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AEmilia

udienza nr. 123

rito ordinario - primo grado

martedì 3 ottobre 2017

​Riporto la trascrizione presa in diretta e pubblicata su Facebook.

WORK IN PROGRESS: provvederò prima possibile a "sbobinare" la trascrizione dell'udienza.

All'interno dell'udienza:

Esame dell’imputato/collaboratore di giustizia Valerio Antonio

 

Ore 16.15 in aula


CARUSO: Come si diventa proprietari di un locale intestati a un’altra persona?

VALERIO: con la forza dell’intimidazione. Non è stato provato questo ma c’è un’altra attività parallela alla sala giochi. Lui rimaneva facendo da prestanome.

CARUSO: Il Cartagena c’era una società che lagestiva?

VALERIO: Era un circolo privato… so che c’era un Romano Valerio…

CARUSO: Zhang e Tang che ruolo avevano nella gestione del locale?

Erano abusivi anche loro, avrebbe dovuto gestire il titolare, i soci dovrebbero essere persone associate in verità…

Il club dei cinesi con dietro il clan - Gazzetta di Reggio 6 febbraio 2015

Dalle intercettazioni ecco la gestione occulta del Cartagena Nel 2011 gli spari alla vetrata: tutta colpa di una lite interna

 

CARUSO: quando dice noi ce ne appropriamo non si traduce in atti di cessione formale?

VALERIO: Ci sarebbe stata magari successivamente, ma in quel momento abbiamo preso su su tutto e amen, abbiamo fatto prima!

 

PM RONCHI: ci sono stati altri momenti in cui Diletto, i Sarcone, i vertici sono intervenuti in altri modi, un altro modo gli incendi subiti da Blasco

VALERIO: Quando gli incendiarono la macchina alla Karima…

CARUSO: racconti la premessa

VALERIO: non ricordo bene l’anno… 2012 o 2013 c’è l’incendio dell’auto, sarà il 2012… è un dato di fatto… gli incendiarono sta macchina alla Karima, l’autore fu Roberto Turrà

CARUSO: motivo?

VALERIO: Me lo fece capire chiaro chiaro. Io e Ruberto Turrà casualmente, la mia era casualità, lo trovai al Bar Evolution in via Kennedy dei fratelli Muto Totò cl 55, cosa è successo si avvicinano Carmine Sarcone e Diletto e vedevo che c’era Turrà che mi tratteneva. Ci prendiamo da bene con tutti e mi chiede sapete niente di cosa è successo? Loro erano convinti che io sapessi e chiesero chi e che cosa potesse essere successo. Io non sapevo nulla in quel momento, guarda che me lo stai dicendo tu che hanno incendiato la macchina a Karima. Turrà mi guardava come per dire te lo spiego poi io cosa stanno dicendo. Roberto negava. Diletto mi chiama da parte e mi dice facciamo 4 passi e lasciamo Carmine Sarcone e Roberto Turrà, cosa succede, loro parlano in un posto e io e Diletto ce ne andiamo in un parchetto e mi chiede, abbiamo più o meno la stessa carica, lui può chiedere, cosa sta succedendo. Lui mi fece capire che stanno succedendo cose che non funzionano cose non chiare. Non sapevo nulla ancora. Mi metti in dubbio la mia parola se non so niente non so niente. Avevo intuito, ma non potevo dire nulla. Il Turrà è stata tutta una attività sua quella. Arriviamo poi da Sarcone e da Turrà, Turrà negò tutto e loro si recarono da Silipo Antonio al capannone dove ha il deposito. Roberto mi disse facciamo un giro, ci siamo messi in auto e nel venire verso Cadelbosco, mi voleva far vedere le cose come è capace a fare azioni di suo senza creare disturbo, però si avvaleva del fatto che è mio cugino, siamo parenti. Perché devo andare da Silipo? Non ho niente da dire con Tonino, chi troviamo Carmine Sarcone e Diletto Alfonso. Non li vediamo, vediamo la macchina e loro erano nella parte interna del capannone. Chiede se c’è qualcuno si negano e dopo un po’ andiamo via. Sarcone e Diletto sono rimasti contenti perché c’era un dubbio palese che non si riusciva a chiarire, quello nega, quello nega ma i fatti succedono. La macchina penso fosse intestata alla società di Blasco. Rimane questo asterisco. Io con Blasco in quel periodo andiamo d’accordo a livello, io lavavo la faccia a lui e lui lavava la faccia a me, perché c’erano disquisizioni sui cantieri. Intervenne in un secondo momento anche Turuzzo Salvatore Petta e ha il crimine come carica e quindi a quel punto mi chiede, siccome passa amicizia e quando presi lo sgarro c’era pure lui, la tirata di sangue avrei dovuto farla con lui ma l’ho fatta con Blasco Salvatore perché era una persona più distante e poi siamo entrati subito in empatia e abbiamo stima di entrambi. Era un accrescimento nei confronti di Salvatore piuttosto che… tanto con gli altri ci si conosceva bene. Petta mi fa cosa succede? E io gli dissi forse un traggiro perché anche a Silipo succedevano incendi, sulla strada che porta da Sesso a Cadelbosco c’era un casale e gli si era incendiato il tetto, Gino Silipo avrebbe detto in un bar alla presenza di alcuni conoscenti di Blasco hai visto cosa succedono le cose? E questo gli rimase un pochettino a Blasco sul gruppone della macchina della Karima. Io mi levai dalle castagne perché infilai il dubbio…
Abbiamo fatto quella mezza attività di traggiro per mettere conflitti con gli altri

