alla consegna da parte di BOLOGNINO Michele dei suoi documenti di identità:

BOLOGNINO Michele: ma quello là... oggi... voleva la patente da me.. vuole la carta di identità...[…] quello dove sono andato a caricare
le mattonelle […] Adesso mi manda un fax che vuole fotocopia della carta di identità altrimenti domani non mi fa caricare... ho chiamato a Tonino.
In effetti, alle successive ore 20.56, l’indagato riceve la telefonata di un certo Davide, con il quale concorda di vedersi la mattina seguente alle ore 07.00, salvo poi rimandare alle ore 08.00 poiché Luca non sarebbe arrivato in ufficio prima di quell’ora.
A questo punto è necessario soffermarsi sulla figura del predetto Davide, che si rivelerà assolutamente centrale nell’attribuire la giusta chiave di lettura ai fatti in esame, soprattutto nell’ottica delle evidenti connessioni con le vicende emerse dalle attività tecniche del Comando dell'Arma di Fiorenzuola d’Arda.
L’utenza utilizzata dal predetto è intestata alla società CAEM GROUP s.r.l il cui institore s’identifica in SANDRINI Davide.

Il fatto che, l’interlocutore di BOLOGNINO e l’institore della CAEM GROUP, rispondano entrambi al nome di Davide, fa presumere che in realtà
si tratti della medesima persona.
L’aspetto è maggiormente interessante se si considera che BOLOGNINO Michele, durante la telefonata del 26.07.2012 con suo fratello Sergio, aveva affermato che le piastrelle in questione si trovavano proprio nel mantovano. Di conseguenza, è facile dedurre che BOLOGNINO stesse
trattando il carico delle piastrelle proprio con SANDRINI Davide.
Tale ipotesi è ulteriormente suffragata da altri elementi di natura oggettiva: dalla visura camerale della CAEM GROUP emerge infatti che, tra i proprietari dell’azienda, figura anche la società ASOLEDIL s.r.l. in liquidazione, la quale possiede un’unità locale ad Asola (MN), in Via Puglia nr.54/56, dov’è attestato un magazzino.
Come si è visto nella prima parte, le conversazioni intercettate dai CC di Fiorenzuola d’Arda, avevano svelato che le piastrelle gestite da ROCCA Antonio e MUTO Salvatore, erano custodite proprio in un magazzino di Asola (MN), nelle vicinanze della Via Toscana (dov’è ubicato lo stabilimento POMPEA, dato come punto di riferimento per gli appuntamenti con i potenziali acquirenti).
Inoltre, anche Davide, nella telefonata del 02.08.2012 fa chiaramente intendere che il titolare del materiale è un soggetto di nome Luca, la cui presenza era necessaria per poter effettuare il carico.
Come si ricorderà, il medesimo dato era emerso anche durante le iniziali trattative gestite da ROCCA e MUTO, il che suona conferma del fatto che si tratta effettivamente delle stesse mattonelle.
Da ultimo, risulta che l’ASOLEDIL s.r.l. ha in atto la procedura di scioglimento e liquidazione, ed è di proprietà di SANDRINI Michele e dello stesso SANDRINI Davide.

Come concordato con Davide, il 3.8.2012 Michele BOLOGNINO invia i suoi camion per caricare le piastrelle, raccontando la complessità dell’operazione anche a DILETTO Alfonso. Durante la telefonata delle ore 16.56 del 03.08.2012, Michele sostiene infatti che la quantità di piastrelle da caricare è talmente elevata (viene quantificata in “60-70 bilici”) che risulta difficoltoso trovare una collocazione adeguata. Per questo motivo aveva interpellato anche lo zio di DILETTO, che sembra avere la disponibilità di un capannone (“…BOLOGNINO: eh... ero qua... ancora non sono sceso... no sono passato là da tuo zio... per il fatto del capannone... […] perchè... sto lavorando, però sto lavorando solo con quelle da me al capannone, però ormai è pieno...fuori dappertutto... […] già sto diventando pazzo ora... io già venerdì per caricare 5 bilici sono diventato pazzo... poi lunedì (inc.)... erano, erano...60 bilici...70 bilici erano... […] ed ora apposta le piastrelle... devo vedere da tuo zio... eh...eh...”).
Rilevante è il passaggio in cui DILETTO sostiene di aver saputo che gran parte del materiale doveva giungere in Calabria (“…DILETTO: ho capito... ma... lui mi aveva detto che forse il (inc.) lo sapeva e mi ha detto che... forse... che pensa che... dice forse le mandava qua? …”), a conferma di come fossero stati attivati i canali ricettivi riferibili all’organizzazione, la quale era già a conoscenza dei dettagli prima che BOLOGNINO iniziasse materialmente a caricare le piastrelle.
Ciò nonostante, Michele afferma di avere delle difficoltà in proposito, a causa dell’assenza di camion disponibili da parte di GIGLIO Giuseppe (“…BOLOGNINO: e li mando... dobbiamo trovare i camion... perchè ora non.. non c'è nessun camion che scende... e io ho (inc.)qua... […]
perchè Pino Giglio non ne ha camion che... di questi... che questi per le mattonelle sono dei camion apposta...”).
La questione concernente l’invio del materiale in Calabria, viene riproposta anche durante la telefonata del 06.08.2012 alle ore 08.27, allorquando LOPRETE Giuseppe chiede conferme in proposito a BOLOGNINO. Michele risponde che il progetto era in via di definizione e che avrebbe fatto il trasporto se avesse speso il “50%”. La titubanza dell’indagato era dovuta al fatto che, la persona con cui doveva compiere l’operazione, aveva a sua volta richiesto “il 50%” e, di conseguenza, avrebbero dovuto suddividere i guadagni. Alla fine, LOPRETE afferma che avrebbe parlato della questione con Tonino ROCCA.
Le conversazioni che vengono registrate nei giorni seguenti, danno contezza dei numerosi viaggi organizzati da BOLOGNINO per effettuare il carico del materiale, a testimonianza che le affermazioni registrate sull’ingente quantitativo di mattonelle erano veritiere.
Inoltre, nel corso della telefonata captata il 07.08.2012 alle ore 15.13, BOLOGNINO comunica alla sua compagna VRABIE Carmen (detta Sabrina), che parte del carico sarebbe stato depositato a Gualtieri (RE), probabilmente da GIGLIO Giuseppe.
Ulteriori conferme in tal senso giungono con la conversazione registrata l’08.08.2012 alle ore 09.56, che mette altresì in evidenza come i trasporti fossero stati eseguiti con i camion messi a disposizione da VERTINELLI Palmo. Nella circostanza, BOLOGNINO chiama infatti GIGLIO
Giuseppe e lo informa che, l’autista di VERTINELLI, stava attendendo l’arrivo di qualcuno che lo accompagnasse a prendere il muletto, in modo da poter scaricare le piastrelle “nell’altro capannone”.
Dopo queste prime fasi di particolare fermento, il 10.08.2012 Davide (SANDRINI) comunica che sarebbe andato in ferie al 27 agosto il che impone una pausa alle operazioni.
Arrivato il 27 agosto, Michele non riesce però a contattare Davide e discute della questione con suo fratello Sergio. BOLOGNINO precisa altresì di aver chiamato una terza persona, alla quale avrebbe riferito che non gli sarebbe stato pagato l’assegno se non fosse riuscito ad ultimare il carico, cosa che avrebbe dovuto riferire a Davide se lo avesse sentito (“…e quando devono andare i camion.. se tu lo senti digli vedi che noi non ti paghiamo l'assegno se non carichiamo le mattonelle eh!...[…] non c'è... sto chiamando a quello da stamattina e là non c'è.. perchè quello rientrava il 27 però oggi non mi risponde…”). BOLOGNINO Sergio conclude quindi la telefonata dicendo che avrebbe chiamato direttamente Luca (ROSSI) (“…adesso lo chiamo io Luca... ce l'ho qua il numero…”).
La telefonata di Sergio sortisce quindi l’effetto sperato, come testimonia la conversazione captata il 28.08.2012 alle ore 11.17. Michele chiede infatti al fratello se aveva “sentito quello delle mattonelle”, ricevendo conferma. Sergio dice di averlo chiamato il giorno prima (“…quello delle
mattonelle l'ho chiamato ieri…”) e che questi gli aveva poi mandato un messaggio, dicendogli che Davide sarebbe rientrato il 29 e che, pertanto, dal giorno 30 avrebbero potuto ricominciare a caricare (“….Mi ha mandato un messaggio dicendomi che questo qua è a ...?... che rientra gio...il
29 cioè domani e che si può caricare giorno 30….”). Ciò nonostante, Sergio aggiunge di aver sottolineato che gli accordi erano diversi e che, alla luce di ciò che era accaduto, gli avrebbe bloccato gli assegni (“…io gliel'ho detto... ho detto vedi che io ti ho fatto gli assegni, ti blocco gli
assegni...perche' gli accordi non erano così... eh ma cosa ci posso fare.. quello e' andato via.. ancora non e' tornato…”).
Nel contempo, le telefonate captate all’inizio di settembre, ripropongono l’argomento relativo al trasporto delle piastrelle in Calabria, che BOLOGNINO, stante l’impossibilità di servirsi dei mezzi di GIGLIO, sembrerebbe intenzionato ad effettuare attraverso una società consortile di Cutro.
Ecco quindi che, il 03.09.2012, viene registrata la telefonata con la quale BOLOGNINO Michele ed un uomo del predetto Consorzio, utilizzatore dell’utenza xxx, discutono su alcuni dettagli relativi al trasporto, funzionali alla definizione del prezzo. Michele spiega infatti che i viaggi dovrebbero essere effettuati da Mantova a Cutro e che, in ragione delle capacità di carico dei camion riferite dall’uomo, sarebbe stato necessario fare 35 o 40 viaggi.
Per completezza d’informazione, si rappresenta che la predetta utenza è intestata alla ditta “Associated Group Soc. Consortile a responsabilità limitata", con sede a Cutro in Via Nazionale 394, operante appunto nel settore degli autotrasporti.
I viaggi in Calabria assumono particolare valenza investigativa in ragione delle telefonate registrate il giorno seguente, dalle quali emerge anche l’interessamento di GRANDE ARACRI Nicolino.
Alle ore 17.29, GUALTIERI Antonio contatta infatti Michele BOLOGNINO e, dopo aver chiesto notizie sul suo stato di salute, apprende che questi sarebbe giunto in Calabria il giorno seguente.
Da quel momento, la conversazione si arricchisce di particolari notevolmente rilevanti: dapprima, attraverso un linguaggio codificato, GUALTIERI fa intendere al suo interlocutore di trovarsi in compagnia di GRANDE ARACRI Nicolino, asserendo di essere “dalla mamma”. Poi, facendosi portavoce di quest’ultimo, chiede a BOLOGNINO di rimandare la sua partenza, in quanto avrebbe dovuto recarsi da una terza persona per farsi latore di un messaggio (“…GUALTIERI: no ! non dovete venire giù... […] voi dovete andare lì...a incontrare la persona... […] sì... e dovete andare compare Michè... […] se no io devo salire su e poi devo scendere di nuovo...[…] e invece mi stanno riferendo che voi dovete andare e ci andate e ci parlate chiaro...[…] gli dite tutto quello che vi ho detto...”). Michele offre la sua disponibilità, aggiungendo che, comunque, avrebbe fatto il possibile per riuscire a partire ugualmente l’indomani (“…BOLOGNINO: tanto io domani ci vado la mattina presto e l'aereo poi lo prendo... se il biglietto è confermato io... (inc.) […] si, si, si, si... io vado, domani mattina vado, tanto io poi prendo l'aereo alle due... […] e alle quattro sono a Crotone...”).

