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AEmilia

udienza nr. 37

rito ordinario - primo grado

venerdì 21 ottobre 2016

TRASCRIZIONE DELL'UDIENZA

Nella mattinata viene ascoltato il maresciallo D’Agostino Emidio.

 

In sostanza, gli imprenditori calabresi ANDREOLI Gregorio e MORRONE Francesco hanno rappresentato a GIGLIO le loro rimostranze attinenti la spartizione del lavoro, dando vita a conversazioni dalle quali emerse la loro piena consapevolezza di essere a confronto con una sorta di “regime interno” esercitato dal sodalizio emiliano nel settore dei trasporti e del movimento terra.

 

Per dare maggior forza e credibilità ai suoi discorsi, ANDREOLI citava alcuni personaggi legati ai GRANDE ARACRI (“tu a DE LUCA a Salvatore (DE LUCA Salvatore) lo conosci bene no? […] Eh! i BARTINELLI... i BARTINELLI li conosci bene... […] i BARTINELLI sono cugini dei miei, gli ARACRI li conosci no? Gli ARACRI sono cugini miei”), con i quali manteneva legami di sangue, intesi probabilmente in senso di affiliazione (“allora tutti questi personaggi qua sono… cugini di sangue… mio, non so se mi spiego…”). ANDREOLI riferiva che detti personaggi consideravano GIGLIO Giuseppe un ragazzo a posto, tanto da reputargli una particolare raccomandazione (“e di te quando delle volte si apriva un discorso, dice: ti raccomando che Pino Giglio è... un ragazzo a posto...! e gli ho detto io... cioè per me io non ho mai mancato di rispetto nei confronti di Pino Giglio, per l'Amor di Dio, mai! E infatti a te ti risulta, no? a te ti risulta...”).

A questo punto, ANDREOLI insistendo sulla condizione della sua famiglia ed incitando GIGLIO a chiedere informazioni ad Isola di Capo Rizzuto (“vedi... e ti... tu ci dici: i figli di "cuore di panda" chi era... i figli chi sono? Camu a ffari cu chisti? (che dobbiamo fare con questi?) è megghiu m'avimu a bona o m'avimu a mala? (è meglio averceli amici o nemici)... non sò se mi spiego

quello che ti voglio dire...”), ne provocava l’inaspettata reazione.

GIGLIO rispondeva mantenendo un contegno composto ma con un tono di voce che non ammetteva repliche (“ohi ANDREO'? non mi fari sti discursi, perchè vedi... eh... un mi stanu boni sti discursi che tu mi stai facendo...”).

Era questo l’atteggiamento di un capo che sentitosi minacciato, replicava di non aver paura di nessuno (“...devi capire che... esatto! ...oggi unn'è ca unu... nun si spagna nuddu e nadru (nessuno si spaventa di nessuno) mi segui?”), perché consapevole della sua forza, quasi ad affermare il distacco dalla cosca GRANDE ARACRI, della quale ANDREOLI poco prima si era vantato di avere un legame e dalla quale lui stesso aveva ricevuto attestati di stima e rispetto. GIGLIO rimarcava il proprio ruolo anche in seguito, asserendo di essere al mondo da una vita e ben consapevole di come andassero le cose (“il rispetto senz'altro lo abbiamo ohi! Perché... mi segui? Giramu stu munnu munnu che è na vita… ...quindi non è ca... ancuna cosa a caminare l'amu 'mparata... ohi ANDREO'”).

La mano tesa ad ANDREOLI non poteva quindi essere un semplice gesto di aiuto tra paesani, ma una concessione che perveniva da chi comandava realmente.

In Emilia è stato investito il denaro di Cutro. Per Sorbolo si va da Grande Aracri Nicolino per vincere l'appalto.

 

Il Maresciallo D’Agostino parla dell’operazione Pandora.

Corriamo in aula subito dopo il lavoro per iniziare la nostra trascrizione:

ore 16.15 in aula

Da stamane viene ascoltato il maresciallo D’Agostino Emidio

LE ATTIVITA’ DI FRODE: Capi 96)- 98) Le frodi "carosello"

Indagini a cura de comando provinciale CC di Modena

 

L’indagine Point Break

E’ necessario, per una corretta comprensione dei fatti oggetto dell’imputazione, muovere dalle vicende trattate nel corso dell’indagine denominata Point Break , conclusa il 30.06.2010, con l’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare in carcere e contestuale decreto di sequestro preventivo emessa il 17.6.2010 da questo Ufficio nei confronti di PELAGGI Paolo, GENTILE Fiore, GENTILE Tommaso, MANICA Giuseppe, PELAGGI Davide, PELAGGI Emanuele e PEZZATTI Sergio, resisi responsabili, a vario titolo, per il periodo 2004/2008, del reato di reimpiego di denaro della cosca ARENA di Isola di Capo Rizzuto (KR), attuato mediante società del modenese, nonché reati fallimentari e tributari, una tentata estorsione ed il danneggiamento della sede dell’Agenzia delle Entrate di Sassuolo (che stava indagando per i reati di frode fiscale), mediante collocamento di un ordigno, a base di pentrite, fatto esplodere la notte del 26.07.2006.