PM RONCHI: per il fatto dell’auto di Karima non c’entrava, conferma che era stato Roberto Turrà. Ha fatto danni incendiari ai danni di Blasco Gaetano?

VALERIO: Sì, io e Sergio Eugenio abbiamo incendiato il capannone e la macchina di Blasco. Prima di Karima.

PM RONCHI: ci spieghi gli autori e il perché

VALERIO: Perché c’erano tanti motivi, come anche qua… Blasco faceva attività… prendeva il nostro denaro e lo andava a darlo a Giglio e si faceva altre attività. Io e Sergio abbiamo nel capo 48 il tetto di Gentile, il legname lo abbiamo preso noi, il legname è stato trasformato e rivenduto e sono usciti fuori 3 tetti i soldi Blasco lui si doveva prendere i soldi solo della trasformazione, i tetti siamo andati noi a rubarlo personalmente. Lo abbiamo rubato da Riillo Pasquale e Francesco, in un terreno di Gentile Domenico verso Fogliano, io vidi il tetto e Gaetano subito abboccò. Andammo io e Blasco da Riillo, perché Gentile era in società in zona San Maurizio con delle strutture che stavano facendo fabbricati, mi dice Gaetano, se vuoi il tetto me lo paghi,Gaetano gli ha offerto 5mila euro e Riillo Pasquale, per 5mila euro me lo tengo io. In effetti era tanto legno, ricavammo 3 tetti grandi e uno piccolo. Blasco come incassava i soldi glieli portava a Giglio. I 200 mila euro che aveva costruito Blasco che aveva portato a Giglio furono il ricavato di quei tetti lì.

CARUSO: non segue un filo unico. Siamo partiti dalle ragioni per cui ha bruciato il capannone e la macchina di Blasco. Perché lui non si comportava bene, portava i soldi vostri a Giglio e per questo stava raccontando del tetto rubato a Riillo e Blasco non vi ha dato la materia prima fornita.

VALERIO: Sì… la sostanza è questa, il legno che è stato trasformato è stato venduto. Blasco gioca su due canali, uno era mio, mentre l’altro quello che lui vuole confondere con l’ingiusta detenzione, ha preso il ricavato dei tetti e li ha dati a Giglio. A quel punto capii che c’era qualcosa non funzionava, andai da Giglio e lo misi in condizioni di dirmi la verità. Ha portato 200mila euro. E non c’entravano nulla con l’altro giro delle fatture, era un giro che avevamo portato dei soldi che alla fine sono quei 240mila euro che poi io pretendo

CARUSO: sono i soldi dei tetti? Stiamo seguendo il ragionamento dei tetti, va a parlare di altro, una cosa alla volta. Partiamo dal discorso del perché ha bruciato il capannone  la macchina di Blasco.

VALERIO: Erano i soldi dei tetti. C’era un altro canale con Gianni Floro Vito…

CARUSO: ora ci dobbiamo occupare degli incendi che ha subito Blasco…

VALERIO: C’era pure Sergio, abbiamo pure rubato il tetto a rischio di fare una figura barbina e lui si piglia i soldi. Ha fatto un po’ quello che non doveva fare e giocava con quei tecnicismi sulla ingiusta detenzione. Sono andato con lui a Catanzaro a prendere i soldi dall’avvocato Antonietta De Nicolò….

CARUSO: questi soldi che gli aveva dato l’avvocato 209mila euro a che titolo?

VALERIO: L’ingiusta detenzione.

CARUSO: come finisce ‘sta storia del conflitto, chi interviene? Chi è stato?

VALERIO: Io ed Eugenio Sergio personalmente. Turrà Roberto cercava di forzare le cose era un periodo che doveva avvenire un cambiamento e doveva essere incendiato anche il capannone dei Sarcone. Doveva crearsi un traggiro per gestire qualche cosa.

 

CARUSO: scusate lei chi è, perché interviene in questo processo, è un avvocato? E’ praticante? Non si è presentato e la prego di stare al suo posto accanto all’avvocato Miraglia… Perché l’avvocato non si presenta e non dice qui c’è il suo collaboratore. I Carabinieri… avete verificato chi sia questa persona?