La questione rivestiva evidentemente una notevole importanza per GRANDE ARACRI, come testimonia la particolare premura che GUALTIERI trasmette a BOLOGNINO (“…GUALTIERI: no io però lo voglio sapere anche per telefono...[…] BOLOGNINO: parlo con lui personalmente... sperando che c'è... GUALTIERI: si, eh... mi raccomando eh... BOLOGNINO: va bene vado io domani ...”).
Circa mezz’ora dopo, viene intercettata una seconda telefonata tra i predetti indagati, dalla quale si ha la chiara conferma che “la mamma”, cui fa riferimento Antonio GUALTIERI, sia effettivamente GRANDE ARACRI Nicolino. BOLOGNINO ne parla infatti utilizzando sempre il maschile, cosa che si ripete puntualmente ogni qualvolta l’argomento ricade appunto sulla “mamma” (“…GUALTIERI: che c’ho mia mamma qui che c'ha un dolore di testa che è una cosa incredibile... BOLOGNINO: (ride)... eh... io ce l'ho più di lui... io... […] digli che io sono malato veramente e lui no...”). Ciò conferma quanto riferito da svariati collaboratori, secondo i quali, il termine “mamma” viene utilizzato convenzionalmente dagli affiliati proprio per indicare il predetto boss.
GUALTIERI riprende quindi l’argomento della conversazione precedente, affermando che “la mamma” lo stava pressando perché voleva essere certo che BOLOGNINO portasse il messaggio alla persona in questione, indicata come “il dottore” (“…GUALTIERI: siccome ce l'ho vicino sta rompendo le scatole a me... […] allora mi fai la cortesia Michele... […] gli dici al dottore domani di bocca sua (per suo conto), quando viene qua (ndr. Il dottore)...”). Michele riconferma la sua disponibilità (“…BOLOGNINO: si, si... domani me la vedo io...”) e, nel contempo, chiede di informare GRANDE ARACRI di ciò che gli avevano comunicato “quelli del camion” (alludendo al Consorzio di Cutro), che avevano fatto richiesta di 1600 euro a viaggio (“…digli che quelli del camion mi hanno chiesto 1600 euro a viaggio...”). Il passaggio seguente rivela il comune interesse nella questione, tanto che BOLOGNINO vuole conoscere l’opinione del “socio” sulla loro eventuale convenienza economica (“…BOLOGNINO: se ci conviene 1660...1600 euro a viaggio, quaranta viaggi, quanti soldi sono ? GUALTIERI: e no...io ve ne do di più... e scusa...(inteso che con più viaggi deve abbassare il prezzo) BOLOGNINO: e... io... va bene quelli vogliono 1600 euro solo il trasporto... se ci conviene... […] fammelo.. fammelo sapere subito... digli che io sono più malato, mi dispiace per tua mamma però...”).
La risposta di GUALTIERI, che riporta in diretta le parole di GRANDE ARACRI, rendono il senso del rapporto esistente tra quest’ultimo e BOLOGNINO Michele, nel quale il boss ripone evidentemente particolare fiducia. GUALTIERI ritorna infatti “sull’imbasciata” che era stata affidata a BOLOGNINO, ed afferma che se l’avesse portata a compimento, avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa a GRANDE ARACRI (“…GUALTIERI: guarda mi sta dicendo che... mi sta dicendo che tu puoi chiedere tutto quello che vuoi... […] va bene ? Mi sta dicendo che mi puoi chiedere tutto quello che vuoi... poi dopo... BOLOGNINO: eh... va bene va domani... domani ti ho detto che domani sono lì e poi parto io... ”).
Le successive telefonate captate sull’argomento confermano che il trasporto delle mattonelle alla volta di Cutro sarebbe stato effettivamente eseguito dal predetto consorzio calabrese, che invia i suoi camion a Montecchio Emilia il 05.09.2012.