 

La società di Pelaggi ha un aumento esponenziale del proprio fatturato. Fatturato che si regge sulle false fatture. Quando Pelaggi costituisce questa società inizialmente la costituisce a Crotone, un piccolo ufficetto. Poi sposta la Point One Spa a Maranello con tutta una serie di aumenti di capitale.

 

Abbiamo delle conversazioni dove Pelaggi Paolo: finchè i soldi andavano e venivano tutto andava bene, quando Luigi Tronci blocca tutto, l’agenzia delle entrate controlla la Point One. Inizia così la crisi dove Pelaggi non riesce più a pagare. Tutta la struttura che Pelaggi aveva a Maranello non esisteva più. In quei primi mesi del 2008 Pelaggi si trasferisce a Gualtieri e crea una nuova struttura la CDI Technology proseguendo in continuità con quello che faceva a Maranello (Gip di Modena).

E lo troviamo insieme a Giglio e Riillo.

 

Giglio Giuseppe è anche amministratore della Core Technology di Parma.

Curcio Giuseppe, suocero di Giglio, Curcio Domenico cognato di Giglio Giuseppe.

Giglio vicino a Pelaggi che fa? Fa le fatture o altro?

 

Si evidenzia, ad esempio, il colloquio telefonico avvenuto il pomeriggio del 18.12.2006, quando PELAGGI Carmelo confermava al fratello Paolo di aver redarguito GENTILE Tommaso (“apposto abbiamo parlato...”) poco incline a fare il proprio dovere.

Alle insistenze di PELAGGI Paolo (“ma l'ha capito il messaggio buono com'è...?”), CARMELO riferiva che TOMMASO aveva cercato di giustificare il proprio operato (“Si… si è avvelenato... "arrabbiato"... eh va be, ha cercato di difendersi no... ha cercato di avere difese... di avere difese no... ha detto che non è vero che... quello stupido mi ha detto di questo modo, io ho fatto in questo modo...”), mettendosi comunque a disposizione per raccogliere il denaro necessario a rimpinguare le casse della POINT ONE S.p.A. sempre più in difficoltà economica (“...oggi pomeriggio si sta muovendo...”).

In riferimento alle importanti operazioni finanziarie in atto nel modenese ed al legame con la cosca ARENA, PELAGGI Carmelo precisava di aver detto chiaramente a GENTILE Tommaso che, al contrario di loro (“noi qui non riusciamo a fare un cazzo...”), GENTILE Fiore e suo fratello PAOLO stavano alacremente lavorando per il bene di tutti, precisando che, sino a quel momento, Paolo aveva mantenuto fede agli impegni presi con l’organizzazione (“... quelli (Fiore e Paolo)… si stanno rompendo il culo… questi... tutte quelle parole li... fino ad adesso… so che dalla nostra parte… mio fratello (Paolo)… ha dato una parola… l'ha mantenuta… e la sta mantenendo… e la

continua a mantenere…”).

 

Il maresciallo parla ora di Tronci Luigi, un personaggio noto alla polizia, abitante a Reggio Emilia.

 

A Tronci va male un affare. All’entrata del casello di Reggio Emilia c’è una importante riunione, dove troviamo fra gli altri Gentile Fiore. Tronci si presenta con Cortese Angelo Salvatore facente parte di una cosca avversa. La sua presenza gli garantisce di andarsene liberamente.

 

Il quinto bonifico non arriva. Pelaggi si arrabbiava perché non riuscivano a fare più operazioni al giorno. Allora chiede a Tronci d inserire Albanese Francesco nel giro di false fatture con la società.

Albanese e Tronci si mettono d’accordo per togliere dei soldi che Pelaggi doveva rigirare. I soldi erano destinati a una società terza che avrebbe dovuto continuare il giro.

 

Il giro partiva dalla Dea srl che vendeva 74.799 euro alla MT Trading Ltd (società svizzera riconducibile a Pelaggi) che vendeva 76.813 euro a La Commercialedi Tronci Luigi (società cartiera) che vendeva a 77.201 alla Point One di Pelaggi che rivendeva a Dea a 80.952 euro. Dea acquista la merce fittizia a 74.799 per ricomprarla a 80.952. La Dea ci guadagna sull’Iva. Circa 8/10.000 euro di Iva al credito. Dea è la ditta beneficiaria del sistema. Il tutto avveniva nello stesso giorno.

L’agenzia delle entrate non ricostruisce il giro noi sì. Perché quando facciamo le perquisizioni riusciamo a chiudere il giro.

 

Noi acquisiamo quei verbali molto dopo e li andiamo ad esaminare confrontandoli con le telefonate. L’agenzia delle entrate segnala che un certo tipo di fatturazione è falsa e basta. Si ferma lì.

