top of page
inizio

AEmilia

udienza nr. 30

rito ordinario - primo grado

mercoledì 28 settembre 2016

TRASCRIZIONE DELL'UDIENZA

Corriamo in aula subito dopo il lavoro per iniziare la nostra trascrizione:

​​​​16.20 In aula.
 

Da stamane viene audito il maresciallo Veroni Emilio di Modena sulle intercettazioni fra alcuni imputati.

il mar. Veroni sta riferendo del capo d'imputazione 33): Usura in danno di BERTOZZI Iller e BERTOZZI Luca

 

"Nel pomeriggio Iller chiama BLASCO, il quale prova a passargli SERGIO Eugenio (“… io c’ho qui Eugenio… io ti passo Eugenio perché… eh… scusa…”), che con tono stizzito dice di non avere alcuna intenzione di parlare con lui (“… non mi passare niente... questo cornuto mi deve chiamare... e deve risolvere...”)."
 

BERTOZZI Iller sostiene di aver ottenuto da BLASCO e VALERIO, nell’incontro tenutosi alcune ore prima al Moovie, una dilazione di quindici giorni per saldare il debito con SERGIO Eugenio]
BLASCO cerca di mediare spiegando ad Iller che dovrà mantenere fede agli accordi presi con Eugenio e lui non potrà interferire (“… hai già parlato con Eugenio… se lui dice così… bisogna fare così… te la sei vista con Eugenio?... io mica posso andare contro Eugenio…”).
Iller cerca di giustificarsi dicendo di essersi rivolto a VALERIO solamente per avere un aiuto e non certo per creare problemi145. Nei minuti seguenti BLASCO racconta a VALERIO del contrasto sorto tra Iller ed Eugenio, che nel frattempo si reca all’Amnesia per risolvere la questione con BERTOZZI Luca, come riferisce esplicitamente a BLASCO (“… eh… sono qua all’Amnesia… che sto risolvendo con Luca… si… si… è tutto a posto… ok?...”).

 

Alle 17.55 SERGIO Eugenio chiede a BLASCO se veramente ha concesso altri quindici giorni di tempo a Iller per far fronte al pagamento (“… ma tu gli hai detto che glieli lasciavi altri quindici giorni?...”): questi risponde che quando BERTOZZI ha fatto presente di disporre di una parte dei soldi (1.600 euro), lui e VALERIO gli hanno consigliato di accordarsi con lui (SERGIO) ed iniziare a rientrare del debito (“… no... no... no... gli ho detto che doveva parlare con te... Eugè... eravamo io e Tonino... non è vero... anzi... vengo io e lo meno anch'io... ha detto che ti doveva dare mille e seicento euro... mi ha detto che lui aveva disponibili... mille e seicento euro... comincia a dargli questi... e parla con Eugenio... gli ho detto io...”). SERGIO conferma di aver ricevuto una prima tranche di denaro, con la promessa che in serata avrà il resto (“… no... no... ora... stasera mi da i soldi... una parte me li ha dati...”). Dopo una decina di minuti SERGIO fa presente che verso mezzanotte dovrà passare all’Amnesia per prendere gli ultimi soldi da BERTOZZI, altrimenti gli staccherà la testa (“… che devo aspettare verso mezzanotte… che vado a recuperare questi soldi… che gli stacco la testa…”).
 

Nel pomeriggio del 26.04.2012 BERTOZZI Luca informa BLASCO di aver bisogno di soldi entro la mattina seguente (“… ciao Gaetano… scusa... no… ti volevo chiedere una cosa... eh...tu sei in giro?... o... per Reggio?... eh… avevo bisogno… si… infatti... si… si… avevo bisogno poi per domani mattina… per... entro le undici… undici e mezza…”): questi risponde che in serata proverà a passare dall’Amnesia (“… quando rientro stasera… magari ti chiamo… passo dall’Amnesia… dai…”) e nel contempo domanda se si è già rivolto ad Eugenio (“… ti chiamo io più tardi… stasera... hai chiamato Eugenio?...”). Luca spiega che non ha risposto al telefono (“… ho provato a chiamarlo… ma non mi rispondeva… ho detto… provo a sentire Gaetano... io poi non voglio…”).
 

Abbiamo sul punto dichiarazioni di Introini Emiliano che hanno consentito l’apertura del fascicolo processuale che fa riferimento a una serie di episodi che evidenziano gli interessi dimostrati fra alcuni soggetti nel caso specifico VALERIO ANTONIO.
 

Richieste estorsive nei confronti di alcuni locali, citando espressamente l’Amnesia.
Si tratta di migliaia di euro di richiesta estorsiva, frequenti richieste.

rs

​​Parliamo ora del Capo 35) Usura in danno di CAPONE Paolo Antonio.
 

Le intercettazioni hanno consentito di ricostruire rapporti debitori tra VALERIO Antonio e CAPONE Paolo Antonio.
 

Alle 09.40 del 21.03.2011, SICILIA chiama CAPONE Paolo Antonio per sollecitare pagamenti arretrati: questi ribatte di avere difficoltà a reperire il denaro e chiede di essere messo in contatto con il suo amico (VALERIO) per eseguire qualche operazione finanziaria, che gli consenta di reperire liquidità. SICILIA finge di non capire e CAPONE aggiunge che questa persona di recente ha concluso un’operazione analoga con Germano e per il disturbo si è preso la metà dell’importo complessivo dell’operazione. CAPONE si auspica che con la mediazione di SICILIA, tutto gli costi molto meno; in effetti SICILIA quantifica in 500 euro l’onorario di VALERIO: i due si accordano per risentirsi dopo un’ora; nel frattempo SICILIA si incontra al Gin Caffè con VALERIO, poi raccomanda a CAPONE di non fargli fare brutta figura con la persona.
 