 

PM MESCOLINI: vorrei chiedere al Valerio, questo fatto che ha iniziato a spiegare che è molto complesso lo spieghi con calma e con tutti i particolari, ha detto era un periodo in cui doveva succedere un cambiamento…

PM RONCHI: finiamo gli incendi, avete sottratto del legname ai Riillo…

VALERIO: Ci fu una riunione, c’erano Sarcone Nicolino, Valerio Antonio, Blasco Gaetano e Riillo Francesco, che ho visto in quel momento io, c’era pure Diletto Alfonso, ma l’ho visto in un altro momento.

Riillo ci ha detto a me è sparito il tetto, io vi ritengo amici , Blasco faceva il finto tonto, negava, io arrivo, nego pure io. Sergio Eugenio è arrivato che avevamo concluso, impiegava tanto ad arrivare

PM RONCHI: Sergio Eugenio cosa fa?

VALERIO: Avallava sempre quello che dicevo io. I Riillo chiedono conto, anche se negativa la risposta gli è stata data. Poi è andato via… che vi devo dire, se mi dite di no? Non poteva accusare

PM RONCHI: Blasco era presente?

VALERIO: A fianco a me

PM RONCHI: dov’eravate?

VALERIO: Sulla rotonda dell’Eurospin

PM RONCHI: ci sono state altre riunioni, i Riillo si sono placati?

VALERIO: Non erano convinti, ma per forza di cose… che potevano fare. Se gli dico no e no, prendi su e vai

Riillo Pasquale è uno che spara, ha sparato anche in un locale a Viadana, me lo confermò in carcere, mi è andata bene … non so in cosa si è configurata quell’attività lì…

Anche Turrà Roberto me lo raccontò.

 

CARUSO: facciamo una breve pausa, dieci minuti

(Ore 16.50)

 

Ore 17.08 riprendiamo

 

PM RONCHI: in riferimento al circolo Cartagena si è incontrato con Lamanna?

VALERIO: Ci siamo incrociati a Reggio, nel Panama (…), una attività parallela, un circolino in mano a Saro Costanzo con Pietro Costanzo e la sua famiglia, unitamente a loro c’era Nicolino Sarcone, Colacino Michele, Floro Vito Gianni ed erano tutti soci. In merito a questo avevo messo al corrente il Lamanna, guarda Franco fra poco succedono attività di disturbo anche nostre, quel particolare che doveva succedere, fu sbagliata l’attività di incendio. Lui mi disse tu puoi fare tutto quello che vuoi, avevo una sorta di Statuto speciale a Reggio Emilia, il territorio era dei Sarcone, Diletto su Parma, nell’attività rimanevo fuori io, io mi gestivo con le attività che potevo fare, qualcosa con Blasco, qualcosa da solo e mi ritenevo, mi ero ricavato… come dire le regioni autonome. Come la Val d’Aosta.

Misi al corrente Francesco Lamanna che c’erano attività, ma i tempi non ce lo consentirono perché poi avvenne Aemilia, altrimenti le attività c’erano.

Mi sono incontrato “Al solito posto” con Lamanna, un ristorante sulla strada di Salsomaggiore. Siamo andati sia di giorno, sia di sera. La strada la faceva sempre Blasco io non guardavo. Più di una riunione.

PM RONCHI: c’era anche Pino Lo Prete?

VALERIO: Facevamo attività di cerca, dovevamo uccidere Roberto Turrà, dal 2011 al 2013, per un po’, poi sospesi… vi sembra contradditorio ma è così

CARUSO: ne ha parlato come un amico…

VALERIO: E’ mio cugino, ma davanti ad altre cose…

 

PM RONCHI: come siete arrivati a questo proposito omicidiario e cosa avviene in quella riunione “Al solito posto”?

CARUSO: segua l’indirizzo del PM, se andiamo dietro ai suoi ricordi…

PM RONCHI: rimanga legato alla mia domanda. Questa riunione “Al solito posto” era avvenuta perché c’era il proposito di uccidete Turrà, come nasce?

VALERIO: Dalla volontà di Grande Aracri Nicolino sulla base di altre cose, molteplici motivi. Turrà e i fratelli, Giuseppe e Salvatore hanno fatto un omicidio, avevano dato mandato a due soggetti di uccidere un soggetto a Cutro, figlio di colui che aveva ucciso suo padre nel 2008/2009 non ricordo. Avevano fatto un omicidio a Cutro. Vi ricordate di Lagrotteria di quando vi disse che c’era un caso simile? Mi riferivo a questo. I Turrà uccidono senza mettere a conoscenza il capo di Cutro. La moglie di questa persona, che era una persona mite. Il papà uccise il papà di Turrà per questione di terra, il figlio era una persona che non c’entrava, non era un mafioso e Cutro rimane sbalordito, era anche uno che andava in chiesa. Capiscono che i Turrà, uno viene a RE, Pino che è sempre stato giù e viene su, si fanno trovare nei punti prestabili, per avere giustificazioni.

CARUSO: era facile indirizzarsi verso i Turrà, posto che la vittima nona veva nessun motivo di essere ammazzata?

