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AEmilia

udienza nr. 11

rito ordinario - primo grado

27 maggio

venerdì 27 maggio 2016

RACCONTO DELL'UDIENZA

Esame del Maresciallo Camillo Calì

L'udienza sta per iniziare.

Stamattina l' Istituto Alcide Cervi e l'Anpi di Reggio Emilia saranno presenti in aula con i due presidenti, Albertina Soliani ed Ermete Fiaccadori. L’invito a partecipare è stato esteso “a tutti gli antifascisti e ai cittadini che sentono l’urgenza democratica di una presenza forte della coscienza civile reggiana ed emiliana”.

Presente in videoconferenza, dal carcere di Ascoli Piceno, l'imputato Ursini Mario.

Presente in videoconferenza, dal carcere de L'Aquila, l'imputato Bolognino Michele.
 

I server contenenti le intercettazioni si trovano nelle Procure dei territori in cui sono stati effettuati tali servizi di intercettazione. Il problema è tutto burocratico ed economico . Bisognerebbe affrontare delle spese aggiuntive per l’estrazione di tali intercettazioni. Il problema sta dunque nell’autorizzazione alla spesa di queste nuove copie. La Corte si ritira.

Gli avvocati hanno due opzioni: rivolgersi al Tribunale, previa autorizzazione e pagamento delle spese. O, sulla base di una specifica richiesta, rivolgersi direttamente ai periti. In entrambi i casi le spese saranno a carico degli avvocati.
 

Riprende la deposizione del Maresciallo Camillo Calì:

Villirillo non godeva più della massima fiducia da parte di Nicolino Grande Aracri. Villirillo viene arrestato e in quella circostanza i carabinieri sequestrano del materiale fra cui una serie di assegni. Uno di questi è quello citato la scorsa settimana, quello di 25000 euro incassato da Villirillo proveniente dal consorzio Edil stella di Cavedo Maurizio. Questi assegni non sono soldi che Villirillo doveva dare a grande Aracri.

 

Grande Aracri viene a conoscenza che Villirillo era in possesso di un quantitativo imprecisato di denaro. In questa faccenda, Villirillo, che prima era incensurato, cambia la sua posizione al cospetto di grande Aracri. Essendo arrestato in fragranza, non è più libero di poter girare. Momento importante dell’indagine, si entra in un turbinio di eventi. Villirillo viene scarcerato subito.

 

È molto importante un incontro tra Gualtieri e Nicolino Grande Aracri all’interno della Maserati del Gualtieri. Parlano del fatto che Villirillo si era fatto arrestare per un assegno. Momento investigativo importante, ovvero sentire parlare Grande Aracri. Gualtieri dice che “doveva essere vergine per noi”, ovvero incensurato. Gualtieri entra pian piano nelle grazie di Grande Aracri e si trasforma nell’investigatore di Grande Aracri per comprendere come erano stati gestiti i soldi al nord. Lì si ha la prova che i soldi erano del nord ma Gualtieri si rese conto che mancavano soldi di giù. La perdita di verginità da parte di Villirillo preoccupa tutti, anche Gualtieri dirà a Grande Aracri che potrebbero essere sotto controllo. Si preoccupano che Villirillo, a causa di questo arresto, venga attenzionato. Grande Aracri si fida di tutti, è un capo che da la possibilità a tutti di lavorare, compresi quelli in Emilia. Vuole persone serie e soprattutto “vergini”.

Gualtieri cerca di sapere che fine abbiano fatto i soldi degli affari di Villirillo al nord. Questo sotto richiesta sempre di Nicolino Grande Aracri.

 

È importante una conversazione tra Grande Aracri e Gualtieri, in quel colloquio c’è stato un riferimento a fatture gestite da Villirillo al nord.

Viene messa sotto intercettazione la macchina di Tattini Roberta. Anche lei a Bologna viene a sapere da Gualtieri la storia di Villirillo e dei soldi emiliani.