CAPONE esegue l’operazione con VALERIO, ma non mantiene fede alla parola data, per cui alle 10.20 del 18.05.2011 questi lo chiama, accusandolo di non aver rispettato i termini di restituzione del prestito e soprattutto di non essersi fatto né vedere né sentire: CAPONE cerca di giustificarsi, sottolineando di essere stato appena dimesso dall’ospedale, ma VALERIO insiste per avere i propri soldi entro il pomeriggio: CAPONE riesce a prendere tempo fino al giorno seguente.
 

Dopo svariati mesi i due hanno modo di risentirsi perché CAPONE si sottrae all’incontro organizzato da VALERIO, che lo rimprovera aspramente (“… gran cornuto… dove sei?... scappi?... pezzo di merda…”).

VALERIO accetta le scuse ma consiglia a CAPONE di non scappare più alla sua vista (“… va bene… come vuoi… però non scappare!... pezzo di merda!...”): questi sottolinea di essersi chiaramente spaventato quando lo ha visto arrivare (“… si Tonì… sei smontato con gli occhi fuori dalla testa… non sei mica scemo… sei smontato un po’ troppo aggressivo… ti conosco veh… bestiaccia…”), poi spiega di trovarsi in difficoltà economiche perché non sta lavorando e lo stipendio di sua moglie non è sufficiente.

VALERIO, per mettergli ulteriore pressione, dice che chiederà a lei la restituzione del debito (“… e mi sa che vado a scontare con tua moglie adesso… vado a scontare con tua moglie adesso…”).
CAPONE lo prega di non coinvolgere la donna (“… mia moglie non c’entra… lo sai…”)

CAPONE ha indubbiamente contratto dapprima un prestito con SICILIA, quindi con VALERIO, che ha svolto la funzione di intermediario. L’intermediazione è calcolata al 21.3.2011 in 500 €, corrispondente a circa la metà del prestito. Al 18.5.2011 VALERIO pretende la resituzione della somma mutuata.

Pausa per far riprendere fiato al maresciallo Veroni Emilio che è audito da stamane.

Di nuovo in aula.

Si parla ora del Capo 43) Estorsione in danno di D’URSO Carmelo
 

Per una corretta comprensione della vicenda che si esamina è opportuno premettere che della stessa viene ad occuparsi MUTO Antonio c. 78, personaggio in contatto con Nicolino GRANDE ARACRI ed è figlio di Tommaso, la cui affiliazione viene confermata dalla stessa voce del MUTO.

La vicenda, nitidamente scolpita dall’inequicovo tenore delle conversazioni, è nel rappresentativa dell’autorevolezza criminale del MUTO e della sua capacità di disporre di soggetti disponibili ad operare anche in altri contesti criminali, in particolare siciliani.
A partire dalla fine di settembre 2011 vengono infatti intercettate una serie di conversazioni telefoniche, dalle quali emerge che ARCURI Rosario (imprenditore edile di origine cutrese e
residente in provincia di Bologna), per recuperare un credito - che sarà stimato in circa 470.000 euro nei confronti di D’URSO Carmelo (siciliano gravitante a Reggio Emilia) - si rivolge a MUTO Antonio, il quale a propria volta interessa della questione VITI Francesco, che invia alcuni emissari da D’URSO per convincerlo a far fronte ai debiti.

Alle 19.50 del 24.09.2011 ARCURI chiama MUTO, il quale dice che gli uomini di Franco si sono immediatamente attivati per spingere D’URSO Carmelo a saldare il debito (“… quelli là si sono mossi alla grande…”), tanto che questi lo ha chiamato promettendo la restituzione dei soldi purchè non succeda niente alla sua famiglia (“… darà tutti i soldi purchè non gli venga toccata la famiglia…”), alludendo con tutta evidenza alle minacce ricevute dai personaggi vicini a VITI.

MUTO dice ad ARCURI di preparare tutta la documentazione, perchè a breve si incontreranno con VITI, che gli ha garantito l’appoggio (“… questi si sono messi a disposizione…”).

La mattina seguente VITI conferma a MUTO che venerdì successivo si sarebbero incontrati a Reggio Emilia e nell’occasione ARCURI dovrà avere pronta la documentazione. MUTO prende atto e VITI aggiunge che Rosario tramite post pay dovrà inviargli almeno 500 euro per le spese di soggiorno a Reggio Emilia e una volta recuperati i soldi dovrà fare un regalo ai suoi ragazzi per l’intervento.

PM Mescolini: Avete avuto riscontro che questa persona abbia ricevuto delle richieste da Viti, dallo stesso Muto, da altre persone?

maresciallo Veroni: come vedremo a un certo punto D'Urso Carmelo si sente talmente tanto pressato che da una cabina telefonica di Giampilieri (ME), telefona a MUTO e dice che la situazione sta diventando insostenibile (“... QUESTI NON MI DANNO TREGUA…”), perché le richieste economiche ricevute sono esorbitanti ed ha timore di ritorsioni.

MUTO spiega che dovrà preoccuparsi solamente di restituire il denaro, poi precisa che dalla documentazione in suo possesso risulta che ha contratto un debito di 90.000 euro con suo cugino Carlo e di 470.000 euro nei confronti di ARCURI Rosario. D’URSO promette di saldare il debito, ma pretende garanzie per la propria
incolumità. MUTO ripete di non preoccuparsi e lo invita a riferire a quelle persone di chiamarlo in serata.

Dopo una decina di giorni VITI spiega a MUTO di essere intento ad aiutare un costruttore di Messina a risolvere un problema analogo a quello di ARCURI, ma entro un paio di giorni salirà a Reggio Emilia e si metterà a sua completa disposizione.