VALERIO: Me lo confermò anche Turrà a me

CARUSO: quando quelli di Cutro fanno l’indagine si indirizzano unicamente verso Turrà?

VALERIO: Assolutamente sì, era uno che andava in Chiesa, nel coro… faceva altre attività. Si chiamava Galdì, il nome non lo ricordo. Cutro non sa niente e si trovano un po’… non sappiamo nemmeno chi ammazza? Anche se non era una persona di ‘ndrangheta è una attività … GAN accoglie le suppliche della moglie e ne fa tesoro come ha sempre fatto, la famiglia non può sparare, ma sarà brava a prendere soldi, a fare attività di commercio. Dovevano morire tutti e tre i fratelli. Roberto è stato dato il carico a me perché l’avevo vicino.

 Quando si deve uccidere un tuo parente, anche se è un tuo parente, meglio perché è più vicino e te lo puoi gestire.

Scendiamo a Cutro e Grande Aracri Nicolino mi da l’incarico, mette da parte Blasco Gaetano, non ti offendere è una cosa riservata mia e sua. Mi comunica l’attività che c’era da fare e io non mi posso rifiutare, lui ha fatto tanto per me e io dovevo fare pure per lui. Prendo l’incarico e torniamo da Blasco.

Blasco aveva ricevuto un imputo da GAN che gli disse i 50 milioni di lire che aveva Turuzzo dove sono andati a finire? Riteneva che erano suoi, si vede che i 50mila euro di armi li aveva comprati GAN. Perché il padre di Blasco compra le armi.

CARUSO: sta a Cutro?

VALERIO: Sì. Grande Aracri Nicolino mi da l’incarico, sto zitto con Blasco,Blasco non ci stava nella pelle, pensava che avendo avuto quel richiamo per i 50mila euro, pensava non è che me la fa a me l’azione?

Lui non credeva alle mie parole, che non c’era niente. Tant’è che dopo una decina di giorni che mi stressava, non mi ha detto niente di te, gli dicevo. Tutto ad un tratto disse, faccio pure io… per farla breve va da Sarcone e tutto ad un tratto mi arriva Nicolino e mi dice dicci la verità, che devi fare? A questo si mette paura, ma sapevamo che non era per lui, Nicolino Sarcone era al corrente che dovevamo ammazzare Turrà

CARUSO: salta dei passaggi. Blasco è preoccupatissimo, le chiede, lei non dice niente e a un certo punto Blasco si rivolge a Nicolino Sarcone?

VALERIO: Sarcone sa che dovevano morire i 3 fratelli Turrà

CARUSO: è una informazione importante. I Sarcone erano informati?

VALERIO: Sapevano tutto

CARUSO: è importante perché significa che i Sarcone in quanto capi della locale di Reggio Emilia dovevano essere informati dell’omicidio che doveva avvenire a Reggio Emilia

AVV: ha parlato di Nicolino (ndrSarcone)

VALERIO: i Sarcone sono un tutt’uno, dove c’è Carmine, Gianluigi… devono attivare altre persone non è che ci va Nicolino, Beppe o Gianluigi, non ci vanno loro, mandavano qualcuno del sottogruppo

CARUSO: il gruppo Sarcone ha preso l’impegno di eliminare il fratello Salvatore Turrà

VALERIO: Grande AracriNicolino mi ha chiesto solo di Roberto. Dovevo ammazzarlo e occultarlo. Ce l’avevo vicino e occultandolo, ci sarebbe stata più difficoltà dalle forze dell’ordine. A volte Turrà spegneva il telefono e spariva per qualche giorno, in quell’occasione l’avrei fatto. E’ stato bravo che non me ne ha dato modo.

Blasco intimorito mi porta davanti al Sarcone. Blasco aveva già la carica a questo punto la posta era che stava zitto sulle cose omicidiali, era più semplice di parlare di cose più frivole. A ‘sto punto lo mette a conoscenza e lui dice ti aiuto pure io

PM RONCHI: dite a Blasco che doveva essere ucciso Turrà?

VALERIO: Io cercavo di negare, scoppia un casino… questo non dormiva da 15 giorni, aveva interpretato che fosse per lui l’attività omicidi aria, tant’è che si attiva con me.

Avevo chiesto a Eugenio Sergio di farmi una buca, dimmi dove lavori che ti vengo a portare…

lui ha capito, e mi ha detto quando vuoi. A me mancava la pistola con il silenziatore. Dove posso pigliare Roberto, in una macchina… lui era molto furbino sulle cose, quando saliva con me, Roberto prima avvisava, chiamava uno, si inventava telefonate e non avendo il telefono spento potevo essere tracciato io… è vero che bastano 3 secondi.

PM RONCHI: chi le da la pistola?