Noi ricostruiamo tutto il giro.

 

Riportiamo dalla custodia cautelare per una migliore comprensione:

La movimentazione era circolare e la merce tornava al punto di partenza, pronta per ripetere il percorso (erano realmente spedite scatole con materiale di scarso valore, così da procurarsi la pezza d’appoggio per le fatture, attraverso vettore TNT).

Le operazioni fatturate erano quindi oggettivamente inesistenti, perché la merce che circolava era sempre la stessa. I trasporti da e per l’estero erano effettivamente eseguiti, per documentare le compravendite, ma le scatole contenevano sempre materiale di scarso valore. In alcuni casi, la merce era rispedita in Austria dal corriere proprio per il mancato ritiro, tanto che PEZZATTI osservava con PELAGGI che i movimenti di tal genere avrebbero potuto attirare l’attenzione.

Lo testimonia il sequestro di scatoloni contenenti ferraglia spediti da MT TRADING a LA COMMERCIALE eseguito il 31.1.2007 presso LA COMMERCIALE.

 

Il disegno di frode è stato probabilmente realizzato da

SALWACH Michael (vista la presenta di annotazioni in lingua

inglese), nel corso delle riunioni avvenute presso la C.D.I.

TECHNOLOGY (o la GIGLIO S.r.l.) di Gualtieri (RE) e la CORE

TECHNOLOGY S.r.l. di Parma.
L’inesistenza dei rapporti sottostanti le fatturazioni emerge

da alcune caratteristiche: si noti ad esempio come la TELECOM

è posta al centro delle transazioni commerciali con la CORE

TECHNOLOGY S.r.l. e la MINIMUM S.r.l., mentre la società elvetica

MULTI MEDIA con l’acronimo MMC) viene indicata all’inizio e alla

fine della catena, a conferma della circolarità delle fatturazioni

e dei relativi pagamenti.

Sopra a questo foglietto l’intestazione a Giglio srl.

 

 

Quando Tronci si appropria dei soldi viene inseguito a Reggio Emilia. Gli facevano la posta in casa, avevano minacciato la moglie. Tronci è costretto a scappare per le vie di Reggio Emilia, un inseguimento come si vede nei film americani. E’ grazie all’intervento di un carabiniere che viene salvato.

Parliamo ora del capo 96. Il disegno di frode è stato probabilmente realizzato da SALWACH Michael (vista la presenta di annotazioni in lingua inglese), nel corso delle riunioni avvenute presso la C.D.I. TECHNOLOGY (o la GIGLIO S.r.l.) di Gualtieri (RE) e la CORE TECHNOLOGY S.r.l. di Parma.

 

L’inesistenza dei rapporti sottostanti le fatturazioni emerge da alcune caratteristiche: si noti ad esempio come la TELECOM è posta al centro delle transazioni commerciali con la CORE TECHNOLOGY S.r.l. e la MINIMUM S.r.l., mentre la società elvetica MULTI MEDIA con l’acronimo MMC) viene indicata all’inizio e alla fine della catena, a conferma della circolarità delle fatturazioni e dei relativi pagamenti.

 

Le operazioni coinvolgono una catena di società, che in taluni casi potevano trovarsi in due o più Stati membri (si evidenziano ad esempio le transazioni rilevate sul conto della MINIMUM S.r.l. e della DORICART S.r.l. che oltre ad avere rapporti con la MULTI MEDIA CORPORATE erano coinvolte in giri di fatture con società della Repubblica di San Marino o della Repubblica Ceca). La stessa MULTI MEDIA, del resto, aveva rapporti anche con altre cartiere intracomunitarie.

Lo schema di frode prevedeva l’interposizione iniziale missing trader, che nel caso di specie, era localizzata sia a livello intracomunitario (MULTI MEDIA CORPORATE) che nazionale (MB TRADING S.r.l. e G.P.Z. TRADING S.r.l.). L'attività della società cartiera consentiva all'organizzazione criminale di sfruttare l'illecito profitto derivante dalle operazioni fittizie al fine di lucrare l'importo relativo all'IVA non versata, nonchè cedere la merce a prezzi più bassi, ottenendo un rilevante aumento del volume d'affari e dei profitti da esso derivanti.

L'efficienza dell’organizzazione era tale da consentire, in breve tempo, di sostituire imprese nel frattempo divenute oggetto di verifiche da parte delle Agenzie delle Entrate o dei Comandi della G.d.F., con nuovi operatori apparentemente puliti, aventi sede in luoghi diversi da quelli in cui gli illeciti erano stati rilevati o erano in corso le indagini. In tale contesto si erano alternate numerose imprese, man mano che esse stesse erano state oggetto dei controlli fiscali.

Ci sono tante società. Abbiamo la Multimedia Corporate, la CDI. C’era stato il tentativo di inserire anche la INT, ma a causa di un controllo della finanza, viene bruciata. Inseriscono quindi la Core Technology e altre suddette. Queste le società che dovevano comparire. Le altre in mezzo sono società che apparivano e venivano subito sostituite.