MUTO prende atto e VITI precisa che i creditori stanno chiedendo insistentemente le macchine. ma lui pretende che il debito venga saldato con denaro (“… loro devono pagare con i soldi… e non con le macchine…”). Risulta infatti da una precedente telefonata che al D’URSO, secondo modalità affatto ricorrenti nel contesto criminale che si esamina, erano stati forzatamente prelevati dei mezzi per accentuare l’efficacia intimidatrice.

Il giorno seguente ARCURI telefona a MUTO per chiedergli se abbia notizie dei siciliani (“… hai saputo qualcosa?...”): questi risponde di essere in attesa che arrivino a Reggio Emilia, poi potranno sedersi attorno ad un tavolo e decidere sul da farsi. MUTO fa presente che a breve dovrebbe ricevere una chiamata e comunque entro una settimana risolveranno tutto: per avvalorare la propria tesi aggiunge che per far impaurire D’URSO, VITI gli ha preso con la forza due macchine.

L’intervento sortisce gli effetti sperati, tanto che il successivo 14.10.2011 VITI comunica a MUTO di aver recuperato metà dei soldi ed essere sul punto di ricevere la restante parte, dopodichè con i suoi ragazzi e D’URSO, si presenterà a Reggio Emilia

In serata VITI conferma di essere in possesso dell’intera somma (“… la cosa si è conclusa…”) e lunedì, dopo aver trascorso il week end a Lugano, lo avrebbe raggiunto.

I due si accordano per vedersi in serata, ma dopo neanche due ore MUTO avvisa ARCURI che sta arrivando a Bologna: questi gli consiglia di uscire al casello di Borgo Panigale e percorrere la tangenziale fino all’uscita 11-bis.

Nell’occasione viene predisposto un servizio di osservazione, controllo e pedinamento, che consente di documentare l’incontro tra ARCURI Rosario, MUTO Antonio, VITI Francesco ed una
quarta persona non identificata (probabilmente D’URSO Carmelo) in via Toscana a Bologna.


Come anticipato, la vicenda integra pienamente gli estremi del reato di estorsione aggravata, vertendosi al cospetto di un’attività di recupero del credito vantato da ARCURI condotta con modalità proprie dell’appartenenza a contesti criminali e per un fine di profitto soltanto economico - ravvisabile nel compenso per l’intermediazione, ex se privo di alcun giustificazione - e metaeconomico, che si identifica nell’ulteriore rafforzamento del prestigio criminale del MUTO e, con esso, della organizzazione criminale di appartenenza, che si proietta finalisticamente ad attrarre a sé un numero sempre più ampio di soggetti che riconoscono l’autorevolezza del gruppo e, con ciò, legano ad esso inscindibilmente le proprie sorti.
Il fatto risulta altresì aggravato dall’art. 7 d.l. 152/91, per la connotazione indiscutibilmente mafiosa dell’azione, che vede altresì la sinergica collaborazione di esecutori materiali incaricati di svolgere un’attività intimidatoria chiaramente percepita come espressione di un contesto di criminalità organizzata.

Caruso: tutto ciò che sappiamo intorno a questo fatto sono le intercettazioni.

Riprendiamo ora i Capi 44)-45) Il controllo del circolo Cartagena Club – Attriti con ARENA CARMINE - di cui si è parlato nella scorsa udienza.

Tutto quello che riguarda il circolo Cartagena passa attraverso Blasco e Valerio.

Il primo indizio relativo all’avvenuta acquisizione del controllo del Cartagena Club, gestito in Reggio Emilia dai cittadini cinesi, ZHANG Jianyong e TANG Jianyao, è rappresentato dalla conversazione ambientale del 06.09.2011 a bordo dell’autovettura di VALERIO; nel veicolo si trovano BRUGNANO Salvatore e due ragazze straniere di nome Ania e Kaja: l’uomo parla al telefono con Mimmo e lo informa che tra due minuti sarà da lui, esortando ad uscire dal locale.
L’auto si ferma (il sistema GPS la localizza a Reggio Emilia in via Brigata Reggio, nei pressi del Cartagena Club) e mentre attendono l’arrivo di Mimmo, BRUGNANO spiega alle ragazze di non poter entrare nel locale, gestito da suo cugino Antonio, che non vuole assolutamente che lui acceda al locale.

Nella tarda mattinata del 07.09.2011 VALERIO e ZHANG Jianyong parlano di dettagli che coinvolgono i rispettivi commercialisti, anche se appare evidente che il controllo del locale è nelle
mani di VALERIO. Il cinese infatti approfitta della situazione per riferire che Carmine (che si identificherà in ARENA Carmine) in più occasioni si è allontanato dal circolo senza pagare le consumazioni: VALERIO risponde che in serata risolverà il problema, sottolineando ulteriormente il proprio ruolo.


L’intervento di VALERIO ha un effetto limitato nel tempo, perché dopo due settimane ARENA Carmine crea altri problemi nel locale, come segnalato da ZHANG.

Alcuni minuti dopo le 02.00 del 21.09.2011 il cittadino cinese Locli, probabilmente socio o collaboratore di ZHANG Jianyong nella gestione del Cartagena Club, informa VALERIO della presenza di ARENA Carmine nel locale (“… Carmine è venuto qua… Carmine è qui… Carmine è qua… vieni subito…”): questi promette di recarsi sul posto (“… due minuti e sono lì… si… si… sto
arrivando lì…”). Nei minuti seguenti VALERIO riceve le chiamate di ZHANG Jianyong e BERTOZZI Iller, che si trova nel locale e spiega che ARENA Carmine si è presentato all’ingresso in compagnia di un uomo e due ragazze e siccome i cinesi non lo hanno fatto entrate, ha staccato il campanello e le videocamere (“… sono Iller… sono al circolo… e fuori c’è Carmine che sta facendo del casino… ci sono due ragazze e un altro… hanno staccato il campanello… staccato le telecamere… è un’ora che… lui con delle ragazze… noi siamo dentro… i cinesi non gli aprono…”). VALERIO conferma l’imminente arrivo sul posto (“… si… si… sto arrivando io… sto arrivando io…”). Iller, temendo una possibile reazione di ARENA Carmine, chiede a VALERIO di non dire di essere stato avvisato da lui.