Sembra quindi potersi dire che le piastrelle hanno preso due diferenti vie: da un lato v’è il materiale stipato nel capannone di Montecchio Emilia, che il consorzio cutrese dovrà trasportare in Calabria, mentre, dall’altro, vi è il restante materiale ubicato ad Asola (MN), che Michele BOLOGNINO deve ancora finire di prelevare.
Nel tardo pomeriggio del 05.08.2012, egli contatta infatti SANDRINI Davide per chiedergli se la mattina seguente, sarebbe stato possibile caricare le piastrelle; SANDRINI conferma e su precisa richiesta di BOLOGNINO comunica che, l’esatto indirizzo presso il quale inviare i camion, è Via Puglia nr.54 di Asola (MN), ossia il capannone dell’ Asoledil (MN), società comproprietaria della CAEM GROUP srl di cui SANDRINI è institore.
Le telefonate intercettate il mattino seguente, forniscono l’ennesimo indicatore di come, il sodalizio emiliano, abbia partecipato coralmente all’affare mediante l’intervento diretto dei singoli affiliati e dei loro mezzi, messi al servizio dell’organizzazione per il raggiungimento delle proprie finalità illecite. Le conversazioni in parola rivelano, infatti, che il trasporto del restante materiale da Asola a Montecchio Emilia, sarà effettuato con i mezzi di MUTO Antonio.
In effetti, alle ore 05.59 del 06.12.2012, BOLOGNINO Michele chiama Davide SANDRINI per sapere se i camion di MUTO fossero arrivati sul posto.
Le successive telefonate danno invece conferma dell’avvenuto prelievo ed evidenziano altresì un episodio che, preso singolarmente, non avrebbe alcuna rilevanza ma che invece, analizzato alla luce dei fatti fin qui illustrati, offre lo spunto per alcune importanti riflessioni investigative.
Alle ore 09.55 di quella stessa mattina, BOLOGNINO racconta a RICHICHI Giuseppe che, uno dei camion di MUTO, aveva perso una pedana all’altezza di Casalmaggiore (CR), suscitando le preoccupazioni di RICHICHI su un eventuale intervento sul posto da parte della Polizia. I timori manifestati da RICHICHI, oltre a svelare per l’ennesima volta la natura fraudolenta della vicenda, inducono BOLOGNINO a contattare direttamente l’autista che conferma effettivamente l’accaduto, precisando di essersi allontanato ma di aver avvisato la ditta, che avrebbe mandato qualcuno sul posto per recuperare il materiale.
L’utenza utilizzata dall’autista, risulta intestata a SIBILLA Giancarlo, nato a Crotone il 16.04.1974 il quale, da accertamenti esperiti presso la Banca Dati INPS, all’epoca dei fatti era effettivamente dipendente della società AUTOTRASPORTI MUTO s.r.l., con sede a Gualtieri (RE) in Via Don Minzoni nr.1; le indagini hanno inoltre accertato che egli ha svolto, nel tempo attività di autotrasportatore per VERTINELLI, la RANIERI Autotrasporti s.r.l. e la ditta MENDICINO Tommaso, queste ultime due proprietarie dell’ASSOCIATED GROUP di Cutro, cioè il consorzio che si doveva occupare di trasportare le piastrelle in Calabria.
Nei giorni successivi vengono captate diverse telefonate dalle quali si evince che i carichi di piastrelle stavano proseguendo senza sosta, nonostante BOLOGNINO Michele si trovasse in Calabria. Di conseguenza, l’indagato aveva affidato a RICHICHI Giuseppe la gestione dei trasporti, esortandolo a depositare il materiale da GIGLIO Giuseppe qualora non fosse bastato lo spazio presso il capannone di Montecchio Emilia.
Nel frattempo, parte del materiale destinato alla Calabria, era giunta a destinazione senza riscuotere però particolare successo. Ciò si evince chiaramente dalle parole dello stesso BOLOGNINO Michele, registrate il 10.09.2012, nel corso di una conversazione con RICHICHI Giuseppe.
Michele, che era appena rientrato in Emilia, racconta infatti che le piastrelle non erano piaciute,trattandosi probabilmente di un modello fuori produzione.
Ciò nonostante i trasporti proseguono ugualmente, anche grazie alla partecipazione diretta di VERTINELLI Palmo, evidentemente interpellato da BOLOGNINO.
L’aspetto di maggiore interesse è però costituito dalla partecipazione di GIGLIO Giulio, soprattutto alla luce dei futuri sviluppi investigativi.
La conversazione intercettata il 13.09.2012 alle 12.41, fa chiaramente intendere che, alcuni camion di GIGLIO Giulio, avevano caricato svariati bancali di piastrelle, dai quali, al dire di BOLOGNINO, sembravano mancarne trentasette. Ciò induce a depositare e mettere sotto chiave il
materiale presso il capannone di GIGLIO, al fine di evitare ulteriori sottrazioni di materiale.

Nel frattempo, BOLOGNINO si era già adoperato per cercare degli acquirenti all’interno del circuito relazionale contiguo alla consorteria. Difatti, nonostante l’iniziale scarso gradimento, le conversazioni che si erano susseguite in quei giorni, avevano svelato il concreto interessamento all’acquisto da parte di un certo Nino ROCCA.
La telefonata del 15.09.2012 alle ore 09.02, rivela infatti che la trattativa era andata a buon fine, tant’è vero che il predetto chiede a BOLOGNINO dove dovrà recarsi per caricare le piastrelle.
L’aspetto di maggiore interesse, è però costituito dall’ubicazione del materiale, che durante la conversazione si capisce chiaramente essere a Cutro. Ciò induce pertanto a formulare un’altra considerazione di sicura rilevanza investigativa: il materiale era stato portato in Calabria dal consorzio cutrese ASSOCIATED GROUP che, come si è visto in precedenza, aveva più che probabili compartecipazioni con le società di autotrasporto riconducibili al sodalizio emiliano. Il fatto che BOLOGNINO Michele si fosse consultato con GRANDE ARACRI Nicolino sui costi del trasporto e che le piastrelle si trovassero a Cutro, certifica oggettivamente che il predetto GRANDE ARACRI fosse il destinatario del materiale.
L’interessamento corale del sodalizio emiliano, si manifesta anche attraverso il coinvolgimento di GUALTIERI Antonio, che si adopera direttamente nel reperire potenziali acquirenti reggiani.