 

Grande Aracri cerca persone che gli possono dare informazioni. Persone che sono in contatto con Villirillo. Va dal personaggio più vicino a Villirillo, ovvero Battaglia Pasquale , personaggio che lo accompagna ovunque. Proprio Battaglia viene convocato, anche Battaglia è sotto intercettazione. Battaglia va a casa di Grande Aracri e incontra sia Gualtieri, sia Lamanna che Grande Aracri.

Mancuso è un personaggio vicino a Gualtieri, Villirillo e Battaglia. La sua figura viene studiata dai Carabinieri di Modena. Anche Battaglia parla telefonicamente con Mancuso. Si mettono in guardia a vicenda, sembra un dialogo tra amici. Traspare come siano all’oscuro di alcune azioni messe in atto da Villirillo. Battaglia (parlando con Mancuso e riferendosi a Villirillo): “Tu arrivi carico e a me mi fai fare l’elemosina. Non è per i soldi, io non sono attaccato ai soldi. Lui però la verità a volte non la dice. Lui questo difetto ce l’ha e poi si ritrova male.”.

Questa conversazione avviene dopo che Battaglia è stato convocato da Grande Aracri. Dopo questo incontro, Battaglia parla con Mancuso che abita a Modena. Parlano al telefono e lo avvisa di quello che sta accadendo. Battaglia, oltre a parlare con Mancuso, parla con Cappa Salvatore, soggetto intercettato dai carabinieri del nucleo investigativo di Modena. Anche in questa circostanza, Battaglia dice “ha chiuso con tutti. Quello che ha fatto con me l’ha fatto pure là. Là gli hanno chiuso i viveri. Sono solo guai poi. Bugiardo, bugiardo. Quando ci vediamo ti racconto, era troppo convinto che la palla girava sempre come diceva lui”. Con queste parole Battaglia si riferisce a Villirillo.

 

Questa conversazione avviene dopo che Battaglia è stato convocato da Grande Aracri. Dopo questo incontro, Battaglia parla con Mancuso che abita a Modena. Parlano al telefono e lo avvisa di quello che sta accadendo. Battaglia, oltre a parlare con Mancuso, parla con Cappa Salvatore, soggetto intercettato dai carabinieri del nucleo investigativo di Modena. Anche in questa circostanza, Battaglia dice “ha chiuso con tutti. Quello che ha fatto con me l’ha fatto pure là. Là gli hanno chiuso i viveri. Sono solo guai poi. Bugiardo, bugiardo. Quando ci vediamo ti racconto, era troppo convinto che la palla girava sempre come diceva lui”. Con queste parole Battaglia si riferisce a Villirillo. Gli investigatori vedono come subentra anche Paolini Alfonso, soggetto molto vicino a Sarcone Nicolino, Iaquinta, Blasco Gaetano. Anche lui viene chiamato e convocato da Grande Aracri. Paolini conversa con Blasco Gaetano e afferma: “un casino là, ha sbagliato assai. Non le sai le ultime cose?”, parlando sempre di Villirillo. Dalla posizione del telefonino, si capisce che Paolini si trova a Cutro. Anche a Sarcone Nicolino vengono chieste informazioni su Villirillo. Gualtieri cerca di scoprire dove sono finiti i soldi gestiti da Villirillo al nord. Grande Aracri si adopera a cercare persone vicine a Villirillo, chiama Colacino Antonio, cognato di Villirillo e Olivo Domenico, cognato anche lui. Villirillo nei suoi viaggi trattava con più persone. Ad esempio, una operazione finanziaria vede come personaggi Villirillo Romolo, suo padre Giuseppe, Muto Luigi , l’avvocato Renato De Simone, Fontana Giuseppe. Questo era uno degli affari di Villirillo al nord. Villirillo svolge attività al nord che producono importanti profitti rispetto ai quali c'è un interesse degli appartenenti della cosca cutrese. Si discute di dove siano andati questi soldi e del fatto che non sono stati rispettati i criteri di divisione di questi profitti. Per questo Villirillo perde credibilità sia agli occhi di grande Aracri che agli occhi dei suoi collaboratori più stretti, come Battaglia e Mancuso.