Caruso: può ripetere il fatto del campanello?

il maresciallo Veroni cita nuovamente l'intercettazione: (“… sono Iller… sono al circolo… e fuori c’è Carmine che sta facendo del casino… ci sono due ragazze e un altro… hanno staccato il campanello… staccato le telecamere… è un’ora che… lui con delle ragazze… noi siamo dentro… i cinesi non gli aprono…”

Non abbiamo riscontro di ciò che è accaduto dopo. Presumibilmente Carmine è andato via. Però nella tarda mattinata del 23.09.2011 ZHANG Jianyong chiede a VALERIO se ha visto che Locli nella notte lo ha cercato (“… ieri sera Locli… ha chiamato a te?...”): questi risponde di essersi appena accorto delle chiamate (“… eh… ho visto le chiamate questa mattina… le ho viste questa mattina… perché io ieri stavo poco bene…”).

ZHANG riferisce di essere stato convocato in Questura (“… ascolta… adesso è venuta la polizia là… mi ha chiamato... e fra poco io devo andare là…”) e quando VALERIO chiede maggiori spiegazioni (“… come mai?... che è successo?...”), precisa che la colpa è di ARENA Carmine (“… e tu chiama Carmine… e lui sa che cosa ha fatto ieri…”), esortandolo a risolvere una volta per tutte il problema (“… tu perché non metti a posto
Carmine?... tutti i giorni viene qua…”).

VALERIO dice a ZHANG che più tardi si vedranno e gli spiegherà ogni cosa (“… eh… mah… ti spiego poi dopo Yong… noi ci dobbiamo vedere dopo… ci vediamo dopo…”), alludendo chiaramente a dinamiche mafiose che gli impediscono di adottare provvedimenti drastici nei confronti di ARENA Carmine, ma anche alla versione da rilasciare ni Questura, per evitare problemi.

Alle 01.35 del 23.09.2011 vengono esplosi quattro colpi di arma da fuoco all’indirizzo della vetrata della porta d’uscita del Cartagena Club.

Caruso: ce lo ha spiegato benissimo il sottotenente della squadra mobile nell'udienza precedente.

Caruso: L'ipotesi investigativa è che i tre (Blasco, Valerio, Sergio) fossero soci?
mar. Veroni:

Alle 18.10 del 23.11.2011 BLASCO chiama BRUGNANO Salvatore e si fa passare VALERIO, al quale chiede se dovrà passare dal circolo, ufficialmente gestito dai cinesi (“… sentimi… visto che sono qua vicino… vado io?... da Roby?... al circolo?... dal cinese… vado io?...”), ricevendo conferma (“… e vai tu…”). Dopo mezz’ora BLASCO sottolinea di non essersi ancora recato dai cinesi e propone a VALERIO di andarci insieme (“… non ci sono ancora andato… vado?... là…dove?!... o andiamo insieme?... ehm… vado adesso?... sono qua vicino… e niente… mi sono sbrigato… niente Tonino… ho chiamato la bionda…”): questi lo esorta a raggiungerlo al distributore Agip, dove si sta incontrando con TURRA’ Roberto.

Nella tarda mattinata del 24.12.2011 BLASCO confida a DATTILO Michele che lui e VALERIO hanno rilevato il Circolo 2000 (“... stanotte devo lavorare là... al circolino... là al 2000... sto lavorando io al circolino... al 2000... sono in società io... sono in società io e Tonino...”).

Il 28.12.2011 BLASCO dice al cugino Gaetano (di Viadana) di andare subito da lui perché dovranno fare un pavimento e parlare delle macchinette videopoker da istallare nel circolo, sottolineando che si tratta di un affare conveniente (“… è una cosa buona per me…”). I due si accordano per vedersi il giorno seguente, quando BLASCO si troverà nella zona di Mantova per lavoro.


Nella serata del 29.12.2011 BLASCO e VALERIO si incontrano a Sassuolo con Jong (il cinese che dovrà gestire il Circolo Insieme), come riferito da BLASCO a Karima.
Nei giorni seguenti BLASCO e VALERIO si recano a Mantova per prendere delle cose (forse arredamenti) da mettere nel circolo.

Alle 18.00 del 11.01.2012 BLASCO prova contattare BOLOGNINO Michele, che lo richiama un paio di minuti dopo; BLASCO dice di essere pronto ad istallare le macchinette videopoker nel circolo, ma di non riuscire a rintracciare Gianni (“… noi siamo già operativi… qua al circolo… no?... e sto chiamando Gianni… e non mi risponde… non vorrei che avesse cambiato numero?!...”): BOLOGNINO spiega che Gianni sta sistemando gli apparecchi nel bar di suo figlio a Parma (“… io l’ho lasciato al bar di mio figlio… forse il telefono non… io li ho lasciati là… che stavano… con le macchinette… stavano sistemando…”). BLASCO chiede di riferire a Gianni di chiamare subito VALERIO (“… allora… mi puoi fare una cortesia?... puoi chiamare là?... che chiami subito Tonino… che è una cosa urgente?!... digli a Gianni… chiama a Tonino Valerio… che
è una cosa urgente… che siamo qua al circolo noi…”)