 

Il maresciallo elenca le innumerevoli società facenti parte di questo complicato giro di fatturazioni false.

 

Questo è un reato associativo: l’ultimo che emette la fattura è a conoscenza del primo che ha emesso fatture false.

CURCIO Domenico, figlio di Giuseppe, ha ricoperto il ruolo di prestanome di GIGLIO Giuseppe, con scarso potere decisionale, come da lui ricordato in una telefonata del 22.04.2010 (“se non mi presento la mattina a lavorare... mi trovano la scusa... e mi licenziano...”)

 

A un certo momento le società falliscono com’era naturale, nasce la società fiduciaria in Svizzera,

 

Partiamo dal febbraio del 2007, la situazione implode su Pelaggi Paolo che si è appropriato dei soldi e non riesce più a sostituirli. Interviene Arena Fabrizio. Gli Arena sono una delle famiglie storiche di Isola di Capo Rizzuto. Questa associazione risale agli anni 70. Arena Fabrizio rappresenta il vertice degli Arena. Lo scopriamo grazie alle indagini della sezione anticrimine dei CC di Catanzaro. La famiglia Arena si divide in due rami. Arena Giuseppe classe 72 rivendicava questo comando essendo lui figlio dei vecchi boss. E Arena Fabrizio rivendicava questo comando perché diceva che era figlio di Arena Carmine, che fu ammazzato il 2 ottobre del 2004.

Il Maresciallo spiega come si arriva da Point Break ad Aemilia.

 

Arena Fabrizio e Arena Giuseppe rivendicavano entrambi i soldi a Pelaggi.

 

La sera del 18.02.2007, aveva telefonato al cugino GENTILE Fiore cl. 84 e gli aveva domandato se avesse riferito a PELAGGI Paolo quelle cose (“…quell'imbasciata… che ti avevo detto che... di quel tuo compagno… quello con l’Audi (ndr. Pelaggi Paolo)...”). GENTILE Fiore aveva cercato di mediare nell’interesse di PELAGGI (“…eh… stiamo vedendo per come combinare… stiamo vedendo come fare...”), ma ARENA Fabrizio, tagliando corto, aveva espressamente richiesto la presenza di PELAGGI al suo cospetto, dato che per colpa sua si stava esponendo ad una brutta figura (“…eh… gli devi dire… che deve venire qui subito… qui oggi è venuto il cristiano… mi ha fermato nell’Isola… una figura di merda che non ti dico…”).

GENTILE, per evitare possibili ritorsioni nei confronti dell’amico, aveva cercato di calmare il cugino asserendo che, l’indomani, zio Fiore (GENTILE Fiore cl. 61, fratello di Francesco) sarebbe tornato ad Isola Capo Rizzuto per trovare una soluzione (“…domani scende lo zio Fiore… e vede come deve fare… no che il ragioniere sa già come fare...”).

A questo punto, prendeva la parola GENTILE Fiore cl. 61, a cui ARENA Fabrizio faceva presente che quello, ogni giorno, si stava presentando ad Isola e lo stava mettendo in cattiva luce in seno alla cosca (“…quello lì… è tornato di nuovo qua… è stato oggi…”). GENTILE Fiore cl. 61 (giunto appositamente a Modena per sincerarsi della situazione in cui versavano le imprese di PELAGGI Paolo), alludendo chiaramente all’affare dei decoder Birikino, anticipava al cugino che vi erano importanti sviluppi dei quali voleva parlargli, facendogli intendere i possibili ulteriori guadagni (“…ohi cugì… adesso che vengo… ti spiego io le cose come stanno… altro che ritorna qui… adesso che vengo… ti spiego io la cosa com’è… che ti do una bella sorpresa… poi quando viene... hai capito?…”).

ARENA insisteva per incontrare PELAGGI Paolo (“…ma perché non scende lui?… Paolo?…”), dichiarandosi non interessato al nuovo affare (“…cugì… a me non interessa…”). Zio Fiore premeva per avere almeno la possibilità di spiegargli a grandi linee l’entità della trattativa (“…oh… ti interessa… o non ti interessa… poi quando vengo ti spiego… poi ti regoli tu… scusa ohi… poi quando vengo ti dico la cosa com’è… e poi valuti tu…”), cercando di rabbonirlo e coinvolgerlo nel nuovo affare gestito da PELAGGI Paolo.

ARENA Fabrizio precisava che una decisione sul conto di PELAGGI avrebbero dovuta prenderla insieme (“dobbiamo valutare insieme...”) responsabilizzando così GENTILE Fiore cl. 61 sugli eventuali risultati che sarebbero stati ottenuti.