In data 17.09.2012 alle ore 12.07, GUALTIERI suggerisce infatti a BOLOGNINO Michele di contattare i rivenditori di Reggio Emilia, come ad esempio tale BONACINI (“…ascoltate un attimo. Ma voi a questi rivenditori che ci sono a Reggio Emilia, ci siete andati per caso all'Iris... da Bonacini.. no?..”). Michele accetta la proposta e chiede al suo interlocutore di seguire personalmente la trattativa, dandogli anche indicazioni sull’eventuale prezzo da concordare (“…vedete voi compare Toni.. GUALTIERI: ah? Michele: vedete voi! GUALTIERI: eh.. il prezzo di cui dobbiamo parlare con questo.. o faccio venire fino là e glieli faccio vedere le piastrelle MICHELE: ma gliele fate vedere che trattiamo..Se se le prendono tutte gliele do anche a 3 euro…”).
Non è dunque un caso che GUALTIERI Antonio, intervenuto direttamente nella vendita delle piastrelle acquisite da BOLOGNINO Michele, suggerisca di interpellare BONACINI Francesco proprio nello stesso periodo in cui FLORO VITO Gianni aveva iniziato a trattare l’acquisizione di un ramo d’azienda della STAR GRES. Si deduce quindi che GUALTIERI, pur non avendo avuto un ruolo diretto nella suddetta vicenda, ne fosse perfettamente a conoscenza in virtù della sua appartenenza al sodalizio emiliano.
La conferma oggettiva a quanto fin qui asserito, giunge con le telefonate intercettate il 22 ed il 24 settembre 2012, che svelano come FLORO VITO Gianni si stesse personalmente adoperando per proporre a BONACINI Francesco l’acquisto delle piastrelle.
Il 22.09.2012 alle ore 07.451, FLORO VITO Gianni chiama BOLOGNINO Michele e gli comunica di essere diretto a Sassuolo per “fare l’ambasciata delle mattonelle”.
Sulla base delle risultanze investigative sopra illustrate, si può logicamente dedurre che FLORO VITO si stesse recando proprio da BONACINI, considerazione che trova ulteriore riscontro nel fatto che, la STAR GRES, aveva un’unità locale a Sassuolo in Via Circonvallazione Nord Est nr.52.
La questione sembra procedere positivamente, tant’è vero che due giorni dopo, i due indagati tornano nuovamente a sentirsi e FLORO VITO chiede di poter avere dei campioni da mostrare al potenziale acquirente.

Altri elementi di particolare rilievo, sono quelli che emergono dalla telefonata intercettata il 25.09.2012 alle ore 17.12, intercorsa tra RICHICHI Giuseppe e SANDRINI Davide. In sostanza, i predetti fanno una sorta di rapido conteggio degli ultimi viaggi, tutti effettuati con il camion targato
CK133LN.
Si è visto che gran parte delle piastrelle era destinata ad essere trasportata in Calabria, dove una prima tranche di materiale era già stato acquisito da un certo Nino ROCCA. Le successive risultanze investigative, derivanti dalle attività tecniche di intercettazione, hanno tuttavia permesso di cristallizzare uno scenario più ampio e dalla valenza investigativa di assoluto rilievo.
Si è visto [supra, capo 87), affare delle imbarcazioni] Michele BOLOGNINO , personaggio di primo piano, sia in funzione dei suoi contatti diretti con GRANDE ARACRI Nicolino (che periodicamente incontra in occasione dei suoi viaggi in Calabria) che per il ruolo svolto all’interno della “compagine emiliana”, ha frequenti contatti con importanti personaggi riconducibili alle cosche di ’ndrangheta originarie di Gioiosa Ionica (RC) operanti a Torino, come OPPEDISANO Giuseppe Domenico e URSINI Mario.
Sulla base di quanto emerso, l’accertata sinergia tra la cosca cutrese e quella gioiosana si è verosimilmente riproposta nel capoluogo piemontese, dando vita ad una solida collaborazione tra le propaggini criminali dislocate sull’asse Piemonte – Emilia Romagna.
Il 24.09.2012 vengono infatti registrate alcune telefonate dalle quali si evince che OPPEDISANO Giuseppe Domenico si sarebbe recato proprio presso il capannone di Montecchio Emilia per incontrare BOLOGNINO Michele.
Una volta insieme, alle ore 19.34, BOLOGNINO Michele telefona alla sua compagna ma, mentre è in attesa che la donna risponda, viene captata una frase dalla quale si evince che in compagnia dell’indagato e di OPPEDISANO ci fosse anche URSINI Mario (“…puoi dire che lo troviamo...quando carica.. lo troviamo... che quei metri li troviamo come vuoi tu. Ti stò dicendo che glieli dò tutti compare Mà!...”).
L’incontro sembra essere finalizzato proprio alla vendita delle piastrelle, delle quali BOLOGNINO Michele era in possesso.
In effetti, le conversazioni captate in proposito, rivelano come OPPEDISANO (ed URSINI), dopo l’incontro del 24 settembre, indirizzi da BOLOGNINO Michele soggetti interessati all’acquisto delle piastrelle e ad intraprendere ulteriori affari, come ad esempio la fornitura di ferro per i cantieri gestiti da BIANCHINI Augusto.
L’intervento di URSINI e di OPPEDISANO, conduce così alla collaborazione tra BOLOGNINO Michele e BUTTIGLIERI Salvatore, personaggio legato alle cosche operanti a Gioisa Ionica (RC). Nel corso di alcune telefonate intercorse il 25 settembre 2012, era infatti emerso come
OPPEDISANO avesse inviato presso BOLOGNINO Michele dei soggetti non meglio indicati, che in quei giorni si trovavano a Bologna in occasione del CERSAIE (salone internazionale della ceramica per l'edilizia e l'arredobagno) e che erano interessati all’acquisto delle mattonelle.
Ulteriori indicazioni sui predetti personaggi, giungono con la conversazione intercettata il 26.09.2012; l’indagato comunica a tale Pasquale di aver ricevuto presso il suo capannone alcuni costruttori di Gioiosa Ionica (RC) interessati all’acquisto delle piastrelle, ponendo altresì l’accento
sul fatto che si trattava dei figli di tale BUTTIGLIERI, al quale in Calabria avevano “sequestrato tutte le cose” (“….quei figlioli di Gioiosa...?... quello.. che penso che lo conosci… i figli di Buttiglieri.. non so chi è.. quello che gli hanno sequestrato tutte le cose laggiù.. quello grossicello...
l'Audi A6...”).
Il 27.09.2012, OPPEDISANO (e forse URSINI) torna a Montecchio insieme ad altri costruttori (“…BOLOGNINO: vedi che ieri sono venuti quelli DOMENICO: si.. mi ha chiamato poi ieri.. poi stasera ci vediamo e parliamo.. verso le sette e mezza.. otto.. (h 20.00) sono lì al ristorante…[…] no.. tanto.. sapete perchè.. che scendono pure altri costruttori che erano interessati pure.. scendono con noi.. avete capito?...”).
L’imminente arrivo dei “gioiosani” viene comunicato da Michele BOLOGNINO anche a DILETTO Alfonso, il quale viene invitato a partecipare all’incontro che ci sarà in serata presso il ristorante di Montecchio, anche per discutere della questione “del ferro” (“…BOLOGNINO: io.. si.. stasera vengono loro.. e te l'ho detto oggi.. io pensavo che- ci vedevamo per quell'altro fatto.. non ci siamo visti per il lavoro del ferro.. vieni stasera.. vieni là dai..”).
In data 01.10.2012 alle ore 10.30, BOLOGNINO Michele viene effettivamente contattato da un uomo che, dopo essersi presentato come “Buttiglieri di Gioiosa”, entra subito nel vivo della conversazione, afferente appunto la fornitura di piastrelle e le modalità di trasporto delle stesse in
Calabria.
Dello stesso tenore risulta essere la telefonata del 02.10.2012 alle ore 10.43, durante la quale BUTTIGLIERI chiede a BOLOGNINO di procedere dapprima al carico dei pavimenti, mentre quello delle piastrelle per rivestimenti sarebbe stato effettuato successivamente.
La collaborazione con BUTTIGLIERI si era quindi evoluta positivamente, come testimoniano le parole dello stesso BOLOGNINO, il quale, con toni entusiastici, comunica ad un certo Saverio di aver venduto tutte le piastrelle a dei compratori di Gioiosa Ionica (“…le piastrelle. Tutte le abbiamo vendute Savè. Tutte le abbiamo vendute. Tutte! Domani cominciano ad arrivare i camion per Gioiosa.. per Reggio Calabria…”).
Gli accertamenti esperiti sul conto del BUTTIGLIERI hanno così permesso di appurare che a Gioiosa Ionica (RC) ha sede una rivendita di ceramiche rispondente al nome di “Ceramiche Buttiglieri”, il cui titolare risulta essere BUTTIGLIERI Salvatore, che risulta essere stato oggetto, nel settembre del 2010, di un provvedimento di confisca dei beni connesso ad attività antimafia sviluppate nella provincia di Reggio Calabria.
Non v’è dubbio che il BUTTIGLIERI sia colui al quale si riferisce BOLOGNINO nella conversazione con lo sconosciuto Pasquale.
In data 03.10.2012, BOLOGNINO Michele contatta BUTTIGLIERI Salvatore e gli chiede un recapito fax per inviargli “ le cose di cui aveva bisogno”.
In effetti, pochi minuti dopo, il monitoraggio dell’utenza di rete fissa in uso all’indagato, consente di captare l’invio di quattro pagine di fax al numero che aveva precedentemente fornito BUTTIGLIERI. Si tratta di una fattura (recante il numero progressivo 213) relativa alla fornitura di
un considerevole quantitativo di mattonelle di varia tipologia, emessa dalla ditta
SERENA REAL ESTATE & SERVICE S.p.A. di Mantova a favore dell'Impresa SECAV SRL di Roverchiara (VR).
Tale acquisizione ripropone per l’ennesima volta, l’utilizzo strumentale di articolati meccanismi contabili. Il documento in esame attesterebbe, infatti, come, la REAL ESTATE spa, avesse fornito le piastrelle alla SECAV srl. In realtà, gli elementi emersi fino a quel punto, rendono evidente che si tratti di un documento falso, circostanza del resto resa chiaramente palese dall’alterazione delle colonne relative agli importi, che sono stati palesemente cancellati.
Il documento fornisce al contrario prova dell’utilizzo strumentale della SERENA REAL ESTATE, società della quale, come già visto, Luca ROSSI era amministratore unico e che risultava proprietaria delle piastrelle, sebbene le stesse fossero custodite all’interno del magazzino della ASOLEDIL S.r.l. di Asola (MN).