Alle 09.00 del 12.01.2012 FERRETTI Andrea chiede a BLASCO se ha acquisito il circolo: questi conferma, precisando di avere intenzione di rilevarne anche un altro (“… si... si... si... uno l'ho
preso... adesso... uno l'ho preso... ma è quello... è un altro... poi dobbiamo sistemare l'altro...”).
Nella serata del 30.01.2012 Karima chiede a BLASCO se ci sono sviluppi nella trattativa con i cinesi per il circolo (“… hai fatto niente al circolo?...”): lui spiega che hanno raggiunto l’accordo per il passaggio di quote, ma mentre uno dei due asiatici vorrebbe uscire completamente dalla società, pretendendo trentamila euro in contanti, l’altro gradirebbe rimanere nella gestione e sarebbe disposto a prendere le cambiali (“…si… abbiamo… ci siamo messi d’accordo… vediamo un attimino... il cinese dice che non lo vuole più... oh... quindi vorrebbe trentamila euro... gli facciamo delle cambiali... per entrare dentro noi... il cinese non vuole starci con noi... meglio... prendiamo tutto noi... si... si... piano piano... adesso vediamo... sto convincendo l'altro... un cinese è d'accordo con noi... l'altro cinese vuole aspettare un pò... dice che vuole tutti i soldi subito... no... gli ho detto... noi ti diamo degli effetti... a cambiale... mensilmente... scusa... adesso vediamo...”).

Le trattative proseguono nelle settimane seguenti: il 20.02.2012, a partire dalle 08.50 VALERIO prova più volte a contattare ZHANG Jianyong, il quale lo richiama nel pomeriggio: VALERIO sollecita un incontro per definire l’acquisto del bar/circolo, precisando di aver già parlato anche con il vecchio (Bruno).

Caruso: Ci sono una moltitudine di conversazioni. Tutte confermano questa impostazione (della società fra i tre).
maresciallo Veroni:

Nel pomeriggio SERGIO conferma a BLASCO che più tardi lui e VALERIO passeranno dal circolo per farsi dare denaro (“… prima… e va beh… se tu vai con lei… andiamo a raccogliere… là dai cosi… andiamo io e Tonino…”). Dopo un paio d’ore BLASCO invita Eugenio a cena: questi propone di passare prima dal circolo (“… andiamo prima da Iong?...”); BLASCO concorda, sottolineando di aver paura che VALERIO a loro insaputa si presenti dai cinesi per riscuotere, tenendosi poi il denaro tutto per se (“… che mi sembra… che se non ci andiamo noi… ci va quell’altro… eh…”).

Eugenio è convinto che Iong non consegnerà niente a VALERIO, perché l’ultima volta gli ha spiegato bene come comportarsi (“… no… no… no… andiamo noi… prima che ci va l’altro… va beh… che sicuramente non gli da niente… glielo abbiamo già detto l’altra volta… va bene?... nel caso succeda qualcosa… ha il mio numero… e mi chiama…”).

Nei minuti seguenti BLASCO riferisce a Kristina che andrà a prenderla alle 20.30 perché prima, con VALERIO ed Eugenio, dovrà passare dal circolo dei cinesi per ritirare tremila euro, che giustifica come il pagamento per la tinteggiatura del locale (“… alle 20.00… ci vediamo io… Antonio ed Eugenio… che dobbiamo passare dai cinesi… capito?... dopo ti spiego... amò… ci deve dare tremila euro… il cinese… perché gli abbiamo pitturato il locale… e me li vado a prendere… e allora passo lì a prendermeli…”).
Alle 19.30 circa i tre si incontrano al Fashion, poi si recano al circolo per riscuotere, come confermato da BLASCO a Karima, alla quale alle 20.30, riferisce di essere riuscito ad incassare
(“… siamo andati lì… tutto a posto…”).


Nella notte del 05.04.2012 SERGIO informa VALERIO di aver ricevuto la chiamata del ragazzo cinese, dicendosi disposto ad andare nel locale (“… sta chiamando… se vuoi che chiamo pure a Gaetano… e vogliamo andare… regolati…”): questi risponde che ci penseranno l’indomani (“…no… lasciamo stare…”).

Viene ripreso dalla Corte l'imputato Blasco che interviene per la seconda volta.

Caruso: Altre telefonate a sostegno di questa impostazione?
Il maresciallo valuta quali possono essere le più interessanti.

Dopo qualche ora SERGIO informa BLASCO (“... ieri... ho chiamato Tonino stanotte... verso le due... il circolino... che hanno chiamato... probabilmente è andato a fare casino un'altra volta... Tonino mi ha detto... mi ha detto... domani mattina... che sarebbe stamattina... ora... per dimostrargli... che io non gli ho risposto... magari se ci fate una scappata... e gli dite...”), Blasco conferma di aver anch’egli ricevuto la chiamata, ma di aver evitato di rispondere, preferendo recarsi sul posto insieme a loro (“… no… andiamo tutti e tre insieme…”).

In serata SERGIO richiama BLASCO per informarlo di aver ricevuto un’altra telefonata da Robby (cinese): questi lo esorta a contattare VALERIO e rimandare l’incontro a domani (“... digli che andiamo domani... che andiamo tutti e tre insieme... chiama Tonino... lo fai chiamare... che andiamo domani... che non ci siamo oggi qua... gli dice che non siamo qua oggi... perchè io voglio andare... voglio che andiamo tutti e tre insieme... capito?...”).

SERGIO esegue, riferendo a VALERIO le disposizioni ricevute da BLASCO (“… Tonì… sta chiamando Roby… del circolino... ho chiamato pure a Gaetano… dice che Gaetano… è già co… coso là... capi?... chiamaci tu se no… gli dici che siamo fuori… e che domani andiamo là…”).