VALERIO: Blasco, andiamo a Bologna a Castenaso da un suo cugino, conoscevo quel posto lì , avevamo fatto una truffa con Rondinelli Gerolamo, con la Cavicchioli. A Castenaso va da un suo parente. Blasco va a prendere l’arma, penso si chiami Dattilo, un parente della moglie, la moglie fa Dattilo. Prende la pistola con il silenziatore e siamo tranquilli che la cosa si può fare. Si era presentato un momento nel capannone di Sergio Eugenio a quel punto io spengo il telefono da un bel po’, mi faccio accompagnare da Salvatore Sazzizzo (…) Blasco doveva venire con “cagnolino” Martino Alfonso, Blasco non era ancora convinto, pensava volessero prendere anche lui. Lui doveva servire da trappola. Roberto doveva venire con la scusa delle armi che dovevamo restituirgli nel capannone. Siamo già attivi con Eugenio Sergio, lui era informato. Era un uomo di fiducia veramente, faceva quello che volevo.

Sergio Eugenio doveva buttarlo dentro e chiudere la buca.

Faceva freddo, stavamo nel capannone, tremavo dal freddo. Quando arriva Blasco, dice non sono riuscito a tirarlo dentro non è voluto venire, ci fa saltare. Io ed Eugenio eravamo pronti per ucciderlo. Blasco non l’ha portato, non so… è nella sua testa. Quando vidi Martino Alfonso lo rimproverai. Magari vedendo Alfonso si convinse… che poi le armi sono state restituite. Gli facevamo vedere le armi e come si abbassava gli sparavamo in testa

PM RONCHI: la riunione “Al solito posto”?

VALERIO: Poiché non riuscivamo a fare l’attività su Roberto Turrà. Lo abbiamo invitato tante volte al ristorante, a donne, a divertirsi in modo che si potesse rilassare. Facevamo questi giochini per trovare il momento giusto. Cosa succede?

A Mantova c’era un’altra persona da uccidere, non so chi, mi indicavano tutti i passaggi che faceva.C’era Rocca Antonio, Blasco…. Lo Prete… cosa si fa? Visto che non riusciamo a prendere il nostro e voi il vostro, scambiamoci, io vengo ad uccidere questo di Mantova e voi questo di Reggio. Poi non si concluse perché non ci furono i meccanismi che si dovevano concludere.

CARUSO: questo tentato omicidio di Frontera a quando risale?

VALERIO: Tra il 2011 fino al 2013 anche un po’ prima su Roberto Turrà, a un certo punto mi aveva confidato delle cose e ho capito che Turrà mi doveva ammazzare a me nel 2010 dopo la truffa a Firenze avevano innescato mano armata Turrà che doveva ammazzare a me per una questione che non era andata a buon fine.

CARUSO: quando desistete dall’ucciderlo?

VALERIO: quando mi disse che lui era stato attivato dai Sarcone, tutti e 4, Blasco, Diletto per uccidere a me

CARUSO: quando le fa questa confidenza Turrà?

VALERIO: Nel 2010 succede questo, prima che Grande Aracri Nicolino mi da l’incarico, quando mi confida questo decido di non farlo più.

CARUSO: mentre trama per ammazzare Turrà, da Turrà ha una confidenza da cui risulta che lui era stato incaricato di ammazzarla?

VALERIO: Sì. Ecco perché all’ultimo c’era quell’attività che quando siamo andati Turrà con Sergio Eugenio per fare l’incendio a Blasco, c’era da incendiare il capannone a Sarcone, era stato condannato per Edilpiovra e capimmo che era il momento. Dopo aver sistemato Reggio Emilia, con i Sarcone acchiappavamo pure Diletto Alfonso, perché sapevo che sarebbe intervenuto lui, mi faceva comodo anche per un altro fatto che è Vetere.

Decidiamo di incendiare il capannone di Sarcone però il Turrà a un certo punto ha sbagliato tutto. Eravamo in tre in macchina, dovevo scendere io, non hanno voluto e mi hanno messo alla guida, un po’ per rispetto e anche io avendo una problematica fisica si poteva riconoscere dalle telecamere, sono scesi loro, hanno provato a fare un incendio, le fiamme ci sono state, ma hanno sbagliato perché Turrà andò da Sergio e sbagliarono.

CARUSO: sono state riferite in modo caotico. Lei nella fase in cui sta cercando di ammazzare Turrà riceve la confidenza che lui era stato incaricato di ammazzarla nel 2010. Come si inserisce il fatto che lei in precedenza aveva cercato di bruciare il capannone di Blasco e Sarcone?

VALERIO: Blasco dall’attività dei tetti.

Sarcone siccome era giunto il momento, perché Eugenio non credeva in una cosa, abbiamo toccato Blasco è successo il putiferio, hanno fatto perquisizioni a tutti. L’incendio non è fine a se stesso ma a tutta l’attività che gira intorno.

C’è stata la guerra fredda, non si poteva ammazzare e abbiamo fatto altre attività.

Si accende il faro delle forze dell’ordine, le banche ti bloccano, una attività di disturbo.

Si aggiunge il fatto che lui era già sotto il faro.