L’intercettazione del fax inviato da BOLOGNINO Michele a BUTTIGLIERI Salvatore conferma pienamente tale ipotesi, sebbene la fattura indicasse l’acquisto delle piastrelle da parte della SECAV S.r.l.. Le conversazioni intercettate chiariscono in modo del tutto inequivocabile che il suddetto
materiale è passato direttamente nelle disponibilità di BOLOGNINO Michele, senza nessun coinvolgimento reale da parte della SECAV. Inoltre, per meglio chiarire l’azione sinergica degli indagati, giova precisare che la SECAV è un’impresa riconducibile a VERTINELLI Palmo.
Quasi contemporaneamente, BOLOGNINO riceve un fax da parte di BUTTIGLIERI, recante semplicemente il timbro della ditta CVR di PUGLIESE Saverio operante anch’essa nel settore del commercio all’ingrosso di materiale edile.
Qualche ora più tardi, BOLOGNINO informa BUTTIGLIERI di aver caricato due camion con merce dello stesso tipo (“…tutta la stessa partita.. quella grossa…”).
In data 08.10.2012, BUTTIGLIERI invia un altro fax all’attenzione di BOLOGNINO Michele, sempre utilizzando l’utenza della ditta CVR; si tratta di un unico foglio col quale viene comunicato il nome e l’indirizzo della ditta presso la quale verranno scaricate 34 pedane di piastrelle (FALP
s.r.l. di Vibo Valentia).
Anche in questo caso, pochi minuti dopo l’invio del fax, BUTTIGLIERI chiede conferma telefonica circa l’avvenuta ricezione e ribadisce ciò che era contenuto nel foglio appena trasmesso, ovvero che il successivo carico di piastrelle sarebbe stato consegnato a Vibo Valentia.
Infine, BUTTIGLIERI chiede conferma circa la disponibilità di uno specifico tipo di mattonella (60 x 60), ma BOLOGNINO afferma di dover verificare “da un’altra parte”; tale affermazione conferma quindi l’esistenza di più depositi in uso al sodalizio.
Una telefonata di particolare importanza, è quella registrata il 19.10.2012 alle ore 17.49, dalla quale giungono chiare conferme di come la collaborazione tra BOLOGNINO e BUTTIGLIERI sia passata attraverso la mediazione di Mario URSINI.
BUTTIGLIERI afferma infatti che “lo zio Mario” era andato a trovarlo il giorno prima e gli aveva riferito che Michele aveva la disponibilità di alcuni rivestimenti a Crotone (“….Buttiglieri: "dove avete quel materiale che mi diceva lo zio. che è venuto ieri a trovarmi". Michele: "chi?". Buttiglieri:
"lo zio mario è venuto a trovarmi ieri e mi diceva che avete rivestimenti a Crotone.. non so..". Michele: "a Crotone.. ma devo venire io Sasà").
I due rimandano quindi ulteriori dettagli al loro incontro, che sarebbe avvenuto non appena Michele si fosse recato in Calabria.
A partire dalle ore 07.53 del 26.10.2012, viene captata una serie di telefonate attraverso le quali si evince come, nel corso della mattinata, un camion inviato da BUTTIGLIERI avrebbe dovuto effettuare un ennesimo carico di piastrelle. Per tale motivo BOLOGNINO Michele, che in quel
frangente si trovava in Calabria, organizza le operazioni telefonicamente, servendosi di alcuni personaggi di sua fiducia.
Difatti ALLELUIA Lauro viene incaricato di attendere l’arrivo del camion a Montecchio, in quanto avrebbe dovuto condurre l’autista fino a Gualtieri, dov’era stipato il materiale.
Nel contempo, BOLOGNINO si accorda con GIGLIO Giulio affinché Francesco (genero di BOLOGNINO), una volta arrivato il camion presso la sede della GIGLIO s.r.l. (Gualtieri, Via Simonini), prelevasse un muletto ed accompagnasse Lauro e l’autista presso il deposito delle piastrelle per effettuare il carico (“…BOLOGNINO Michele: tu vai da Pino, poi il genero mio Francesco, e ti accompagna lui.. Lui con il muletto e caricate….[…] ci sono una decina di camion là!". Lauro: "ci sono 10 camion ancora là?". Michele: "di più penso...”) .
Un dato estremamente significativo nell’ottica dei successivi sviluppi, è quello emerso nel corso della telefonata registrata alle ore 09.25; RICHICHI contatta infatti Francesco e, dopo aver domandato se questi si trovasse al “ primo o al secondo capannone”, lo esorta a portare fuori il
muletto in quanto Lauro era arrivato.
Le conversazioni registrate in precedenza avevano infatti evidenziato come il materiale non fosse presso la GIGLIO srl., ma si trovasse presso un altro deposito. L’affermazione di RICHICHI circa la presenza di Francesco presso “il primo o il secondo”, faceva però intuire che le piastrelle fossero stipate presso un capannone direttamente riconducibile alla ditta GIGLIO.
In effetti, le successive telefonate intercorse tra gli interessati, danno piena conferma di quanto ipotizzato; alle ore 10.20 Lauro contatta RICHICHI per avere indicazioni su come procedere, in quanto il cancello del magazzino recava i sigilli dell’Autorità Giudiziaria in relazione al sequestro dell’area (“…qua ci stanno tutti i sigilli dei sequestri.. se arriva qualcuno che gli dobbiamo dire? il cancello era bloccato con i fogli del Tribunale.. che gli diciamo se arriva qualcuno?...”).