Dopo un’ora BLASCO chiede ad Eugenio se lui e VALERIO siano andati al circolo: questi risponde di essersi limitato ad informare VALERIO dell’accaduto, poi entrambi concordano nel dire che ci si sarebbero recato il giorno successivo (ovviamente il controllo del locale, comporta l’onere di risolvere qualsiasi problematica segnalata dai gestori)

Alle 16.00 del 06.04.2012 MESORACA Gennaro chiede a BLASCO di raggiungerlo al circolo (“… se passi dal circolino… io oggi sono al circolino… non mi posso spostare dal circolino… perché… se no… se no… sono solo…”): questi si rende disponibile (“… sto arrivando Gennaro… sto arrivando…”) ed ha modo di rendersi conto di quanto successo nel locale; quando Eugenio lo chiama per chiedergli se voglia andare dai cinesi (“… vuoi che andiamo là?... o ci andiamo più tardi?... là al circolino?...”), è in grado di tranquillizzarlo (“… ci siamo già andati… tutto a posto!...”)

Alle 07.07 del 14.04.2012 SERGIO chiede a BLASCO se durante la notte Tom (il cinese che gestisce il circolo) lo ha chiamato per avvisarlo dei problemi creati dal cliente albanese che pretendeva di giocare (alle macchinette) pur non avendo i soldi (“… stanotte alle quattro… ti ha chiamato… Tom?... anche a te per caso?... eh?... ha chiamato… c’era uno sopra… ho sentito che parlava… diceva… io sono una persona… tu sei una persona… dammi i soldi… ti do l’assegno… io devo giocare… era un albanese… sicuramente…”). BLASCO risponde che nessuno lo ha cercato e chiede ad Eugenio cosa ha detto al cinese (“… e che gli hai detto?...”): questi risponde di essersi inventato una scusa per non andare. Nel pomeriggio BLASCO, VALERIO e SERGIO
prendono accordi per vedersi e recarsi al circolo

Alle 07.00 del 16.04.2012 SERGIO avvisa BLASCO di essere stato appena contattato dal cinese del circolo (“… stanno chiamando dal circolo… ora ha chiamato…”): questi dice di chiamare VALERIO e convocarlo sul posto. SERGIO si attiene alle disposizioni (“... ascoltami a me... stanno chiamando dal circolo... a Gaetano l'ho chiamato... se ti muovi che andiamo là...”), poi si incontra con BLASCO al Fashion, da dove sollecitano l’arrivo di VALERIO. Alle 07.30 il cinese di nome Robby prova a chiamare BLASCO, che lo contatta subito dopo: Robby lo esorta ad andare subito al circolo perché una persona ha fatto casino (non specifica chi sia questa persona), ma BLASCO, mentendo, dice di trovarsi a La Spezia per lavoro.

BLASCO apprende da SERGIO che il responsabile dei problemi al circolo è ancora l’albanese, per cui quando questi propone di andare insieme sul posto (“… se vogliamo andare… andiamo… vedi tu…”), risponde
che ci andranno più tardi insieme a VALERIO, per evitare di essere troppo coinvolti nella questione (“… più tardi… andiamo a sbrigarci delle cose… quando c’è anche lui… no… ma non andiamo là… diver… facciamo diversamente… ora lo chiamo… no… no… no… ora gliela faccio vedere tra di loro… più tardi…”).

Nel pomeriggio del 23.04.2012 Gianni suggerisce a VALERIO di chiamare Yong e passare dal circolo, dove ha lasciato qualcosa per lui [verosimilmente denaro (“… chiama Yong… e digli che tu stasera devi passare di là… già gliel’ho detto a lui… e digli che… digli che… digli che ha due… tre macchine rotte… fatti dire chi è… chi non è… vedi tu…”)276. VALERIO contatta il cinese, il quale conferma che Gianni gli ha lasciato qualcosa e potrà passare a ritirarla da Tommy (altro socio), che vuole parlargli e chiedergli per quale motivo non ha risposto l’altra notte (“… ascolta… prima ha chiamato Gianni… ha detto che devo darti una cosa… eh... io ho parlato con Tommy... tu stasera vai là… prendi… a posto… però... Tommy… vuole parlare con te... perché ha detto che ti ha
chiamato… e non gli hai risposto… perchè là… tre macchine sono rotte...”).

Alle 10.30 del 24.04.2012 Gianni manda un messaggio a VALERIO per sapere se sia passato dal circolo a prendere quello che ha lasciato per lui (“Giorno sei passato?”): questi risponde che passerà in giornata (“Oggi”).
Nel pomeriggio VALERIO ricorda al socio che dovranno fare un giro al circolo dei cinesi. BLASCO dice che chiamerà Eugenio per andarci insieme (“… ora chiamo Eugenio… ed andiamo…”), poi chiede se e quando arriverà Gianni delle macchinette (“… ma Gianni viene?... Gianni… Gianni non doveva venire?!...”). VALERIO risponde che Gianni (o un suo emissario) è passato dal circolo ed ha sistemato tutto con il cinese (“… Gianni è già passato… è già passato il cristiano… ha già fatto tutto… ha sistemato tutto…”). BLASCO cerca di sapere come dovrà comportarsi (“… e quindi… cosa dobbiamo fare?... scinguli scianguli… ci deve dare i cosi?...”);
per evitare che la conversazione diventi troppo compromettente, VALERIO lo stoppa bruscamente, invitandolo a recarsi al circolo e parlare direttamente con il gestore (“… ti devo fare un disegnino Gaetà?... vai… tu vai là… e non ti preoccupare… che sa lui quello che ti deve dire…”).