Seguendo Villirillo vediamo come sia in atto una operazione finanziaria che avviene a Reggio Emilia. Ci sono vari incontri che Villirillo fa per portare a termine questa operazione finanziaria, grazie alla quale Villirillo avrebbe guadagnato soldi. Questo tassello è importante perché in seguito Grande Aracri ne chiede conto ai cognati di Villirillo, per comprende dove siano andati a finire i soldi.

Gualtieri ne parla anche con Lamanna Francesco. Gualtieri dice: “queste sono le cazzate che combina ”. Il senso di questa conversazione è che Villirillo ha appartamenti a Reggio Emilia e questi appartamenti possono essere dati come partita economica per il danno che Villirillo aveva arrecato al gruppo con l’approssimazione dei soldi degli affari al nord. La conversazione fa riferimento a questi appartamenti che potrebbero essere dati come contro partita. Gualtieri e Lamanna in questa circostanza sono a Cutro. È quindi questa la strategia che

 

Gualtieri propone per recuperare i soldi di cui si è appropriato Villirillo: appropriarsi degli appartamenti di Villirillo a Reggio. Nel frattempo viene incendiata una casa di Villirillo.

PM:  C’è mai stato un incontro diretto tra Villirillo e Grande Aracri?
mar. Calì: Abbiamo sentito sia le intercettazioni in carcere tra Villirillo e i suoi familiari che le intercettazioni all’interno della casa di Grande Aracri fra lui e Villirillo.

Dopo che Villirillo viene arrestato una seconda volta nell’ottobre 2011, torna libero dopo circa un anno, nel settembre 2012 e viene chiamato da Grande Aracri per dare spiegazioni. La casa di Grande Aracri è messa sotto intercettazione.

 

Si parla dei famosi soldi gestiti da Villirillo Romolo:
Nicolino: “io vorrei sapere tu che stai facendo. Questi problemi tu non li avevi. Tu i soldi te li sei presi. Non è che stiamo cercando una mazzetta. Non ti stiamo cercando una cosa che è tua, ma una cosa che è nostra”.
Villirillo: io ora mi devo cacciare il debito.
Nicolino: allora tu quando lavoravi per noi i soldi te li sei abbuscati. Fino a quando tu lavoravi per noi ed eri onesto i soldi te li abbuscavi. Ora solo che tu per noi non lavori più perché hai dimostrato la cosa più schifosa che un essere ha sulla faccia della terra che non so nemmeno come devo descrivere quello che hai fatto tu. Più di una volta facevo finta di niente e tu hai peggiorato tutto. E invece tu eri convinto che a me mi impapucchiavi. A me non mi può imbrogliare nessuno. Mi ammazzo solo io. Mi prendo due milioni tutti in una volta.
Villirillo: un’ultima possibilità. Se io sbaglio di nuovo è chiuso il convento.
Grande Aracri: Tu con me meno hai a che fare meglio è
Villirillo: Mi volete un’ ultima volta?
Grande Aracri: io non sono come te.
Villirillo: l’ultima possibilità.
Chiaro tentativo di Romolo Villirillo di rientrare nelle grazie di Nicolino Grande Aracri.
 

Facciamo un passo indietro.