ARENA doveva, in effetti, raffrontarsi con un personaggio che quotidianamente gli chiedeva conto del denaro gestito da PELAGGI Paolo (“io non ci capisco niente più, io so solo che... so solo che sto facendo una figura di merda fuori dal normale, tutti i giorni quello viene a rompermi il cazzo...”). Avendo compreso la situazione del suo interlocutore, GENTILE si diceva disposto a parlargli dell’affare anche davanti a quel personaggio (“lo so cugì... vedi che tu tieni ragione al 100%, però cerca di intuire, poi dopo domani ti spiego... poi quando vengo io davanti a lui ti spiego... davanti a lui però e vedi che tu capisci solo... solo...”).

 

 

ARENA sottolineava che in giornata avrebbe dovuto incontrarsi con la persona (“e no perchè l'ho chiamato nel pomeriggio e gli ho detto come arrivi... mi ha detto che era fuori... come arrivi vieni qua... mi ha detto poi vengo e non è venuto...”), che quantomeno aveva un ruolo pari al suo all’interno della cosca, tanto che se gli avesse proposto di recarsi a Modena per punire PELAGGI, non avrebbe esitato (“…perché se io devo stare con lui… e lui mi dice che quello… io salgo… e a quello là lo faccio nuovo… nuovo…”).

GENTILE Fiore cl. 61 comprendeva la minaccia appena proferita e garantiva al proprio interlocutore che avrebbero risolto ogni problema (“dopodomani ti faccio vedere come si risolve il problema... fidati... che se saltava subito subito, ti preoccupavi senza nulla, fidati di me, dopo domani quando vengo poi ne parliamo tutti e tre insieme...”). ARENA Fabrizio concludeva la conversazione sottolineando la necessità di recuperare il denaro investito a Modena, messo in pericolo dall’operato di PELAGGI (“ohi cugì, si vende qualche cosa e... recuperiamo”).

 

Il 20.02.2007 veniva intercettata una conversazione ambientale nell’autovettura di PELAGGI Paolo, che confermava l’esistenza di un debito contratto da quest’ultimo nei confronti di elementi di spicco della cosca, che evidentemente in passato avevano finanziato le sue attività imprenditoriali e in quel momento stavano facendo pressioni per rientrare dei soldi anticipati e dei guadagni prospettati. A bordo dell’Audi A8 si trovavano PELAGGI Paolo, GENTILE Fiore e suo zio Fiore (cl. 61).

PELAGGI raccontava a GENTILE Fiore cl. 61 che la moglie CUOMO Debora aveva casualmente ascoltato i loro discorsi e si era molto arrabbiata, perché era all’oscuro delle pressioni subite dal marito da parte di appartenenti alla cosca per costringerlo a restituire il denaro ricevuto, gravato da interessi (“zio Fiò mi hai fatto litigare!... mi sono ammazzato con mia moglie, ha sentito i discorsi, lei li sa... è arrabbiata zio Fiò... è arrabbiata... tutte queste colpe qui!... cosa sono tutti questi interessi... dopo tutti i soldi che hai dato, hai fatto... […] lo sa! però non sapeva il fatto degli interessi, di queste cose qua... però dice come…? tutti quelli che avanzi fino adesso e adesso devi pagare anche gli interessi... com’è il discorso qua?... si è messa a gridare, dice i soldi che versiamo dove sono!... hai capito!... […] già solo Nicolino (GIOFFRÈ Nicolino) sono ventimila... zio Cecè (TIMPA Vincenzo, cognato di GENTILE Francesco) sono dodici mila, sono trenta mila e li abbiamo presi a questi qua...”).

 

PELAGGI precisava che per fortuna la moglie lo aveva udito mentre riferiva che suo nipote TOMMASO aveva ammesso le proprie colpe (“eh, meno male che ti ha sentito parlare a te in quel modo che Tommaso si è preso la colpa di quello e di quell'altro, Debora non è stupida che Fiore la conosce... ohi Fiò...”). GENTILE Fiore cl. 61 chiariva che TOMMASO aveva dovuto fornire giustificazioni alla cosca, perchè accusato di essersi trattenuto i proventi derivanti dalle attività modenesi e destinati all’organizzazione (“… è stato giusto che Tommaso si è preso la colpa?… e lo picchiano a Tommaso?… e che tu hai combinato il guaio… o no?… è il minimo Paolì… cioè… tu no… gli hai fatto capire che mangi solo per te… Paolì… io la penso così… non pensare che sono un pezzo di merda, non fa niente, portane qui un altro pezzo...”), e lui stesso, davanti ad ARENA Fabrizio, era stato costretto ad ammettere i propri errori, sebbene le responsabilità per gli ammanchi di denaro andassero attribuite a Culo muscio (PUGLIESE Franco , suocero di ARENA Fabrizio e padre di PUGLIESE Michele): “non importa... portali così... ha detto va be, va be ho capito... (si riferisce ad ARENA Fabrizio) ha capito il cazzo... io per prendermi la responsabilità di "Culu Musciu"... se mi prendevo i soldi... […] qual'è il problema, si deve superare questo problema qua... non ti preoccupare se quello pensa che tu sei un ladro, perchè lui ha detto "meglio ladro di me" (un ladro migliore di lui non esiste) ... Culu Musciu... devi dire che non ce l'abbiamo avuto nelle mani... dice sei stato cunnu (coglione) tu perchè se lo avevamo nelle mani io, andavo lì e che cazzo ne so che Fiore... li ha presi lì mio fratello, che cazzo ne so.... che poi lui parla di...”.