BLASCO prova a mettersi in contatto con Eugenio (che non risponde), poi comunica a VALERIO che andrà al circolo da solo: nell’occasione cerca nuovamente di capire che tipo di accordo Gianni abbia preso con i cinesi (“… ma dovrei trovare qualcosa io là?... no?... dovrei trovare qualcosa?... o no?...”). VALERIO ripete di parlarne con i due cinesi, perché entrambi sono perfettamente a conoscenza della cosa (“… si… vai là… che sa tutto lui… sia l’uno che l’altro… hai capito?...”), facendo come unica ammissione, di natura decisamente ambigua, riferimento a tre computers rotti da ritirare per essere riparati (“… gli dici che ci sono tre computers rotti… gli dici che poi li aggiustiamo…”).

Alle 17.10 SERGIO Eugenio (che evidentemente si è accorto del tentativo di chiamata delle 15.53) telefona a BLASCO, il quale lo informa che VALERIO ha detto di fare un salto dai cinesi perché Gianni è già passato di là (“… Tonino mi ha detto di andare da Tom... che dice che c'è stato Gianni... lui se n'è andato... e ha detto... andate da Tom... che c'è stato Gianni... che dice che c'ha lasciato... i cosi... se vieni qua... mi chiami... andiamo da Tom... e ci prendiamo i cosi... andiamo a vedere... che dice che c'è stato Gianni...”). SERGIO Eugenio al momento non ha tempo e si accordano per andarci più tardi.

PM: C'è quella conversazione che ha citato prima del 9 maggio dalla Calabria e quella del 10 maggio, se vuole citare queste poi direi che non abbiamo altro da chiederle.

Nella tarda serata del 09.05.2012, mentre si trova ancora in Calabria, BLASCO chiama SERGIO Eugenio e chiede se sia passato dai cinesi per verificare se il locale sia aperto e soprattutto se ci sia un flusso di gioco soddisfacente (“… ci sei passato di là?...”): questi risponde che ci andrà prima di rientrare a casa. Nel proseguo i due parlano di cose varie e di lavoro: BLASCO passa il telefono a VALERIO, che chiede la stessa cosa (“… sei passato dai cinesi?... sei passato?...”). Eugenio conferma la risposta (“… no… ora che me ne vado… ci passo…”) e VALERIO conclude chiedendo di essere informato delle novità (“… poi ci fai sapere…”).

Alle 19.00 del 10.05.2012, durante il ritorno dalla Calabria, BLASCO e VALERIO contattano Eugenio (mentre il telefono squilla parlano del circolo dei cinesi e Gaetano sottolinea che di recente era spesso chiuso negli orari serali), il quale conferma che la sera precedente il circolo era chiuso.
VALERIO chiama Gianni, il quale spiega che le macchinette istallate nel circolo (evidentemente può monitorarle da remoto) producono un flusso di giocate abbastanza scarso ed altalenante (“…no... guarda... io poi quella sera ho provato a chiamarlo... li sto un pò monitorando... si è mossa proprio una fesseria... roba di... di poco si è mossa... ma veramente poco... cioè... roba che magari... ora... ultimamente... sai come succede?... magari per due o tre giorni... si smuove poco...e dopo... in quei due giorni giocano... capito?...”). VALERIO chiede se Yong sia presente (“…ah... ah... no... ma lui c'è...”) e Gianni risponde di non essere più riuscito a contattarlo e non aver avuto modo di recarsi a Reggio Emilia (“... però... sinceramente... io l'ho provato a chiamare... io l'ho provato a chiamare... però lui non mi ha risposto... ho detto... va boh... può aver pensato... magari... che gli faccio storie... che gli rompo le scatole... però era giusto per sapere se era aperto... o se è chiuso... capito?... lo so perchè non mi richiama... io lo so il motivo... no... no... io infatti non sono neanche salito su... in questi giorni... che appena vengo... dai... ti chiamo...”).
VALERIO chiede nuovamente se risultino giocate sulle macchinette (“… ma lui sta consumando?... si?...”) e Gianni ribadisce che sono di modesta entità (“… poco… poco…”).
VALERIO informa SERGIO Eugenio (“… allora… mi ha detto che… stanno lavorando poco… però stanno lavorando… e no… si vede che aprono sul tardi… capito?...”), il quale ribatte che proverà a ripassarci nel corso della serata. Alle 21.30 Eugenio riferisce a VALERIO che il circolo è aperto (“… sono passato ora di là… ed è aperto…”).

CARUSO: Avete idenficiato questo Gianni
mar. Veroni: Al momento non ho sottomano i dati
PM: Ce lo dirà la prossima volta

Caruso: Risulta che tutta la gestione è a carico degli imputati Valerio, Blasco e Sergio? Il locale è un circolo?
PM L'elenco dei soci è stato citato dal sottotenente nella scorsa udienza.

Il presidente Caruso e il PM Mescolini si accordono per le prossime udienze.
Venerdì si dovrebbero trattare i capi dal 48 al 55.
Mercoledì prossimo ci sarà il controesame.

Ore 18.30. L'udienza è terminata.

a cura di: S.N.

RASSEGNA STAMPA

Aemilia, Bernini (Forza Italia) prosciolto fa esposto al Csm contro il pm: “Non ha indagato su esponenti Pd”
L'ex presidente del consiglio comunale ed ex assessore del Comune di Parma chiede di verificare la condotta, durante l'inchiesta di 'ndrangheta, del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Bologna, Marco Mescolini. Il politico ricorda che il magistrato è stato capo ufficio del viceministro Pinza nel secondo governo Prodi

di David Marceddu - Il Fatto Quotidiano - 28 settembre 2016

Lo aveva annunciato fin da aprile quando per lui il processo finì con un proscioglimento. Giovanni Paolo Bernini, ex presidente del consiglio comunale ed ex assessore del Comune di Parma per Forza Italia e Pdl, ha presentato un esposto al Consiglio superiore della magistratura e alla Procura generale di Roma. Bernini chiede di verificare la condotta, durante l’inchiesta di ‘ndrangheta Aemilia, del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Bologna, Marco Mescolini.