CARUSO: volete prendere il sopravvento, c’è una faida?

VALERIO: Stava iniziando la fase della faida.

CARUSO: Blasco e Sarcone capiscono che è stato lei?

VALERIO: Sarcone non aveva capito perché non si è capita l’azione…

CARUSO: Turrà le dice perché gli armano la mano per ammazzarla?

VALERIO: Per la truffa a Firenze. Quel Di Carlo Antonello che è venuto a professare il falso in aula,ha detto tutta una cosa diversa

CARUSO: ha detto il falso?

VALERIO: Non ha detto tutto. Io ho fatto una truffa insieme ad altri a Firenze. L’Antonello aveva un problema, vi ricordate la storia di Sauro, aveva società incagnate, conoscono un direttore di Banca, Ceddia Luigi e c’era il vice Paolo e un cassiere. Abbiamo fatto una truffa di un milione e 8… un’altra non è andata a buon fine, c’erano anche i Casertani, questi vanno dai Sarcone, c’era un dare e avere… Un tale milanese, Gimmi, un Renato credo Corvino ed abbiamo una discussione forte in questo cantiere, io non gliela cedetti a nessuno, mi misi di traverso, stavo arrivando pure alle mani con Turrà. Lui si fa da parte e danno l’incarico a Turrà perché siamo vicini, si è avvicinato facendo le moine del caso, la falsa politica.

Davanti ai casertani, ai milanesi non c’hanno fatto una bella figura. Era una attività mia. Questi avevano dato degli assegni circolari, li abbiamo portati a un tale Gimmi Milano, erano in contatto con i casertani…. Non diedi niente a nessuno, ho fatto io l’operazione e me la sono tenuta

CARUSO: questi volevano un contributo?

VALERIO: I Sarcone. Mentre quelli di Milano avevano da dire per un’altra truffa che non è andata a buon fine.

PM: Sarcone voleva farla ammazzare perché lei gli aveva fatto fare una brutta figura davanti ai casalesi?

VALERIO:

CARUSO: Turrà non da seguito al proposito perché si rende conto che aveva ragione, come si giustifica con i Sarcone?

VALERIO: Lui si avvicina a me e non va più d’accordo con i Sarcone. Poi me la sbrigo io con Cutro quando vado giù.

CARUSO:  vi fate la confidenza reciproca?

VALERIO: Assolutamente, io dico a Turrà che dovevo ucciderlo

PM: non ha detto così nell’interrogatorio

VALERIO: Me lo sono messo nelle precisazioni. Turrà non aveva paura, non è che è scemo, aveva capito

PM: nell’ambito di questo contesto di uccidere c’erano altri obbiettivi?

NDR In aula si sente mormorare “eh!”

PM: Grande Aracri Nicolino oltre ai Turrà voleva uccidere qualcun altro? Lei menziona anche Ciccio Murco (…)

VALERIO: Sì… era un altro contesto. Ciccio è Amato Francesco è in Aemilia, il fratello di Alfredo. Era attenzionato e doveva essere ucciso, per questo abbiamo preso la via del night di Cavriago, perché lo frequentava.

PM: perché doveva essere ucciso?

VALERIO: Lo voleva Grande Aracri Nicolino da dare… perché lui a Rosarno aveva preso, non so se la mamma, prima era a San Luca adesso è a Cutro… presumo che il nucleo è a Cutro, in offerta a Nino Pesce a ai Bellocco… però ho saputo tutt’altre cose…

PM: perché Francesco Amato doveva essere ucciso per volontà di Grande Aracri Nicolino?

VALERIO: Per dare un contributo ai Bellocco perché lui aveva avuto da dire con Amato Francesco

PM: Grande Aracri Nicolino voleva fare un favore ai Bellocco?

VALERIO: Sì…. Una sera, ci fu una attività, lui si mise a litigare e quel giorno lì poteva essere il momento giusto, ma ci fu un movimento e saltò, ma era molto attenzionato, poi fu arrestato e non l’abbiamo visto più

PM: questi arresti sono poi positivi?

VALERIO: Per alcuni sì

CARUSO: l’anno? In cui dovevate ammazzarlo?

VALERIO: 2011/2013 poi non l’abbiamo visto più l’anno arrestato, lo aspettavamo… poi Blasco ha trovato l’amore con la Cristina nel night e va bene… noi attenzionavamo Amato… poi la Cristina è diventata socia di Blasco

PM: lei ha saputo di un conflitto fra gli Amato e i Bellocco, cosa ha saputo? “Alfonso Mendicino mi passò questa informazione che il figlio di Ciccio (Amato) che deve essere in galera…”

VALERIO: Ci fu una cosa che mi fece pensare, il figlio, credo Mario che è in carcere a Reggio Emilia, è stato battezzato dai Bellocco… rimasi… si mi confermò…quando eravamo in carcere, questo mi vuole portare ai tempi antichi, a tavola ci sono delle regole di ‘ndrangheta