RICHICHI esorta Lauro ad effettuare le operazioni il più rapidamente possibile e a riferire, in caso di eventuali problemi, che le piastrelle sono di proprietà della SECAV (digli che la roba è della SECAV…”), salvo poi richiamarlo per esortarlo a caricare il più in fretta possibile “soltanto” venti bancali.
E’ evidente che in tale converszione viene ripresa l’apparenza documentale emergente dal fax sopra richiamato.
I dati emersi fino a quel momento in relazione ad un secondo capannone, sito a Gualtieri e nelle disponibilità della GIGLIO srl., avevano fatto dedurre che il deposito delle mattonelle potesse essere il magazzino della S.I.C.E s.r.l., azienda di fatto gestita da GIGLIO Giuseppe, sebbene il
titolare formale fosse suo cognato CURCIO Domenico. Inoltre, la ditta ha sede legale a Montecchio Emilia in Strada Calerno nr.12 ed un ufficio operativo e amministrativo a Gualtieri (RE) in Via Bigi 8/14. Il giorno prima delle suddette conversazioni telefoniche, e cioè il 25.10.2012, il curatore fallimentare incaricato dal Tribunale di Reggio Emilia nell’ambito della procedura fallimentare della società S.I.C.E. s.r.l., aveva apposto i sigilli al predetto ufficio di Via Bigi.
Appariva dunque evidente che il magazzino sottoposto a sequestro, presso il quale gli interessati stavano prelevando le mattonelle fosse proprio quello della S.I.C.E.; di conseguenza veniva immediatamente allertato il Comando Stazione Carabinieri di Gualtieri (RE) affinché effettuasse le
opportune verifiche in proposito, anche al fine di interrompere l’eventuale commissione di reati.
La pattuglia intervenuta sul posto constatava che i sigilli erano stati effettivamente rimossi da un gruppo di individui intenti a prelevare parte delle piastrelle ivi depositate, che venivano identificati in FLORIO Francesco, ALLELUIA Lauro, SARACO Giuseppe.
Una volta condotti in caserma i tre fornivano però una versione del tutto difforme da ciò che si era invece acclarato attraverso le attività tecniche di captazione.

In particolare, FLORIO si assumeva la integrale responsabilità della violazione dei sigilli, asserendo di essersi recato in loco su richiesta di GIGLIO Giulio (datore di lavoro di FLORIO e rappresentante della GIGLIO s.r.l., società utilizzatrice dell’immobile di via Bigi cui erano apposti i
sigilli) per “trasportare altrove” le piastrelle e che gli altri operai erano sopraggiunti in un secondo momento.
Nella circostanza veniva dichiarato che la merce era di proprietà della società SECAV s.r.l. di Roverchiara (VR), ed era esibita documentazione parte della quale corrispondeva esattamente ai fax che BOLOGNINO aveva inviato a BUTTIGLIERI Salvatore il 03.10.2012.
In realtà, l’intreccio delle conversazioni captate durante lo svolgersi dei fatti in esame pone nuovamente l’accento sul ruolo di vertice rivestito da BOLOGNINO Michele, che sovrintende inequivocabilmente alla gestione dell’affare.

Durante le fasi iniziali dell’intervento, FLORIO contatta infatti RICHICHI Giuseppe per avvisarlo dell’accaduto e per avere indicazioni sulla versione che avrebbe dovuto riferire ai carabinieri.
RICHICHI lo esorta dapprima a contattare GIGLIO Giulio ma, dopo aver appreso che questi era irraggiungibile, lo invita a richiamarlo una volta arrivato in caserma per farlo parlare con gli operanti, ai quali avrebbe riferito che le piastrelle erano di sua proprietà.
FLORIO si attiene alle indicazioni ricevute e difatti, alle successive 11.04, richiama RICHICHI e lo fa parlare al telefono con un carabiniere. La conversazione è però brevissima poiché il militare, dopo aver chiesto le generalità del suo interlocutore, ripassa l’apparecchio a Francesco a causa del tono alterato utilizzato da RICHICHI.
Circa mezz’ora dopo, FRANCESCO richiama RICHICHI (anche lui si trova in Calabria insieme a BOLOGNINO e GIGLIO Giuseppe) esortandolo ad adoperarsi affinché BOLOGNINO dica a GIGLIO Giulio di recarsi in caserma per chiarire la vicenda (“….Francesco: di chiamare a Giulio (ndr - Giglio Giulio) .. digli a Michele.. […] si chiama a Giulio.. digli di chiamare a Giulio.. […] che dice lui.. fatture.. bolle.. non so.. fai in modo che mi chiami.. […] risulta che rubo.. dicono che ho rubato.. […] ho spaccato i sigilli.. no.. non ti passo a nessuno.. Giulio deve venire qua ora.. fai in modo che parli a coso.. che chiami mio suocero..”).
Nel dettaglio FRANCESCO riferisce di aver bisogno dei documenti attestanti la provenienza delle mattonelle in quanto, oltre alla violazione dei sigilli, avrebbe risposto anche di furto (“…Francesco: risulta che rubo.. dicono che ho rubato.. […] ho spaccato i sigilli.. no.. non ti passo
a nessuno.. Giulio deve venire qua ora.. fai in modo che parli a coso.. che chiami mio suocero…”).
RICHICHI sottolinea che in quel momento BOLOGNINO non era insieme a lui, affermando soltanto che era impegnato.
Nonostante l’impegno di BOLOGNINO, RICHICHI effettua ugualmente diverse chiamate al suo indirizzo in rapida successione, riuscendo a contattarlo soltanto alle ore 12.20.
In quel frangente Michele afferma di essersi liberato poco prima, lasciando altresì intendere di non essere da solo (“…BOLOGNINO: stiamo andando da Pino.. ora abbiamo finito qua..” ). RICHICHI lo informa immediatamente dell’accaduto e i due concordano di vedersi da lì a poco
presso l’agriturismo di GIGLIO Giuseppe a Capocolonna (KR) (“…RICHICHI: chiama.. chiama subito.. ma ci vediamo all'Esso ci vediamo? BOLOGNINO: no.. no.. no.. là da Pino.. […] BOLOGNINO: da Pino.. RICHICHI: si.. si.. ok.. ciao.. BOLOGNINO: andiamo a mangiare là…”).
Ricevute sommarie informazioni sull’episodio, anche Michele indica al genero di sostenere la tesi secondo la quale le piastrelle sono di proprietà della SECAV (“…FRANCESCO: "di chi erano.. di chi non erano...". Michele: "della Secaf i mattoni"…”). La conversazione svela inoltre come
GIGLIO Giulio fosse nel frattempo intervenuto personalmente.
Da quel momento, si susseguono una serie di telefonate attraverso le quali BOLOGNINO Michele cerca di reperire “le fatture”, al fine di poterle produrre ai carabinieri per attestare la provenienza della merce. Non riuscendo però a trovare la sua copia della predetta documentazione contabile, BOLOGNINO Michele contatta BUTTIGLIERI Salvatore, chiedendogli di inviare via fax le fatture che gli aveva trasmesso giorni prima (“…quelle fatture che vi ho mandato io...che ora vi chiamo tra 5 minuti...me le girate via fax che le mando là. ..”).