PELAGGI chiedeva se la sua posizione fosse stata chiarita (“però tu glielo hai chiarito no Fiò...”) e GENTILE Fiore cl. 61 rispondeva che si erano recati da un appartenente alla famiglia MORELLI: “Cauzi Larghi? (Famiglia Morelli).... si! siamo andati a... e va be...”, ad ulteriore conferma dell’interessamento di più famiglie mafiose (ARENA, PUGLIESE e MORELLI), tutte collegate tra loro nelle attività dei PELAGGI.

PELAGGI concludeva la conversazione non nascondendo la propria amarezza e sottolineando che sarebbe bastata una maggiore convinzione da parte di GENTILE Tommaso nel recuperare il denaro (“ci vorrebbe un pò di impegno in più... il bello che l'ha visto quando era qua Tommaso e ha detto adesso che vado giù lo "sgascio" (lo picchio)...”).

 

Il 21.02.2007 GENTILE Fiore cl. 61 rientrava ad Isola di Capo Rizzuto per parlare con ARENA Fabrizio e per fare il giro degli imprenditori isolitani e recuperare il denaro necessario per finanziare l’acquisto dei decoder. In serata, GENTILE telefonava ad ARENA Giuseppe cl. 62 (probabilmente identificabile nel soggetto con cui ARENA Fabrizio, nella precedente telefonata delle ore 21:09 del 18.02.2007, aveva riferito di doversi confrontare sulla situazione debitoria di PELAGGI) e chiedeva di poterlo incontrare per riferirgli una cosa molto urgente (chiaro riferimento ai contrasti interni alla cosca determinati dall’ammanco economico causato dalle attività imprenditoriali gestite da PELAGGI Paolo).

 

Mescolini: Le chiederei di affrontare evidenziando quanto ha raccontato fino adesso non ci sia più. Ci ha detto che abbiamo la consapevolezza che c’è un debito e dall’altra che c’è un passaggio da Maranello a Gualtieri di società.

 

Maresciallo D'Agostino: Volevo aggiungere un passaggio finale prima di iniziare. Noi chiudiamo le intercettazioni nel febbraio del 2008 ma giù a Catanzaro i ROS stavano continuando e comunicano che il 31 agosto del 2007 Gentile Francesco viene scarcerato e la prima cosa che fa è chiamare Pelaggi Paolo dicendogli di andare giù. E Pelaggi scende.

Pelaggi ha la possibilità di chiarirsi.

 

PELAGGI Paolo approfittava probabilmente della riunione per lamentarsi del trattamento ricevuto negli ultimi mesi (soprattutto per colpa di FIORE e TOMMASO) e per ribadire la fedeltà alla famiglia, proposito che aveva manifestato da tempo e che nel pomeriggio del 14.06.2007  (due mesi e mezzo prima della scarcerazione di GENTILE Francesco) aveva confidato al fratello Davide, mentre erano in macchina assieme, precisando che GENTILE Fiore e TOMMASO non erano stati in grado di gestire le attività di famiglia affidategli dal padre (“…comunque… hanno dimostrato che senza il padre… non sanno fare un cazzo… eh!...”).

Nel proseguo faceva riferimento alle somme di denaro che GENTILE Tommaso si era trattenuto anziché finanziare le attività imprenditoriali .Precisava infine che era sua intenzione chiarirsi direttamente con GENTILE Francesco: “ah!... no appena me l'ha detto... ho detto come esce ne parliamo... (…) no adesso che esce abbusca (picchiare) Tommaso, sicuro abbusca brutto, brutto, brutto...”.

Evidente che l’incontro tra GENTILE Francesco e PELAGGI Paolo risultava di importanza strategica per entrambi le parti. GENTILE Francesco doveva porre rimedio ai danni creati dai figli FIORE e TOMMASO (incapaci di sostituirlo nella gestione degli affari di famiglia, e cercare di recuperare il denaro investito nelle attività di PELAGGI, del quale era stato garante e promotore nei confronti dei vertici della cosca) e PELAGGI Paolo aveva l’irripetibile occasione di convincere GENTILE Francesco a sponsorizzarlo nuovamente con l’organizzazione mafiosa isolitana, per ottenere nuovi finanziamenti, con cui creare fresche attività imprenditoriali destinate a generare utili, necessari a coprire il suo debito.

 

Nel novembre del 2005 erano stati rilevati incontri tra i vertici della cosca ARENA e imprenditori di Gualtieri (RE) tra cui GIGLIO Giuseppe.

 

Invitati all’apertura della Point One c’erano proprio tutti, il sindaco e altri. E c’erano anche gli Arena.