Mentre Villirillo è in carcere avvengono atti intimidatori nei confronti di personaggi vicini a Villirillo. Questi eventi sono collegabili alla strategia usata da Grande Aracri per colpire determinate persone, non in qualità di parenti di Villirillo, ma come personaggi che erano stati interposti per risolvere la questione dei soldi degli affari svolti da Villirillo al nord. Procediamo con ordine. Villirillo Romolo rimane in carcere dall’ottobre 2011 al settembre 2012. Mentre Villirillo è in carcere, Colacino Antonio e Olivo Domenico, cognati di Villirillo, vengono portati nella casa di Grande Aracri per discutere della faccenda dei soldi. Successivamente, si registra una conversazione in carcere in cui Villirillo dice a Olivo, il cognato, di andare da Stefano di Verona e recuperare 55.000 euro. 5.000 sarebbero andati alla moglie di Villirillo. Gli altri 50.000 doveva tenerli Olivo e “quando esco ne riparliamo” dice Villirillo. Avvengono atti intimidatori ed incendiari nei confronti di Colacino Michele, Colacino Nicola, Olivo Domenico, Villirillo Luigi, fratello di Romolo, e dello stesso Romolo Villirillo. Villirillo esce dal carcere l’11 settembre 2012 e va a casa di Grande Aracri e avviene la conversazione citata prima, in cui Grande Aracri rimprovera duramente Villirillo per come ha gestito i i soldi al nord. E Villirillo chiede un’ultima possibilità per rimediare.

Dopo questo incontro Villirillo torna al nord e si rifugia a Castelvetro Piacentino. Tenta di recuperare i soldi ma mostra di aver paura e di non essere tranquillo.

Trascrizione a cura di: S.D. - Impaginazione e correzione a cura di S.N.

RASSEGNA STAMPA

«Villirillo tradisce, per Antonio Gualtieri è l’ora dell’ascesa» - Gazzetta di Reggio 28 maggio 2016 - di Elisa Pederzoli

«Attraverso il processo si arriverà alla verità. Ed è attraverso quest'aula che uscirà una nuova Reggio Emilia: quella dei prossimi anni, che avrà questo processo alle sue spalle, ma la città sarà cambiata. Qui stamattina sono consapevole di questo. Vedo finire la vecchia Reggio Emilia e vedo nascerne una nuova, soprattutto nella forza delle coscienze. Vedo studenti che entrano in quest'aula: questa è la nuova Reggio Emilia». Sono le parole della presidente dell'Istituto Alcide Cervi, Albertina Soliani, ieri mattina davanti all'aula bunker di Aemila. Assieme al presidente dell'Anpi di Reggio Emilia, Ermete Fiaccadori, ha voluto essere tra il pubblico del processo assieme a una delegazione di «antifascisti e cittadini che sentono, come Cervi e Anpi, l'urgenza democratica di una presenza forte della coscienza civile reggiana ed emiliana». Accanto a loro c'erano anche i ragazzi dell'Istituto Matilde di Canossa. Piano piano, attraverso queste iniziative, il primo grande processo di 'ndrangheta in terra emiliana diventa occasione di conoscenza.