L’episodio appena esaminato, stoppa per alcuni giorni l’operatività di BOLOGNINO, che si ritrova con le piastrelle bloccate all’interno del magazzino di Gualtieri (RE).
E’ anche per questo motivo che GIGLIO sollecita l’intervento del curatore fallimentare affinché conceda l’autorizzazione al prelievo del materiale, cosa che effettivamente accade qualche giorno dopo.
Il 29.10.2012, BOLOGNINO Michele contatta infatti BUTTIGLIERI Salvatore per comunicargli che le piastrelle sono state “sbloccate” e che, di conseguenza, sarà possibile completare il carico.
Nonostante ciò, BUTTIGLIERI non ha l’immediata disponibilità di camion e BOLOGNINO, che vuole liberare al più presto il capannone della S.I.C.E. (“…BOLOGNINO M.: no per me, no. Però ora sapete qual'è il fatto? Perchè adesso sto vedendo di organizzare perchè voglio portarmele a Montecchio. Perchè da là si devono togliere tutte in una volta adesso. Le vogliono tolte!...”), si rivolge a VERTINELLI Palmo (“…RICHICHI: e dove le portiamo? ma Vertinelli.. tu lo chiami a Palmo? […] BOLOGNINO Michele: e sto aspettando Vertinelli che mi da una risposta. Sto
aspettando ad Andrea... come arriva ti dico.. Ancora non mi hanno dato una risposta!...”).
Le telefonate captate tra il 09 e il 12 novembre 2012, confermano come VERTINELLI abbia effettivamente dato la sua disponibilità al trasporto delle mattonelle, non solo da Gualtieri a Montecchio, ma anche verso la Calabria.
Alle 11.17 del 09.11.2012, VERTINELLI Palmo informa RICHICHI Giuseppe che il camion stava per arrivare in Via Bigi per caricare le piastrelle. In quel frangente, RICHICHI afferma che avrebbe caricato anche alcuni pacchi di piastrelle senza bolla destinati a tale Franco, titolare di un
magazzino in Calabria, che le avrebbe poi rivendute senza difficoltà.
L’ 11.11.2012, RICHICHI avvisa suo cognato Mimmo che, la sera seguente, sarebbero arrivati due camion di VERTINELLI con le piastrelle; la stessa cosa fa BOLOGNINO Michele, che il 12.11.2012, alle ore 11.571278, informa BUTTIGLIERI Salvatore che in giornata sarebbero arrivati
“altri due camion”, volendo alludere chiaramente ai mezzi di VERTINELLI.
L’intreccio di interessi tra quest’ultimo, BOLOGNINO Michele e BUTTIGLIERI Salvatore, si ripropone nuovamente a partire dal 25.11.2012, ma questa volta i contatti sono finalizzati a regolare il pagamento dei trasporti effettuati da VERTINELLI.
L’aspetto di maggiore rilevanza è però costituito dalla forte connotazione associativa che, ancora una volta, emerge prepotentemente e che mette in luce la sinergia con la cosca cutrese capeggiata da GRANDE ARACRI Nicolino.
Le conversazioni captate all’interno del capannone di Montecchio Emilia tra BOLOGNINO Michele e VERTINELLI Palmo, suggeriscono infatti alcune considerazioni di primaria valenza investigativa, soprattutto per ciò che concerne il riconoscimento dei proventi alla “casa madre”, non
solo come atto simbolico ma soprattutto in ragione di una concreta partecipazione nell’affare, che come si è visto abbraccia un circuito commerciale riconducibile alla ’ndrangheta e localizzato in Calabria, dove giunge gran parte del materiale.

Nel corso del dialogo registrato alle ore 10.29 del 25.11.2012, VERTINELLI apprende da BOLOGNINO Michele che un emissario di GRANDE ARACRI Nicolino lo aveva cercato, per comunicargli che il predetto boss desiderava vederlo con urgenza. BOLOGNINO dice infatti che la
sera prima era stato da lui tale “Gaetaneddu, genero di Nicola” il quale non conosceva però il motivo della convocazione (“…BOLOGNINO Michele: vedi che sono venuti ieri sera.. […] BOLOGNINO Michele: che ti vuole a te urgente.. (inc).. vado e lo trovo io e glielo dico io..
VERTINELLI Palmo: ma chi è venuto? BOLOGNINO Michele: il genero è venuto.. non so.. […] BOLOGNINO Michele: no il genero di Nicola.. VERTINELLI Palmo: e chi è? BOLOGNINO Michele: Gaetaneddu.. (ndr - Gaetano..) (inc) VERTINELLI Palmo: “ma iva truandu a mia?”
(ndr - tradotto: "cercava me?") BOLOGNINO Michele: gli ho detto io Gaetà sai qualcosa.. no.. io non so.. a me non ha detto niente…”).
Il soggetto in questione, sulla scorta delle risultanze investigative emerse fino a quel momento ed in virtù degli elementi citati dallo stesso BOLOGNINO, si identifica come già visto in BELFIORE Gaetano, fidanzato di GRANDE ARACRI Nicol Valentina.
BOLOGNINO sottolinea nuovamente l’urgenza della richiesta (“…BOLOGNINO Michele: ma urgente urgente.. è venuto ieri sera a trovarmi il genero.. che lavora con me…”) ed aggiunge di essere stato interpellato anche lui (“…BOLOGNINO Michele: ora scendo io.. devo scendere là..
(impreca) vuole che vado pure io.. che scendo…”). A sua volta, VERTINELLI pronuncia alcune frasi che lasciano intuire come, il predetto, supponesse che la convocazione fosse legata alla perquisizione effettuata pochi giorni prima da questo Reparto presso il capannone di Montecchio Emilia, giudicata come una “botta” che aveva “inguaiato” BOLOGNINO (“…VERTINELLI Palmo: non è sto problema qua no.. ti ha fatto una botta proprio ad inguaiarti…”).
Per tutta risposta, quest’ultimo affronta direttamente la questione relativa al pagamento dei viaggi effettuati da VERTINELLI per trasportare le piastrelle da BUTTIGLIERI, affermando che la retribuzione sarebbe avvenuta con un assegno post datato (“…BOLOGNINO Michele: i viaggi
erano tutti pagati.. ti fa l'assegno un po’ lungo.. però ti paga tutto.. ti dà l'assegno.. io gliel'ho detto già.. l'assegno come la fattura.. tu gliel'hai mandata la fattura? è domenica.. che dici lo chiamo?...”). I due decidono infine di chiamare direttamente BUTTIGLIERI per chiarire questi
aspetti (“…BOLOGNINO M.: è domenica.. che dici lo chiamo? VERTINELLI Palmo: chiamalo.. che cazzo te ne frega…”).
In effetti, alle ore 10.42, Michele contatta BUTTIGLIERI Salvatore e, dopo una breve trattativa, quest’ultimo afferma che avrebbe pagato attraverso l’emissione di 5 assegni1280. Come si vedrà nela conversazione registrata il 05.12.2012, gli assegni relativi al pagamento dei viaggio saranno
consegnati da BUTTIGLIERI direttamente a BOLOGNINO Michele.
Terminata la conversazione, BOLOGNINO e VERTINELLI tornano a commentare la vicenda e, in particolare, l’interessamento di un terzo soggetto che, sulla scorta di quanto si era appurato fino a quel momento, era senz’altro GRANDE ARACRI Nicolino. BOLOGNINO sottolinea chiaramente
questo aspetto, affermando che adesso c’era “lui nel mezzo” (“…BOLOGNINO Michele: c'è lui nel mezzo ora (inc)..”) e che in quel periodo era impossibilitato a recarsi in Calabria come gli era stato chiesto, perché voleva seguire da vicino gli ultimi trasporti di piastrelle (“…BOLOGNINO
Michele: io se potevo scendere scendevo (inc) perchè lui ha detto portali tutti.. come eravamo d'accordo.. poi c'era tutta la roba qua.. (inc).. ho sti cazzo di viaggi da Reggiolo.. VERTINELLI Palmo: ma quando finisci là? BOLOGNINO Michele: 150 bancali…”).