Il passaggio da Maranello a Gualtieri era finalizzato a permettere a Pelaggi di proseguire il giro di società per estinguere il suo debito.

 

Il 23 ottobre del 2012 ci intrecciamo con un’altra sezione anticrimine dei ROS dei CC. La fortuna di questa indagine è che abbiano lavorato solo i carabinieri. I ROS di Padova stavano indagando nell’ambito di un procedimento della DDA di Venezia che vedeva indagati i fratelli Longo, Pasqualino, Gennaro e Domenico che avevano la società Elledue Costruzioni. Sono vicini a un’altra cosca i Ciampà di Lamezia Terme che contattano Giglio per un giro di appalti pubblici. Uno per l’aereoporto di Bologna e una alla caserma di Vicenza.

 

La GIGLIO S.r.l. utilizzava mezzi e autisti forniti da CAIAZZO Francesco, affiliato agli ARENA, ottenendo il duplice obiettivo di aumentare il proprio parco macchine, acquisendo un numero maggiore di commesse, alterando il mercato, e favorire la cosca, consentendole illeciti introiti.

Facevano lavorare la Autotrasporti Scavi Edil di Nicastro Francesca.

Il metodo era fare lavorare le ditte vicine agli Arena.

 

Ritroviamo anche una società di Grande Aracri Salvatore.

 

Il maresciallo legge le sentenze di precedenti operazioni per far capire che le cosche collaboravano fra di loro.

Nel mese di giugno 2011 GIGLIO riceve la richiesta di un c.d. Sangiovanni , ossia di presenziare in qualità di padrino al battesimo del figlio di un personaggio eminente. Questi è PUGLIESE Michele, che nell’indagine Pandora sarà condannato per il reato di estorsione in danno di GIGLIO; inoltre, dall’esame delle intercettazioni emerge che la richiesta risaliva ad anni prima, circa sette, costituendo pertanto prova evidente di una risalente comunanza di rapporti del tutto incoercibile con l’abito processuale che CIANFLONE aveva pervicacemente confezionato per GIGLIO (e VERTINELLI).

GIGLIO dimostra di aver particolare premura di incontrare l'ispettore CIANFLONE e lo esorta a partire subito per l’Emilia:(“ma tu dovresti salire... perché io devo spiegarti una cosa, ti dico la verità...”).

CIANFLONE si mette immediatamente a disposizione, senza neanche chiedere il motivo della convocazione (“eh.. vediamoci... vediamo se... vediamo se riusciamo a vedere verso... verso fino settimana, allora dai... o è tar... o volete che vengo prima? (…) vediamo come... cerco di sbrigarmi... se pensi che sia urgente la cosa... voglio dire, faccio prima, come vuoi tu (…) salgo venerdì sera... venerdì pomeriggio... dai... ti chiamo io comunque per conferma”).

 

Nel primo pomeriggio del 24.06.2011, CIANFLONE viene quindi accompagnato presso l’aeroporto di Lamezia Terme da MATACERA, mentre a Milano - Linate trova ad attenderlo GIGLIO Giulio, che lo conduce a Montecchio Emilia.

Nel corso della trasferta emiliana CIANFLONE partecipa ad una cena conviviale presso il Ristorante The Gold”, ubicato a Parma, con GIGLIO Giuseppe, i fratelli VERTINELLI, BOLOGNINO Michele, RICHICHI Giuseppe, SPAGNOLO Domenico ed alcune ragazze.

 

Il maresciallo mostra le foto ricavati dai filmati dell’incontro:

Al tavolo di questo poliziotto troviamo Bolognino Michele, Richichi, Vertinelli Giuseppe, Vertinelli Palmo, Spagnolo Domenico, Matacera. Tutti insieme al poliziotto Cianflone. La serata finiva al night club dove Cianflone incontra una ragazza e Il giorno dopo trascorre la giornata con Vertinelli Palmo, poi con Giglio Giuseppe.

 

Cianflone fa anche il lavoro di poliziotto e accompagna la ragazza con cui ha passato la notte presso la caserma dei carabinieri dove doveva essere sentita per una testimonianza.

 

Scopriamo quello che succede dalle telefonate della sera. Prima era una normale visita che vedevamo sempre.

 

Le ragioni della richiesta formulata da GIGLIO sono rivelate al ritorno a Catanzaro, nel corso di una conversazione con MATACERA Francesco