Gli Amato sono… Alfredo è stato battezzato a Cutro da Grande Aracri Nicolino nei tempi antichi nel 1999, quando io ero in galera, che mi arrivò il definitivo. Si lamentò Alfredo, “non ti hanno avvisato? Che ho l’accoppiata di Nicolino Grande Aracri. Ci tenevo che te l’avessero detto” C’erano accordi che poi mi raccontò Alfredo, cose da fare, poiché loro davano disturbo a Reggio Emilia con furti, sono cose fastidiose, piccole cose, poi avevano attaccato anche i cutresi ed erano stati messi nella black list, soprattutto Ciccio…

CARUSO: di Ciccio non ha detto niente

VALERIO: Le cariche ce l’hanno lui e suo figlio, non so che cariche, hanno la fortuna di passare per ladri, in verità non sono solo ladri, sono ‘ndranghetisti

PM: qual’era il carcere dove sarebbe avvenuta?

VALERIO: Io ero a Reggio Emilia, nel carcere dove avvenne tutto ciò non lo so

PM: Carmine Belfiore, Carmine Sarcone e Carmine Colacino, Sestito Salvatore e c’era anche Amato Alfredo, nello stesso carcere?

VALERIO: Sì certo

PM: di cosa si occupano gli Amato nel sodalizio?

VALERIO: Furti, falsa fatturazione, poca roba, attività di ricettazione, macchine, droga, questo… altre attività di usura, un po’ di tutto

PM: incendi?

VALERIO: Quello di Michele Colacino, suppongo, su Colacino l’attività di Valerioti…

CARUSO: lo sa di suo?

VALERIO: In carcere lo dicono

NDR: mormorii dalle gabbie

VALERIO: Lo dicono Valerioti e Amato, qua da lei dicono tutto il contrario

NDR: Amato interviene

CARUSO: non dica un’altra parola o la faccio uscire

VALERIO: Antonio Muto cl 78 e Salvatore Caporale legato al Paranà, alle slot machine, al gioco di carte, Michele era socio, qualcosa non ha funzionato ed è stato fatto il primo incendio.

 

Ore 18.15 facciamo una pausa di 5 minuti

 

Ore 18.25 riprendiamo

 

PM: ha menzionato una pistola col silenziatore che si era procurato, che fine ha fatto?

VALERIO: L’ho fatta trovare a voi

PM: quella che abbiamo sequestrato di recente, intorno al 5/6 luglio 2017

CARUSO: dove la teneva?

VALERIO: A Cavriago in una intercapedine tra i due battenti di un cassettino, c’è un mobile basso e c’erano tre cassettini avevo creato lo spazio fra il battente esterno, ci stava giusto giusto, era pressato, a misura in modo che si chiudesse bene il cassetto, solo chi sapeva poteva prenderla, altrimenti doveva andare con il metal detector

CARUSO: c’è andato la polizia giudiziaria. Di chi era il posto a Cavriago?

VALERIO: della GM sas la mia società

PM: aveva anche il silenziatore

CARUSO: stava dicendo di Blasco

VALERIO: mi accompagnò a Bologna era di un suo parente e la prese lui, io non l’ho mai visto

CARUSO: una donazione?

VALERIO: Non ha pagato nulla, gli aveva spiegato che c’era da fare una attività

CARUSO: era clandestina?

VALERIO: Non lo so, aveva la matricola punzonata

PM: rimanendo in tema di armi, se ci fa un discorso tutto insieme sulle armi che il gruppo aveva dov’erano collocate chi erano i soggetti preposti?

VALERIO: una Santa Barbara Roberto Turrà, ma fece il giro di più posti, inizialmente li aveva Caccia Luigi, un kalashnikov un fucile con i proiettili militari, 762MM quelli militari tirano a 1 km e due di distanza, un fucile a calibro 12, varie pistole, Roberto ne aveva anche altre da un’altra parte.

Le portò al capannone di Blasco, lui li mise nella macchina di Karima. Per un periodo furono nel garage di Karima, dietro al ristorante di Brescia, lei abitava lì. Alcune più corte le teneva Dodi.

Io avevo comprato un mitra da un albanese…

Blasco aveva una 22 da tiro, una 38, una 765. Frontera mi disse che aveva ogni tipo di arma ma non quelli col silenziatore. Gino Lerose che aveva delle armi. Tutti per Blasco li tenevano. Anche per i Sarcone. Peppe Lerose, il cognato di Beppe Sarcone ne teneva.

PM: Sergio Eugenio?

VALERIO: Sia il mitra che gli avevo lasciato e altre pistole, la 38, quando ci siamo recati dai Riillo lui era armato

PM: quando c’è stata la diatriba sul legno?

VALERIO: Sì, in questo episodio ci siamo incontrati a casa di Riillo e Blasco doveva venire lì, siccome Blasco aveva paura non si sono presentati, andarono a Reggio, sia Riillo sia Giglio, sia Pasquale e Francesco Riillo e litigarono di brutto… Pasquale e Blasco si sono messi quasi le mani addosso.., perché non sei venuto all’appuntamento…  Blasco aveva paura.