Il passaggio successivo fa desumere che la convocazione di VERTINELLI fosse legata ad una sorta di rendicontazione richiesta da GRANDE ARACRI sui trasporti effettuati fino a quel momento. BOLOGNINO e VERTINELLI, infatti, si confrontano rapidamente sul numero di viaggi,
che ammonterebbero all’incirca ad un centinaio (“…BOLOGNINO Michele: il primo assegno.. (inc) ti ricordi (inc).. tutti i viaggi.. li hai segnati tu i viaggi che hanno fatto? VERTINELLI Palmo: il mese.. (inc).. il mese.. (inc) BOLOGNINO Michele: e quanti erano.. i viaggi? VERTINELLI Palmo: ci sono le fatture.. un centinaio mi pare.. BOLOGNINO Michele: tutte cose.. VERTINELLI Palmo: tutti i viaggi che abbiamo fatto il mese passato.. ora ci sono i viaggi nuovi non mi ricordo (inc)…”) e, subito dopo, BOLOGNINO esorta il suo interlocutore ad assecondare la richiesta di recarsi in Calabria per chiarire la questione (“…BOLOGNINO Michele: (inc).. tu vedi appena puoi scendere.. che ieri.. (inc)…”).
VERTINELLI è però titubante ed afferma di non volerci andare personalmente ma di voler inviare suo fratello (“…VERTINELLI Palmo: gli mando a mio fratello ora.. gli ho detto.. non può scendere mio fratello? mi ha detto è lo stesso.. ha detto (inc)…”). I successivi passaggi svelano il
perché di tale circospezione:
VERTINELLI sostiene infatti di non voler andare “là” (“…VERTINELLI Palmo: eh.. poi ci porta un camion domani mattina.. (inc).. io non ci vado là..”), alludendo verosimilmente all’abitazione della famiglia GRANDE ARACRI, poiché teme l’esistenza di eventuali attività investigative che potrebbero comprometterlo ed accostarlo al clan cutrese, com’era già accaduto in passato. Questi timori sono chiaramente desumibili dal successivo passaggio del dialogo in esame, allorquando BOLOGNINO prende ad esempio i recenti
avvenimenti e, in particolare, la perquisizione eseguita presso il capannone di Montecchio il 21.11.2012 (di cui si tratterà in seguito) (“…BOLOGNINO Michele: no.. non vai.. io.. ma l'altra mattina te l'ho detto che hanno fatto qua? VERTINELLI Palmo: ieri l'ho saputo.. BOLOGNINO Michele: pure il capannone…”).
La collaborazione tra quest’ultimo e VERTINELLI prosegue, sebbene la telefonata del 18.12.2012 alle ore 17.17, riveli l’esistenza di qualche screzio, verosimilmente dovuto al ritardo di un trasporto. BOLOGNINO è infatti molto in collera con VERTINELLI (“…chiama a sto piasciaturo
di merda, che mi fa incazzare sto VERTINELLI…”), tanto da minacciare di non fargli avere gli assegni (“…e dici ah.... digli che poi glieli faccio prendere io gli assegni poi eh! Noi i conti non li possiamo fare...e ?... queste cose qua... a lui gli faccio vedere io mo!...”).
In ultimo, si osserva che la stretta sinergia intercorrente tra l’organizzazione emiliana e la cosca cutrese è esemplarmente testimoniata dal rinvenimento, nel corso della perquisizione eseguita al momento dell’arresto di Nicolino GRANDE ARACRI di svariate piastrelle e documentazione della società ASOLEDIL.
L’operazione sopra descritta è chiaramente suddivisa in due fasi, la prima, che comprende il tentativo di vendita delle piastrelle da parte di MUTO Cesare e VETERE Pierino; la seconda, che ha inizio dalla fine del mese di giugno, che vede interessati, a vario titolo, gli altri indagati.
Che il materiale fosse di provenienza delittuosa è reso evidente sia dalle circostanze relative al suo stoccaggio, sia dalle cautele adottate per il deposito, per la visione alla clientela sulle prime interessata all’acquisto, sia infine per il trasporto.
E’ da intendersi infatti che il SANDRINI, amministratore dell’ASOLEDIL, si è appropriato delle piastrelle per sottrarle alla procedura liquidatoria, cedendole di fatto alla SERENA REAL ESTATE del ROSSI; questi, a propria volta, non soltanto ha contattato ROCCA, mettendo a disposizione di questi il materiale, ed ha successivamente proveduto a creare la falsa apparenza di una legittima transazione, da SERENA REAL ESTATE a SECAV.

I ruoli svolti dai singoli indagati appaiono descritti, in piena aderenza alle risultanze fattuali, nell’imputazione provvisoria, cui si fa dunque integrale riferimento.

Le condotte tenute dai singoli indagati sono convergenti nel far ritenere che siano state realizzate attività, giuridiche e materiali, volte ad ostacolare, a fini di illecito profitto, l’accertamento della provenienza delle piastrelle, ciò in particolare attraverso la parcellizzazione delle stesse, ed il successivo stoccaggio in diversi depositi di pertinenza della cellula criminale ed infine la predisposizione della falsa documentazione di vendita tra REAL ESTATE e SECAV, idonea ad imprimere alla vicenda le parvenze di una operazione commerciale lecita.
La vicenda è apparsa infine caratterizzarsi per la forte impronta verticistica. Difatti, la regìa assunta in prima persona da BOLOGNINO Michele è stata accompagnata da un forte interesse manifestato da Nicolino GRANDE ARACRI, che è parso voler svolgere anche attività di controllo e
rendicontazione, e di URSINI Mario, i cui buoni uffici hanno favorito l’approvvigionamento di BUTTIGLIERI. Questi ultimi, unitamente ad OPPEDISANO, vanno ritenuti gravemente indiziati del solo reato di ricettazione, essendo i terminali recettivi di parte delle piastrelle di provenienza dal reato di riciclaggio posto in essere sia dagli esponenti della cellula emiliana che dal GRANDE ARACRI.
Indubbio è il ricorrere degli elementi costitutivi dell’aggravante ex art. 7 d.l. 152/91, poiché la realizzazione del controvalore dell’ingente quantitativo di materiale (stimato in ben 60.000 m2, dimensioni del resto pienamente apprezzabili sulla base del numero di viaggi resi necessari per il trasporto) è ridondata a vantaggio della cellula emiliana e della casa madre.

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