MATACERA si informava sui motivi della convocazione (“ehm, lì, quella cosa che vi doveva chiedere, è una cosa seria, o cose così?”) e CIANFLONE ribatteva che GIGLIO lo aveva convocato per avere consiglio. PUGLIESE Michele gli aveva infatti chiesto di fare da padrino al battesimo di suo figlio (“...sii, è una cosa seria per lui, voglio dire, ha voluto un consiglio, più che altro, perché poi... praticamente, alla fine che cosa è successo, l'ha chiamato... gli ha mandato un imbasciata ...ehm, Michele PUGLIESE... […] per fargli... per battezzargli un bambino, eh...”) e lui glielo aveva sconsigliato (“...eh… l'ho consigliato sul negativo, gli ho detto: non lo fare”), evidentemente conscio del significato altamente simbolico della richiesta e soprattutto perchè in contrasto con le verità investigative dell’indagine Pandora, secondo le quali GIGLIO era risultato vittima di una estorsione condotta dai NICOSCIA ed in particolare proprio da PUGLIESE Michele, esponente della predetta cosca (“no, cioè, praticamente, nella storia che era già stata definita da prima, poi ehm... che, voglio dire, alla luce di quello che è successo dopo, gli ho dett... (…)... ha deci... ha deciso di dirgli di no...”).MATACERA concordava, sottolineando che GIGLIO, tra virgolette, era stato vittima del sistema ed ora invece si stava avvicinando alla ‘ndrangheta (“eh, voglio dire, fra virgolette, lui è vittima di questo sistema, e mò, si avvicina... eh... (…) eh! E va bè, lui glielo dice, ehm, magari al momento non... lo reputa opportuno, poi, si regola lui...”).

L'ispettore aggiungeva che GIGLIO aveva deciso di rifiutare l’invito, incaricando il padre di recapitare il messaggio (“poi gli manda l'imbasciata col padre, qua, gli dice che non... non ha intenzione...”) 1774, trovando l’approvazione di MATACERA “..meglio che prenda le distanze CIANFLONE: ...eh, io, voglio dire, per me è giusto che debba fare così, poi sono cazzi suoi, Francesco... “).

 

La sera del 28.06.2011, GIGLIO dice al padre che PUGLIESE Mirko

“...si, Mirco si chiama... questo è il fratello di Michele” , raccomandandosi di usare una scusa credibile (problemi con l’A.G.) e il rifiuto deve essere valutato di facciata: anche se non presente, il bambino è come se lo avesse battezzato lui (“...eh, però, l'hai capito come la devi mettere, no? (come impostare il discorso, n.d.r.) (…) ...uh... eh, che sto avendo problemi con Procure e cose, glielo dici qui che... (…) ...eh no... perché non è che posso andare a fare "il SANGIOVANNI"... (…) ...che devo prendere che... mi segui? (…) no, diglielo, mi scuso, pure con la moglie, purtroppo c'è questo problema qua, mi segui? (…) ...eh, che non si facciano il conto che (che non credano, n.d.r.)... è lo stesso, è come se lo avessimo battezzato noi... (…) ...ehm... che devo fare, eh? Che queste cose sono delicate, non... non è che sono tanto... hai capito?”).

 

 

Mercoledì verranno sentiti D’Agostino e Colacino. Venerdì prossimo sentiremo i collaboratori di Giustizia.

Pausa per far riposare il teste.

 

Maresciallo D'Agostino: Io avrei la scaletta….

Caruso: Guardi per esperienza non bisogna far saltare le scalette!

 

Pelaggi quando si trasferisce non ha un soldo e chi lo finanzia è Giglio.

Vi farò vedere gli assegni legati agli Arena, ai Grande Aracri…

 

Nella società c’è Pugliese, c’è Salvatore Grande Aracri…

CORTESE indicava MUTO Antonio come riciclatore di GRANDE ARACRI Nicolino, utilizzando la BAZZONI AUTOTRASPORTI e la discoteca ITALGHISA di Reggio Emilia, nelle quali era socio di GRANDE ARACRI Salvatore (nipote di Nicolino).

(e figlio di Francesco Grande Aracri residente a Brescello)

 

Siamo nel 2008 e Pelaggi se ne va a Gualtieri. Non riusciamo a capire quando effettivamente si sia spostato, ma grazie alla INT SRL possiamo capirlo. La società si costituisce nei primi mesi del 2008. Il 16 aprile del 2008 (due mesi dopo che chiudemmo le intercettazioni). Il capitale sociale della INT viene cambiato. Da quel momento, il 20 maggio 2008 il capitale da 10.000 euro passa a 110.000 euro. Dopodichè vengono create man mano diverse aziende.

 

I primi giorni del 2010 la struttura è completamente operativa.

 

Sempre in quel periodo intercettiamo altre telefonate che ci portano a Grande Aracri. Sempre nel 2010. Scopriamo che questo giro di false fatture, Giglio lo aveva organizzato con la EUROGRANDE riconducibile ai figli di Grande Aracri Francesco, Rosita e Paolo.

 

Il maresciallo accenna all’affare di Sorbolo.

 

Il prossimo mercoledì, 26 ottobre, D’Agostino riferirà dei capi 97, 98, 99, 100 e 104.

Ci sarà quindi l'esame e il controesame.

Venerdì 28 ottobre fra gli altri testimoni verrà ascoltato Bellini.

Il 2 novembre ci sarà l'udienza.

Non ci sarà l'udienza, invece, il 4 novembre.

Ore 19.20 termina l'udienza.

a cura di: S.N.

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