Se fino alla metà del 2011 Romolo Villirillo era il braccio destro in Emilia del boss Nicolino Grande Aracri, il suo arresto a Cutro nel luglio di cinque anni fa e la scoperta di affari tenuti nascostima soprattutto di somme occultate al clan – in seguito diventano l'occasione per l'ascesa di un'altra figura ritenuta di spicco all'interno dell'organizzazione: Antonio Gualtieri, già imprenditore ben inserito nella società reggiana e condannato nelle scorse settimane in abbreviato a 12 anni di reclusione. Ieri, durante una nuova udienza fiume del processo Aemilia, è proseguita sino alle 16 l'audizione del luogotenente Camillo Calì, del Nucleo investigativo dei carabinieri di Piacenza. Sulla base di intercettazioni, telefoniche e ambientali, pedinamenti e riscontri, ha descritto uno dei momenti più significativi, e critici, dell'organizzazione emiliana. Calì lo definisce un «momento storico», quello in cui Nicolino Grande Aracri scopre che Villirillo è in possesso di assegni. Periodo che coincide anche con l'arresto in flagranza, per estorsione nei confronti del commissario della banca di Cutro che non voleva cambiare un assegno al cognato, e al ri-arresto su ordinanza del giudice pochi mesi dopo. «Nicolino Grande Aracri è uno che si fida di tutti, è un capo che dà possibilità a tutti di lavorare» dice Calì in aula. La questione Villirillo diventa cruciale, spiega l'investigatore. Perché Grande Aracri aveva bisogno di un incensurato, che non desse nell'occhio. Uno pulito. E quando, invece, finisce in cella, tutto ciò viene meno. «Dovete cercare gente vicino alla luce» sono le parole di Antonio Gualtieri al boss, riferite in aula. Diventa l'ascesa per Gualtieri, che in qualche modo viene anche investito di un ruolo di "investigatore" al nord sulla faccenda Villirillo. Mentre quest'ultimo e alcuni dei suoi familiari, nel clima teso che si crea, subiscono almeno quattro incendi dolosi. Il chiarimento arriva quando Villirillo esce di prigione, nel settembre del 2012. Le intercettazioni ambientali, nella tavernetta della casa di Cutro del boss, sono chiare. Grande Aracri gli dice: «Tu per noi non lavori più, a me non mi imbroglia nessuno». Con Villirillo che replica implorando per avere un'altra possibilità. Il luogotenente Calì evidenzia anche un altro aspetto cruciale, che ha a che fare con la teoria stessa su cui si posa l'inchiesta Aemilia: l'autonomia della cosca emiliana. «Nicolino Grande Aracri di solito si interessa solo dei fatti di giù, non dei soldi del nord. Ma non era mai successo un fatto del genere. Per questo si interessa». In aula si parla anche dei rapporti con la Germania. Il riferimento è alla partecipazione a un matrimonio ad Augsburg. Ci sono Nicolino Sarcone e Pasquale Brescia – che nelle telefonate viene chiamato "Stranamore" – Deve andare anche Romolo Villirillo, ma è il giorno prima di un "affare" che deve risolvere. Quello che poi culminerà, però, con il suo arresto in flagranza. Questo viaggio in terra tedesca è "attenzionato" – come si dice in gergo – dai carabinieri di Piacenza in collaborazione con la polizia tedesca, per i rapporti con il padre dello sposo: un cutrese che per un periodo ha vissuto anche a Bagnolo in Piano ma che non è imputato nell'inchiesta. Calì parla anche di Alfonso Paolini, come del "guardiano" del cantiere in terra parmense. Senza armi, però. Perché, secondo l'investigatore, il deterrente è il fatto, notorio, del suo collegamento con l'organizzazione. Si torna in aula l'8 giugno.

Aemilia, il Garante applaude la scelta dei minori in aula - Gazzetta di Reggio 31 maggio 2016

«Una innovativa e positiva interpretazione del codice di procedura penale, assolutamente coerente con il diritto dei minori ad essere educati ed informati».

Con queste parole Luigi Fadiga – Garante dell'infanzia e dell'adolescenza dell'Emilia Romagna – ha espresso apprezzamento per la decisione della Corte di aprire le porte del maxi processo Aemilia agli studenti minorenni giunti il 20 maggio scorso a seguire l'udienza. Nel caso specifico si è trattato di alunni delle scuole superiori di Argenta e Portomaggiore, accompagnati dai volontari di Libera nell'ambito del progetto che ha come fine il promuovere fra i giovani legalità e giustizia. Una decisione giunta sulla scia delle contestazioni di alcuni avvocati difensori che si erano appellati al codice che vieta la presenza di minori fra il pubblico delle aule dei tribunali. «Una norma che però – ribadisce Fadiga – non può limitare il diritto dei giovani ad informarsi. La partecipazione organizzata di studenti non lontani dalla maggiore età a un'udienza penale in cui si dibattano questioni di grande rilevanza civile, sociale ed etica è certamente una preziosa occasione educativa e formativa che andrebbe sviluppata- commenta la figura di Garanzia dell'Assemblea legislativa-. Essa consente anzitutto ai giovani di comprendere il funzionamento dell'istituzione giustizia, i ruoli dell'accusa e della difesa, le garanzie processuali, ed è certamente in coerenza con i principi e con lo spirito della Costituzione e delle Convenzioni internazionali sui diritti delle persone di minore età, e tra questi – conclude il Garante – il diritto ad essere educati ed informati».

CALì
RS 27 maggio

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