L’esposto chiede al Csm di verificare se, “pur a fronte dei riscontri probatori”, il pm “abbia volontariamente evitato di indagare” su esponenti del Partito democratico. L’ex amministratore mette in fila alcuni punti, a suo parere, significativi. Bernini ricorda che Mescolini ha svolto, dal 2006 a fine 2007, il ruolo di capo ufficio del viceministro Roberto Pinza nel secondo governo di Romano Prodi. Pinza, forlivese e concittadino di Mescolini era esponente della Margherita, visto che allora non esisteva ancora il Partito democratico.

Poi Bernini segnala che nell’inchiesta Aemilia furono indagati solo due esponenti di Forza Italia, lui e Giuseppe Pagliani. Pagliani, ex consigliere provinciale e oggi consigliere comunale a Reggio Emilia, era finito a inizio 2015 in custodia cautelare con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, ma alla fine è stato assolto per non avere commesso il fatto. Agli atti dell’inchiesta Aemilia, scrive Bernini, ci sono intercettazioni “in cui emergono richieste di favori, denaro, interessamenti e appalti di lavori pubblici, oltre che di appoggi elettorali a esponenti locali del Partito democratico da parte della cosca di ‘ndrangheta Grande Aracri”.

Bernini spiega inoltre che nei propri confronti fu chiesto dalla Dda il carcere per concorso esterno e voto di scambio e che la richiesta fu respinta dal gip, così come l’appello al Riesame. Al processo Aemilia l’ex amministratore di centrodestra era stato poi prosciolto in rito abbreviato: il giudice aveva dichiarato di non doversi procedere nei confronti di Bernini perché l’accusa era stata declassata da voto di scambio politico-mafioso a corruzione elettorale, un’ipotesi di reato ormai andata in prescrizione. “Nessuno potrà dire che sono legato alla ‘ndrangheta, io non ne voglio proprio sapere di questa gente”, ha sempre affermato Bernini. Secondo l’accusa formulata dal pm della Dda Mescolini, nel lontano 2007 il candidato alle comunali Bernini avrebbe, tramite un mediatore, contrattato dei voti con Romolo Villirillo, condannato in primo grado per associazione mafiosa proprio nello stesso processo Aemilia.

Aemilia, mani della ‘ndrangheta su appalti post sisma

La testimonianza, in aula, del maresciallo Veroni. Il tentativo di infiltrazione fu pero' bloccato dalle white list e dalle interdittive antimafia

Reggio sera - 28 settembre 2016

La cellula emiliana della ‘ndrangheta tento’, d’accordo con il clan dei Casalesi radicato a Modena, di accaparrarsi appalti nei lavori di ricostruzione dopo i terremoti dell’Aquila e in Emilia. Nel primo caso, nel 2009, furono personaggi di primo piano della cosca a spendere il loro nome per procurarsi i contatti, mentre nel 2012 agirono tramite altri soggetti, non direttamente riconducibili al sodalizio criminale.

Il tentativo di infiltrazione fu pero’ bloccato dalle white list e dalle interdittive antimafia emesse da alcune Prefetture, in particolare quella reggiana, contro le aziende in odore di mafia. Fatti e date di queste vicende, insieme ai rapporti emersi con l’organizzazione campana con base nel modenese, li ha raccontati il nuovo testimone del processo Aemilia, presente questa mattina in udienza nell’aula speciale del tribunale reggiano.

Si tratta di Emilio Veroni, maresciallo del nucleo investigativo dei carabinieri di Modena, che si e’ occupato tra l’altro di ricostruire il quadro emerso dalle operazioni “Idra” e “Barracuda” della Procura di Reggio, che rappresentano a loro volta la prosecuzione di “Edilpiovra”. La prima inchiesta, cioe’, che gia’ nel 2000 aveva iniziato a mostrare le evidenze di una cellula della ‘ndrangheta in Emilia. Proprio questo “salto nel passato” e’ stato oggetto di contestazione da parte degli avvocati della difesa e di alcuni imputati, secondo cui le vecchie indagini non sono attinenti con il processo.

Ad assistere all’udienza intanto, oltre alla sempre presente delegazione dell’associazione Libera, c’erano anche il direttore generale della Cna reggiana Fabio Bezzi, Catia Silva che denuncio’ le infiltrazioni nel Comune di Brescello (sciolto per mafia), oggi responsabile per la Legalita’ della Lega nord Emilia, e il sindaco di Castelnovo Monti Enrico Bini.

Il primo cittadino, tra i primi a puntare il dito sul fenomeno mafia, si e’ tra l’altro seduto di recente sul banco dei testimoni del processo. “Cerco di essere qui il piu” possibile – spiega Bini – perche’ nel combattere la mafia e’ brutto essere soli. Io sono stato testimone qualche settimana fa e posso dire che non e’ facile stare dall’altra parte”. Dunque “in questo momento e’ giusto dare ai magistrati e alle forze dell’ordine il sostegno delle amministrazioni e della societa’ civile per farli sentire meno soli”.

Tutte le volte, conclude il sindaco, “gli imputati mi salutano e mi sorridono. Si vede che sono felici di vedermi” (Fonte Dire).

DAL PROCESSO PESCI

Covelli contestato da pm e difensori
di Rossella Canadè - Gazzetta di Mantova - 27 settembre 2016

Processo Pesci: Lunga testimonianza dell’imprenditore calabrese trapiantato a Curtatone vittima di minacce e estorsioni

Processo 'ndrangheta, altro testimone incerto

di Rossella Canadè Gazzetta di Mantova - 28 settembre 2016

Processo Pesci: Tentenna davanti ai giudici l’imprenditore edile che lavorava a Porto e Cerese

cliccare sulla foto per ingrandire e, se presente, su "GO TO LINK"

bottom of page