PM: Bolognino Michele aveva armi?

VALERIO: UHH!!! Gliene mandò una anche a Nicola Grande Aracri, la portarono al capannone di Blasco, venne Carmine Sarcone con una valigetta nera e la portarono a Grande Aracri Nicolino

PM: Bolognino Michele fa avere un’arma a Nicolino in presenza di Karima?

VALERIO: Una 9x21

PM: Diletto Alfonso?

VALERIO: Tutti hanno armi, ognuno ha le sue armi. Tutti bene o male hanno un’arma. Alcune non le tieni a portata di mano, ma le armi ce le abbiamo tutti.

CARUSO: tutti quelli che sono affiliati o vicini, membri della organizzazione tendenzialmente sono tutti armati?

VALERIO: Per forza di cose… difficile, o te la tiene un parente, un’arma bene o male ce l’abbiamo tutti, anche per intimorire, l’arma ce l’hai sempre

CARUSO: le armi trovate a Iaquinta che erano asseritamente del figlio, sa a chi appartenevano?

VALERIO: No ad essere onesto… quanto vi racconto è sacrosanta verità la maggior parte delle cose le ho vissute personalmente, ce n’è tanto da dire che la metà basta… non mi occorre dire una cosa per un’altra

 

PM: tra i soggetti che lei ha menzionato stamattina ci sono soggetti, vorrei che parlasse di Sestito Salvatore e Belfiore Carmine

VALERIO: Sono a disposizione di Sarcone, di Floro Vito (Sestito è cognato di Floro Vito). Usura, falsa fatturazione in passato anche rapine, tutte le sue attività personali spiccie non le so. Questo Sestito Salvatore.

Nel passaggio che abbiamo fatto… non ero nel 2004 ma questo deve ancora venire… non ho fatto il passaggio di Bonaccio era attenzionato per essere ucciso, le armi che trovarono a Carmine Sarcone, a Carmine Belfiore e Sestito Salvatore che loro raccontavano che dovevano andare a provarle erano in realtà per uccidere Bonaccio, appena dopo il periodo di 2003…

PM: prima dell’uccisione di Totò Dragone?

VALERIO: prima o dopo… in quel periodo 2003/2005 non ricordo bene… 2004/2005

CARUSO: lei sa se c’era qualcuno  un gruppo incaricato a suo tempo nel periodo della guerra con Vasapollo, incaricato di ammazzare Bellini qui a Reggio Emilia?

VALERIO: C’era Cortese, topino, i Sarcone, tutti quelli che partecipavano. Bellini è stato attenzionato più volte

CARUSO: ha fatto nomi di persone che gli pareva di aver conosciuto

VALERIO: Quando racconta quei fatti Bellini, sono veri.

CARUSO: lui non ha detto con certezza le persone, chi ci può dire?

VALERIO: Salvatore Cortese, topino… in un’altra occasione Anna Paradisi veniva a casa mia a prendere la droga che vendeva, disse che aveva un appuntamento di Bellini… sai che ho paura di Bellini? E gli mandai una persona che controlla, c’era Grande Aracri, Greco, Cortese, il gruppo era sempre quello, che non c’era in quell’istante, era sempre quello, Bellini furbescamente andò più tardi a quell’appuntamento. Anna si spaventò vedendo quel movimento. No non ti volevano ammazzare, ti proteggevano, aspettavano Bellini. In verità queste persone dovevano ammazzare Bellini.

CARUSO: ho un ricordo di una cosa detta da Bellini

VALERIO: Io ho lavorato a casa sua e gli avevo spiegato che potevano entrare pure dentro casa, su una tettoietta…

CARUSO: chiusa la parentesi

 

PM: nel parlare di Sestito Salvatore l’ha collocato nel 2004/2005 e ha detto che furono sequestrate delle armi a Sestito e anche a Carmine Sarcone e Carmine Belfiore e ha detto queste armi dovevano essere usate per uccidere Bonaccio Giulio e quindi questo per retrodatare il rapporto di Sestito Salvatore con i Sarcone almeno a quell’epoca. Su Belfiore Carmine?

VALERIO: Sempre a disposizione, finchè non si è fatto male. Incendiava le rotoballe e li buttava giù per i crostoni, si divertiva. Gli dicemmo di smettere perché creava allarme sociale. Era attivo, quando non aveva niente da fare faceva questi allenamenti. Cassonetti, bombe carte nei cassonetti. Sarcone glielo disse che faceva allarme sociale e gli fecero un richiamo.

CARUSO: avete dei capitoli importanti?

PM RONCHI: lunghi

CARUSO: ci fermiamo qui per stasera.

 

Ore 18.50 termina l’udienza.

 

Prossima udienza giovedì 5 ottobre ore 9.15

a cura di: S.N.

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